Название: Isabella Orsini, duchessa di Bracciano
Автор: Francesco Domenico Guerrazzi
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066071264
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Insomma messere Lionardo non fu buono cittadino, e nemmeno valoroso scrittore, e nonostante uomo di eccellente naturale, tenero degli amici, e del bene loro studiosissimo. Alcuni reputeranno impossibile che possa uno individuo essere uomo ottimo e cattivo cittadino; pure, se contrarietà è, noi la vediamo in natura, e potrei citare esempii moderni, se la discretezza lo consentisse.
Lionardo, entrato nella stanza, ebbe cura di assicurarsi prima se bene il paggio avesse chiuso la porta, tirò la portiera, poi si mosse alquanto sorridente verso Isabella, le stendendo in atto amico la [pg!77] destra. Ma Isabella gli andò incontro con impeto, ambe le mani gli pose sopra le spalle, ed appoggiò il capo al suo seno, esclamando:
— “O buono, o egregio mio Lionardo, voi almeno non vi siete dimenticato della vostra Isabella!”
Lionardo confuso per cotesto abbandono, e commosso profondamente, replicava:
— “Mia cara Isabella, signora duchessa, o come, e perchè avrei dovuto dimenticarvi io?”
Così rimasero alcun poco di tempo; e quindi postisi a sedere sopra al lettuccio, Isabella guardandolo in faccia continuò:
— “È tanto tempo che non ci siamo veduti! E’ mi parete un po’ male disposto. Lionardo, il soverchio studio vi nuoce....”
— “O Isabella,” disse Lionardo, “il mio male sta qui dentro,” e si percosse il cuore; “ed io prego continuamente Dio che mi chiami alla sua pace, e sembra che egli, com’è misericordiosissimo, già cominci ad ascoltarmi. Ma lasciamo di me, ch’io per me qui non venni, o duchessa. Ora vi scongiuro, ascoltatemi come fratello. Finchè io vi conobbi, se non felice, sicura, stetti lontano da voi. Avrei desiderato che voi vi manteneste felice...., perchè” e qui abbassò la voce “felicità vera consiste nello esercizio della virtù; — ma i miei sforzi tornarono inutili, e inutili gli avvertimenti di Cosimo vostro padre, il quale pure vi ammoniva sovente, dicendo: — Isabella, io in questo mondo non ho da vivere sempre....”32 [pg!78]
Isabella riprendendo la donnesca alterigia, lo interrompeva così:
— “Messere Lionardo, ch’è questo che voi dite? S’io male non mi appongo, voi mi recate oltraggio....”
— “Isabella, per certo io non veniva a questo. Credete ch’io goda parlandovi come faccio? Pensate ch’io abbia così male spesi i miei anni vivendo, da avventurare parole inconsiderate, o peggio? Perchè mi respingete? Perchè infingervi meco? Ma non importa: io non cerco i segreti del vostro cuore; se non mi credete degno di parteciparmeli, io consento ignorarli; ma udite quello che si crede di voi, udite il pericolo e provvediamo al riparo....”
— “Io non commisi errore: chi può incolparmi? Quale traccia....?”
E il Salviati le susurra nell’orecchio: — “La traccia è fuori della Porta a Prato....”
— “Ah!” gridò spaventata Isabella: e dopo alcuni momenti balzando in piedi in atto di partire, soggiunse: — “Almeno egli sia salvo....”
E Lionardo trattenendola per la vesta: — “Fermatevi, meglio provvederemo noi qui.”
E Isabella, scotendo il capo, e con ambedue le mani tirandosi indietro dalla fronte i capelli, come se, fatta audace per la disperazione, volesse che vi leggessero intera la propria vergogna, mormorava:
— “Ebbene, io sono colpevole....!”
— “Isabella voi correte pericolo di vita....” [pg!79]
— “Io, e da cui?... Forse tornava di Roma Giordano?”
— “No; ma e che cosa importa Giordano?”
— “E chi, se non egli, vorrebbe con giustizia attentarmi alla vita? Francesco forse? Punirebbe in altrui il suo peccato? Piero?... così sprofondato in ogni maniera di più sozzo vizio, che l’acqua di Arno non basterebbe a lavarlo?”
— “Giustizia!.... E voi, figliuola di Cosimo, cercate giustizia quaggiù? — Francesco odia in altrui quanto indulge a sè stesso: una fama incerta gli è pur giunta all’orecchio, che i suoi nemici, estrema gioia dei vili, dileggiano la sua casa pubblicando vituperii, che o non sono veri, o, se veri, la più parte procedono da lui; e poi nel cupo animo teme della sua Bianca, e intende spaventarla, ove mai pensasse ad altro affetto che non fosse il suo....”
— “Lionardo, voi favellate fiere parole, le quali come non posso impugnare, СКАЧАТЬ