Isabella Orsini, duchessa di Bracciano. Francesco Domenico Guerrazzi
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Читать онлайн книгу Isabella Orsini, duchessa di Bracciano - Francesco Domenico Guerrazzi страница 14

Название: Isabella Orsini, duchessa di Bracciano

Автор: Francesco Domenico Guerrazzi

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066071264

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СКАЧАТЬ “E chi siete voi dunque, messere Troilo, di grazia....?”

      — “Io...! Io sono quegli a cui dava in custodia la sua donna il duca di Bracciano....”

      — “Ed osate farvi un diritto di questa custodia? Ah! messere Troilo....”

      — “Che cosa intendete? Salviati, guai a voi! Io sono uomo da mozzarvi la lingua.... sapete....”

      — “Troilo! ove trascorrete? Voi gli dovete onoranza, non altrimente che se mi fosse fratello....”

      — “Onoranda gente davvero sono i fratelli vostri.... La lettera, Salviati, la lettera!” [pg!92]

      — “Io non sarò per darvela mai....”

      — “Badate, ch’io vi adopererò la forza....”

      — “Userestemi voi villania? Non vedete voi ch’io sono disarmato....?”

      — “Tanto meglio: così verrò più agevolmente a capo dei miei desiderii. E, aveste spada, tornerebbe lo stesso: chi tratta la penna regge male la spada....”

      — “La lettera mi sta sul cuore,” disse il Salviati, facendo croce delle braccia sopra il petto; “e non l’avrete se non mi strappate ambedue....”

      — “E lo farò....”

      — “Forsennato! Prima di giungere a lui, e’ vi sarà forza passare sopra il mio corpo!” grida Isabella ponendosi tra mezzo a Troilo e a Lionardo.

      — “Indietro!” proruppe Troilo; e di un urto mandò la duchessa traverso al lettuccio.

      — “Ahi misera! misera Isabella! a quale uomo sagrificasti la tua vita....”

      — “La lettera....!”

      — “Vi ho detto il modo per averla....”

      — “Il sangue vostro sia sopra di voi.” — E traendo fuori la daghetta, Troilo cacciò innanzi la mano manca per afferrarlo. Lionardo non mosse passo; imperterrito, con le braccia incrociate sul petto, si disponeva a patire una violenza contro la quale, e per la fievolezza della persona e per trovarsi disarmato, non poteva opporre nulla. Troilo già lo afferrava, quando si aperse fragorosa la porta, [pg!93] ed entrando in sembianza turbata Lelio Torelli, a voce alta gridò:

      — “Il magnifico signore duca di Bracciano....!”

      Questo nome parve la testa di Medusa per Troilo: dette indietro, ripose prestamente la daga nel fodero, e s’ingegnò ricomporre il volto; se non che quei due affetti contrarii, di furore e di reprimento, invece di ricondurvi la serenità, glielo sconvolsero in modo che metteva paura a vederlo.

      Isabella, che giaceva tolta fuori di sè, si drizzò sopra il lettuccio come per virtù di elettricismo, e stette disfatta con gli occhi intenti verso la porta.

      Il cavaliere Salviati, pensando che non essendo di casa poteva allontanarsi onestamente salutando il duca così di passaggio, salvo a complirlo in modo convenevole a suo tempo, senza affrettarsi troppo, e con la solita sua compostezza quinci si tolse.

      Percorrendo le sale, e giù per le scale, maravigliò forte di non incontrare il duca, nè vedere nel cortile o alla porta vestigio alcuno che indicasse l’arrivo di tanto personaggio: non sapeva come spiegare la cosa, ma non riputando prudente tornare addietro per chiarirla, pensò che gli sarebbe bastato un’altra volta.

      Isabella e Troilo tennero per alcuni istanti gli occhi drizzati verso la porta, pure aspettando di vedere comparire messere Paolo Giordano; ma poichè ebbero atteso invano, Troilo rinvenuto primo dal suo sbigottimento, domandò a Lelio: — “Ebbene, il duca..?” [pg!94]

      E Lelio, che avvisava ormai avesse potuto mettersi in salvo il cavaliere Salviati, con aria ingenua a un punto e beffarda si volse a Isabella, e riprese a dire:

      — “Il magnifico signore duca di Bracciano manda a salutare la signora duchessa, e le fa sapere che sbrigate alcune sue faccende a Roma, conta venire a starsi con esso lei verso la metà del prossimo mese di giugno....”

      E fatto un profondissimo inchino, non senza sogguardare così un tal poco alla trista Troilo, si ritirò. Troilo si accôrse dell’inganno, e forte mordendosi le mani, mormorò fra i denti:

      — “Sozzo cane traditore, tu me la pagherai!”

      ————

      [pg!95]

      [pg!97]

      [pg!98]

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