Sotto La Luna Del Satiro. Rebekah Lewis
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Название: Sotto La Luna Del Satiro

Автор: Rebekah Lewis

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Сказки

Серия:

isbn: 9788835417552

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СКАЧАТЬ di prendere parte a questo disastro. Era terribilmente ingiusto che Lily Anders venisse usata come una pedina, ma eccolo lì. Pronto a farlo lo stesso e solo per vendicarsi per la miseria che suo fratello gli aveva causato.

      «Sono Adone», disse con calma nel dispositivo. «La donna è da sola, come previsto. Ariston è in zona, ma continua a ignorare la sua presenza. La spingerò verso di lui quando il sole sarà sorto. Si è scatenato un temporale imprevisto, prima, ritardando la partenza del maschio dall’accampamento e la ninfa si è sistemata per la notte a causa degli elementi atmosferici.»

      «Non ci si può mai fidare degli umani e della loro capacità di predire il tempo, nonostante la loro cosiddetta tecnologia avanzata. E il maschio umano? Costituirà un problema?»

      Adone si gettò un’occhiata alle spalle e gemette, vedendo Donovan agitarsi nel punto in cui lo aveva lasciato. «Aspetta un secondo», disse a Dioniso, poi sbottò contro Donovan: «Perché sei ancora qui?»

      «Volevo assicurarmi che avrei ricevuto i miei soldi.»

      «Se non te ne sarai andato entro cinque minuti, non vedrai nulla, nemmeno il domani. Capito?»

      «Sì, signore. Ehm, grazie?» Donovan si voltò e se ne andò in fretta, gettando un’occhiata piena di panico verso Adone. Forse avrebbe dovuto infilzarlo, almeno un poco. Così che un puma lo fiutasse e iniziasse a dargli la caccia. Okay, si sarebbe sentito in colpa se lo avesse fatto. Prima o poi.

      Adone fece un paio di respiri profondi, poi riportò il telefono all’orecchio. «Se ne è andato, ma potrebbe costituire un problema. Mi ha visto nella mia vera forma. Dovresti mandare qualcuno a intercettarlo. Ha iniziato ad avere dei ripensamenti, dopo aver visto cosa sono.»

      «“I satiri hanno la mia ragazza” suona come un’ottima scusa.» Dioniso allontanò il cellulare dalla faccia per parlare con qualcuno in lontananza, prima di riprendere la conversazione con Adone. «Sto inviando Melancton a contenere i danni» Chiese la posizione dell’auto di Donovan e Adone gliela diede. «Resta vicino alla ninfa, ma non farti vedere. Riferiscimi qualsiasi notizia sulla siringa.» Riattaccò senza attendere una risposta. Non aveva chiesto a Adone come si sentisse e cosa ne pensasse di quella storia. A Dioniso importava solo di mettere le mani sulla siringa – una determinazione ostinata, che aveva avuto inizio parecchi mesi prima, dopo aver localizzato Pan e che da allora aveva guadagnato slancio. Le reali intenzioni del dio restavano un mistero, sebbene avesse affermato di voler usare lo strumento solo per liberare i beoti dalla maledizione. Certo… Pan ci aveva provato in passato, senza risultati, e nessuno sapeva cosa Dioniso avesse in mente di fare.

      Adone riportò il tirso alla sua forma originale, facendolo roteare tra le dita come un bastone, mentre ragionava sulla situazione in cui si era cacciato e sul fatto che avrebbe dovuto sopportare Melancton e il suo silenzio del cavolo. Sospirando rumorosamente, lasciò che il tirso si trasformasse nuovamente in un anello d’acciaio. Doveva sempre ritornare alla forma originale per poter cambiare di nuovo. Adone se lo mise al dito.

      Non era sua intenzione traumatizzare Lily più di quanto avesse già fatto Donovan… per colpa sua. Ad ogni modo, il suo gemello aveva un unico desiderio: essere di nuovo umano. Per costringerlo a mostrare la siringa, sempre che l’avesse lui, avrebbe dovuto far sì che necessitasse di uno strumento tanto potente. Il pensiero di dover fare qualcosa di così orribile che Ariston avrebbe avuto bisogno di usarla – ecco cosa temeva più di ogni altra cosa Adone. Ne sarei capace?

      L’idea di abbandonare l’intera missione e lasciare che Ariston tenesse Lily per sé evaporò non appena Adone bevve un sorso del fantastico vino di Dioniso. Tiepido e pungente sulla lingua, avvolgeva le papille gustative con il suo sentore di uva e bacche. Chiuse gli occhi e ne assaporò il gusto. Era dolce, come un’assoluta estasi.

      Non dubitava che Dioniso li avrebbe fregati tutti, una volta che si fosse impossessato della siringa. Era quello che facevano gli dèi. La distruzione li seguiva ovunque andassero. Il ricordo del giorno in cui aveva implorato Afrodite affinché lo aiutasse a sconfiggere la maledizione ritornò a galla; la ferita si riaprì. L’orrore nei lineamenti della dea alla vista di ciò che era diventato…

      Adone serrò gli occhi, desiderando che sparisse. Odiava quel ricordo. Provava ancora vergogna, ripensandoci. L’aveva pregata di andare da lui, divorato dal desiderio. Afrodite aveva risposto alla sua chiamata, credendo che Adone avesse convinto Ariston a condividere il letto con lei. Reso quasi cieco dalla maledizione, Adone si era scagliato sulla dea. La pelle nuda e febbricitante, il pene dolorosamente eretto. Riusciva a malapena a pensare, guidato com’era da quel bisogno primordiale. Pronto a prenderla con la forza pur di soddisfare quella dolorosa eccitazione.

      Vedendo lo stato in cui si trovava, le labbra della dea si erano arricciate in una smorfia sprezzante e Adone ricordava di aver esitato. Ma quando Afrodite aveva aperto la bocca per deriderlo, era stato invaso dal bisogno di prendere ciò di cui aveva bisogno, e in quel momento aveva bisogno di sesso. Lo necessitava quanto l’aria. La dea aveva urlato, mentre Adone si era messo ad armeggiare con la sua veste, in cerca di quel conforto e quella passione che più volte gli aveva donato in passato. Afrodite lo aveva accolto con una ginocchiata all’inguine, prima di spingerlo via e poi si era sistemata il vestito, a testa alta, nonostante la taglia minuta. La corona d’alloro dorata che portava sul capo storta. Lo sguardo micidiale.

      «Sei un mostro!» aveva esclamato. «Pensavi davvero che ti avrei accolto nel mio letto con quest’aspetto più bestiale che umano? Volevi costringermi? A me!» Afrodite aveva riso, come se l’idea di essere toccata da uno come lui fosse la cosa più ridicola al mondo. Il suo tono gelido aveva spento quel fuoco che la maledizione gli aveva acceso nel sangue. «Sarebbe stato meglio se fossi morto, Adone. Vederti così insudicia il ricordo del tempo che abbiamo passato insieme. Non cercarmi mai più, orribile creatura.» Era rimasta più sconvolta dal suo aspetto che dal fatto che avesse quasi abusato di lei – quello lo aveva trovato più incredibile che disgustoso. Adone dovette ricordare a se stesso che le dee erano più antiche degli umani, una razza superiore. La loro morale si basava su una concezione assai diversa di ciò che era giusto e di ciò che era sbagliato. Adone non era stato altro che un passatempo per lei, mentre lui l’aveva amata.

      Per accrescere la sua vergogna, Afrodite aveva pianto la sua scomparsa come se fosse davvero morto. Sulla sua sofferenza erano state scritte storie e canzoni, eppure non aveva mostrato neanche un pizzico di quella compassione, quando lo aveva bandito dal suo letto. E tutto perché Ariston non aveva assecondato i desideri della dea.

      Un altro sorso di vino. La sua agitazione crebbe.

      Adone voleva vedere Ariston soffrire, come aveva sofferto lui quando la donna che aveva reso la sua vita degna di essere vissuta gli era stata portata via e la ninfa sarebbe stata la chiave. Con la Luna del Satiro alta nel cielo, Ariston avrebbe conosciuto lo stesso dolore provato da Adone sul monte Citerone, dopo che Afrodite lo aveva abbandonato al suo destino.

      Il sole mattutino fornì a Lily un’idea dei punti cardinali. Finché avesse prestato attenzione alla posizione del sole – e non fossero apparse nuvole cariche di pioggia – tutto sarebbe andato bene. Dato che non sarebbero dovuti tornare fino al giorno seguente, domenica, c’era la possibilità che la macchina fosse ancora dove l’avevano lasciata. Questo se Donovan non l’aveva abbandonata sul serio, il che avrebbe significato che si era perso nei boschi. In tal caso, si sarebbe rivelato meno idiota di quanto Lily avesse creduto, ma solo di poco.

      Con un po’ di fortuna, si sarebbe imbattuta prima in una stazione della guardia forestale. Non vedeva l’ora di tornare a casa e dedicarsi a una maratona di musical con un Double Fudge Brownie Ben and Jerry’s come unico СКАЧАТЬ