L’anello dei draghi. Морган Райс
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Читать онлайн книгу L’anello dei draghi - Морган Райс страница 11

СКАЧАТЬ guardò verso il capitano, ma lui alzò ancora la vela, allontanandosi da Astare il più veloce possibile. Non c’era modo che invertisse rotta adesso, non c’era modo che portasse la sua barca fra quelle fiamme che potevano consumarla, disobbedendo ai comandi impartitigli da Greave.

      Mentre si aggrappava al parapetto del peschereccio, Aurelle sentiva il suo cuore spezzarsi. Sapeva di provare per Greave più di quanto avrebbe mai dovuto, più di quanto fosse sicuro o ragionevole, eppure questo… poteva fare tanto male perdere qualcuno se lo si amava più di ogni altra cosa al mondo. Almeno, Aurelle pensava che quello fosse il suo caso; non aveva mai amato nessuno in quel modo prima d’ora.

      Nella Casa dei Sospiri, Aurelle si era sempre vantata di non essere mai stata toccata da qualcosa di così sciocco come il sentimento. Aveva visto tutti i modi in cui le persone cercavano di usarsi l’una con l’altra; era stata onesta sulle transazioni al centro di tutte le cose, anche quando altri avevano cercato di tessere stupide trame fatte di bisogni o sentimenti, che non facevano altro che essere d’ostacolo. Quando era stata scelta per spiare e agire nell’ombra, Aurelle l’aveva trovato facile. Non le era sembrato un tradimento quando non c’era stato amore.

      Adesso, si sentiva una traditrice. Aveva tradito Greave spiandolo e aveva tradito tutto ciò che doveva essere, osando innamorarsi di lui. Aurelle non sapeva cosa fare.

      Guardò il porto in fiamme e, proprio in quel momento, sentì il suo cuore ridotto allo stesso modo, andava a fuoco con una tale ferocia che presto non sarebbe rimasto nulla se non cenere. Aurelle suppose che quel tipo di danno potesse compromettere l’invasione del Regno del Sud, ma non era una consolazione. In ogni caso, la battaglia ad Astare si era tenuta e la città era loro.

      La cosa peggiore era che i suoi datori di lavoro sarebbero stati probabilmente contenti per il modo in cui erano andate le cose. Poteva quasi immaginare il modo in cui il Duca Viris avrebbe sorriso, appena gli avesse detto che la biblioteca che conteneva la cura per la malattia a squame era stata bruciata, che il principe che l’aveva cercata era scomparso, insieme all’ultima pagina della ricetta.

      Anche se avesse provato a dirgli che era accaduto tutto per caso e non per sua mano, il duca avrebbe forse supposto che fosse solo prudente e sarebbe stato più che contento di com’erano andate le cose. Aurelle poteva immaginare anche il modo in cui avrebbe voluto festeggiare, perché un uomo del genere non l’avrebbe mai vista come qualcosa di diverso da una cortigiana, nonostante quanto avesse fatto per lui.

      Meredith… Aurelle sapeva che la maitresse della Casa dei Sospiri agiva sempre nell’interesse dell’equilibrio, del regno e della Casa, che cercava sempre di proteggere le donne e gli uomini che la servivano. Aurelle non poteva biasimarla per aver preso i soldi del duca, sapendo che se la missione fosse riuscita, la Casa dei Sospiri avrebbe acquisito una certa influenza su di lui.

      Ma poteva dare la colpa al Duca Viris e a suo figlio. Probabilmente, lui pensava che Aurelle fosse stupida e incapace di capire i suoi piani. Il suo desiderio di destabilizzare la famiglia reale e, allo stesso tempo, di spingere Finnal sempre più in alto era così ovvio, visto cosa stava succedendo. Il fatto che uomini come lui così spesso la pensassero in quel modo, era almeno una delle ragioni per cui la Casa dei Sospiri era così brava in quello che faceva.

      Greave era diverso… non l’aveva vista in quel modo, e quel pensiero bastò a far correre una nuova ondata di dolore attraverso Aurelle. Lui era stato l’unico ad averla amata per quello che era e non per quello che poteva fare per lui. L’unico ad averla mai amata, e ora se n’era andato.

      Aurelle restò lì in piedi, sentendosi del tutto vuota, mentre Astare scompariva in lontananza. Non sapeva cosa avrebbe fatto ora, né dove sarebbe andata una volta tornata a Royalsport. Non voleva dire al Duca Viris che ci era riuscita, che tutti i suoi piani stavano andando a buon fine.

      Capì quello che voleva fare invece; era stupido, pericoloso e probabilmente l’avrebbe fatta finire in più guai di quanti potesse sperare di superare. Se solo fosse tornata indietro e avesse finto di aver svolto il lavoro alla perfezione, sarebbe stata ben pagata e magari avrebbe anche acquisito una posizione di potere in tutto ciò.

      Aurelle non voleva fare nulla di tutto questo. Non sopportava il pensiero di un mondo in cui Greave non c’era più, ma in cui Finnal era salito al potere mentre il Duca Viris sorrideva sullo sfondo; la faceva sentire come avesse delle unghie conficcate nella pelle che procedevano a squarciarla. Non sopportava quel pensiero… quindi perché non fare qualcosa al riguardo?

      Quello che stava contemplando non avrebbe riportato indietro Greave. Non avrebbe disfatto nessuno dei danni che aveva contribuito ad arrecare al mondo, non avrebbe sistemato le cose, ma forse, solo forse, avrebbe reso il mondo un posto migliore.

      Li avrebbe uccisi entrambi.

      CAPITOLO OTTAVO

      L’acqua sbatteva Renard, scaraventandolo a destra e a sinistra come un marito che era tornato prima del previsto, cosicché sembrava rimbalzare fuori dall’acqua stessa. Era un uomo grande e grosso, ma la corrente lo lanciava come un giocattolo, spostando il suo peso come se fosse nulla.

      Si impigliò nel mantello che indossava, facendolo diventare un peso di piombo intorno alle sue spalle. Sbrindellò l’indumento, togliendoselo di dosso, ma la fibbia si impigliò nel rosso dei suoi capelli, tenendolo in posizione mentre si lacerava contro una roccia. Si strappò una ciocca di capelli chiari e si liberò, spinto in avanti dalla corrente.

      Lottò per tornare in superficie, cercando di ricordarsi perché gli era sembrata una buona idea gettarsi in acqua. Venne su, riuscì a prendere fiato e ricordò tutto quando vide la grande massa rossa del drago che indugiava in lontananza. Rispetto a essere bruciato vivo, cos’era un po’ d’acqua?

      Il fiume rispose, trascinandolo di nuovo sotto, spingendolo con una velocità maggiore di quella che Renard avrebbe mai potuto raggiungere fuggendo a cavallo. Urtò delle rocce, sentendole sbattere contro le sue costole, e dovette usare le braccia e le gambe per allontanarsi dalla peggiore di esse prima che potesse inciderlo.

      L’unica consolazione era che peggio di così non poteva andare.

      Tornò in superficie e si pentì subito anche solo di averlo pensato. Davanti a lui, l’acqua cedeva il passo a spruzzi e schiuma, mentre il fiume sembrava semplicemente scomparire al di là degli spuntoni di alcune rocce. Una cascata o una diga giaceva davanti a lui, e Renard non voleva davvero scoprire passandoci sopra quale delle due fosse.

      Nuotò verso la riva, non volendo affrontare il fiume in maniera diretta, ma trascinandosi in posizione angolare. Si rese conto, grazie a due primi colpi, che non avrebbe funzionato. Il fiume era troppo forte e lo trascinava troppo velocemente. Adesso, Renard doveva scegliere se rischiare di andare oltre il bordo oppure schiantarsi contro le rocce che poteva vedere; ma, del resto, di recente, sembrava che tutta la sua vita fosse diventata un bivio fra due scelte di quel tipo.

      Renard intuì che la maggior parte delle persone avrebbe scelto le rocce, cercando di aggrapparsi a esse per evitare di affrontare la cascata. Probabilmente, come risultato, sarebbero stati colpiti a morte da esse, ma Renard non era mai stato fra quelli che si aggrappavano all’opzione sicura. Nuotò verso il passaggio tra esse, si prese un momento per osservare il precipizio che si estendeva per un centinaio di metri o più fino al fiume sottostante, e poi stava cadendo.

      Trasformò la caduta in un’immersione come meglio poteva, ma nonostante ciò, l’eleganza non aveva molto a che vedere con il modo in cui cadde nelle acque che lo aspettavano. Laggiù c’era una piscina circolare, e doveva solo sperare che fosse abbastanza profonda, o la sua caduta sarebbe finita all’improvviso.

      Allungò le mani, dividendo l’acqua a metà mentre la colpiva СКАЧАТЬ