Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti. Italo Svevo
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Название: Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti

Автор: Italo Svevo

Издательство: Ingram

Жанр: Зарубежная классика

Серия:

isbn: 9789176377062

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СКАЧАТЬ che non intendeva di fermarsi in quella stanza. Corrispose con un cenno del capo al saluto di Alfonso.

      — Rimanga comodo! — Non salutò Macario e rivolta ad Annetta le disse: — Se avesse bisogno di me, sono in stanza mia.

      Aveva tutt’altro contegno del solito, meno libero, più riservato, ed era molto pallida e vestita più trascuratamente. La sua figurina accanto ad Annetta mancava di forme. Soltanto il colore caldo dei suoi capelli biondi dava luce alla sua faccia sofferente. Uscì senz’altro e Alfonso vide che Macario guardava con curiosità Annetta la quale, uscita Francesca, gli diede un’occhiata incollerita come per fargli ammirare l’enormità di quel contegno.

      — Perché non pubblicare al più presto qualche lavoro per farsi un nome? Certi giovani per amore all’accuratezza diventano pedanti prima del tempo, preferiscono la lima alla penna e finiscono col non far niente. Io lo so per descrizioni che me ne vennero fatte. Per adoperare la lima occorre, oltre che molto ingegno, molto senno critico. Quando si fa si è artisti, ma quando si lima bisogna essere artisti e scienziati.

      Nell’ultima idea il suo volto, ancora molto serio dopo l’uscita di Francesca, si schiarì. Doveva essersi sentita soddisfatta di dirla. Era un’idea del resto della quale Alfonso sarebbe stato superbo. Ella maneggiava con grande libertà quei concettini critici.

      — Ella che consiglia a me di pubblicare dà consigli ma non dà esempi. — Breve, breve, ma la frase era stata detta tutta senza esitazioni.

      — Per noi donne vi sono altri riguardi. Però — aggiunse ridendo — spero che di qua a qualche mese non potrà più movermi un tale rimprovero.

      Alfonso se ne congratulò. Macario diede un grido di sorpresa e volle sapere qualche cosa del lavoro che Annetta preparava e di cui nulla fino ad allora gli aveva detto. Conoscendo il carattere letterario di Annetta unicamente per la descrizione faceta che gliene aveva fatta Macario, Alfonso pensò che, poiché ella fino ad allora ne aveva taciuto, il lavoro doveva trovarsi in uno stato anche più embrionale del suo e che ne aveva parlato per soddisfare alla vanità stuzzicata.

      Finalmente la conversazione deviò e per opera di Annetta stessa. Si parlò dell’imminente stagione dei teatri ma più del contegno nei palchetti e in platea che sulla scena, e Alfonso stette zitto. Macario e Annetta si divertirono a nominare e a descrivere alcuni giovanotti frequentatori della platea, e dal momento in cui Annetta fece dello spirito accompagnando i suoi frizzi di certe sue risate lunghe, fragorose che la facevano contorcersi, mettere in mostra un collo bianco, grassoccio, sul quale la tensione faceva visibili poche leggere pieghettature, Alfonso si sentì impacciato. Gli pareva di vederla di nuovo cantare quella canzone bizzarra e saltare dinanzi a lui con una spudoratezza simile a quella delle matrone romane dinanzi ai loro schiavi.

      Ancora una volta si parlò di arte o quasi, come Annetta sorridendo disse al momento del congedo. Alfonso, che per poco che avesse frequentato il teatro s’era già accorto quale danno apportasse allo spettacolo il chiacchierio degli spettatori, proponeva di introdurre nei teatri il sistema dei teatri tedeschi, d’imporvi il silenzio e di abbassare nella sala i lumi. Gli spiacque di non poter più dare ragione ad Annetta per la semplice ragione ch’ella adottò il parere contrario al suo dopo ch’egli già lo aveva emesso. A teatro ad Annetta importava meno lo spettacolo sulla scena che quello in platea. Diceva che le piaceva osservare i suoi simili più che gli omicciattoli fatture di altri omicciattoli.

      — L’arte ci perde, lo riconosco, ma l’arte a teatro è poi arte?

      Fece una smorfia di disprezzo che lasciò Alfonso di nuovo ammirato Egli non sapeva abbracciare così ciecamente delle idee altrui.

      Uscendo, Alfonso scorse una donna sul pianerottolo superiore, la quale, al vedere Macario, si ritirò con precipitazione. Aveva la statura di Francesca, ma Alfonso non poté vederne il volto.

      Si sentiva avvicinato a Macario più da quella visita che da mesi di relazione. Fu subito indiscreto:

      — Strano che la signorina Francesca non sia rimasta a farci compagnia. L’altra volta mi era sembrata di carattere espansivo e allegro. Che cosa può avere da renderla così selvaggia?

      — Mal di capo probabilmente, — rispose Macario brevemente e cambiò discorso. — Ha veduto che mia cugina è migliore della sua fama e dell’idea ch’ella se ne era fatta. Ha inteso il suo invito. Da oggi ella appartiene a quello che Spalati chiama il club del mercoledì. Procuri di diventare il buon amico di mia cugina perché è una amicizia che a lei potrebbe essere utile.

      Parlava seriamente. L’utile a cui alludeva era la protezione di Annetta per l’impiego. Alfonso trovò l’allusione poco delicata e arrossì ma non protestò e si congedò anzi con una stretta di mano molto amichevole. Egli poteva dolersi di venir considerato quale una persona che tentasse di giungere per vie insolite al proprio utile; gli parve però di dover essere tanto più riconoscente a chi dimostrava di volerlo aiutare anche dopo di averlo riconosciuto per meno scrupoloso.

      R

      La signora Carolina scriveva ad Alfonso con grande regolarità. Dalle sue lettere trapelava la noia di scrivere e che non c’era che l’alta idea ch’ella s’era fatta della maternità per indurla ad inviare con regolarità al figliuolo le due paginette delle sue zampe di mosca. Soltanto per le persone colte lo scrivere può tenere luogo al parlare. Solitamente riempite da raccomandazioni, da saluti per proprio e per conto altrui, si comprendeva di quanto la scrivente venisse sollevata nella sua fatica quando c’era qualche grosso avvenimento, un matrimonio fra conoscenti nel villaggio oppure qualche morte. Allora le due paginette diventavano anche tre o quattro.

      Ricevette una lettera dalla madre il giorno dopo la visita ad Annetta e anche nell’agitazione in cui si trovava il suo contenuto lo interessò vivamente. Era una lettera di quattro facciate di cui le due prime erano le solite perché fatte evidentemente senza che la scrivente sapesse di doverci aggiungere le altre due. Nell’ultima parte la signora Carolina raccontava che la signorina Francesca le aveva scritto chiedendole se avesse abbastanza posto in casa sua per cederle una stanza. La lettera della signorina Francesca doveva essere stata molto affettuosa e le doveva essere caduta dalla penna anche qualche parola triste. La signora Carolina, cui non faceva difetto intelligenza, ne era sorpresa e supponeva che la signorina Francesca dovesse sentirsi molto disgraziata per scrivere con tale affetto a persona che le era quasi del tutto sconosciuta. «Del resto, parla di questa sua venuta fra noi con tristezza. Io le ho concesso la stanza ch’ella mi chiede, ma avrei bisogno di una compagnia un po’ più allegra.»

      Certamente la causa che induceva la signorina Francesca a lasciare la casa di Maller era la stessa che le aveva fatto mutare a quel modo il suo contegno. Doveva esserci stata con Annetta qualche forte disputa, dopo la quale la più debole doveva abbandonare il campo.

      Forse vedendo che ne conosceva tanta parte, Macario gli avrebbe comunicato anche il resto di quell’affare. Alla sera lo trovò che camminava accanto ad un uomo attempato, il quale gestiva raccontando qualche cosa che doveva essere molto interessante perché Macario ascoltava con attenzione. Ad Alfonso parve di scorgere fra quei due la medesima relazione che correva fra lui e Macario.

      Non usava fermare Macario che di spesso vedeva con altre persone o camminare con passo celere assorto nei suoi pensieri, ma avendo da raccontargli qualche cosa che non doveva essergli indifferente, non ebbe riguardi. Gli si avvicinò:

      — Avrei a dirle una parola!

      Quando non aveva ancora udito la sua domanda Macario accennava di passare oltre con un saluto cortese. Non appena uditala si СКАЧАТЬ