Название: La figlia dei draghi
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Книги для детей: прочее
Серия: L’era degli stregoni
isbn: 9781094343198
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Il domestico avanzò, scrocchiandosi le nocche.
“Vuoi davvero colpire una principessa?” domandò Lenore. “Ti farò decapitare.”
“No, vostra altezza,” replicò l’uomo. “Non lo farete; al contrario, vostro marito mi ricompenserà, come ha già fatto. Adesso, direi che sarebbe più semplice se restaste ferma, ma questa sarebbe una bugia.”
Caricò un pugno e, per un attimo, Lenore fu certa che non ci sarebbe stato altro che dolore nel suo futuro. Poi una seconda sagoma più minuta si precipitò oltre l’uomo nel cortile, mettendosi fra Lenore e il suo aspirante aggressore.
“Erin?” domandò Lenore.
Sua sorella era lì in piedi, con un bastone fra le mani; lo faceva vorticare con nonchalance mentre aspettava. L’inviato di Finnal non esitò, ma le si precipitò contro. Erin aspettò fino all’ultimo momento e poi si spostò di lato, affondando il bastone nel diaframma dell’uomo e dopo usandolo per colpirlo alle ginocchia e alla testa. L’arma sembrava essere ovunque allo stesso tempo in quel momento, muovendosi in una mossa fulminea resa chiara solo dallo scricchiolio del legno contro la carne.
L’uomo arretrò, estraendo di nuovo il suo coltello, ed Erin tornò ad attaccare con il suo bastone, colpendolo al polso; Lenore udì lo scricchiolio delle ossa quando l’arma le raggiunse. L’uomo gridò, incespicò indietro e poi si voltò e scappò via. Per un momento, Lenore pensò che sua sorella l’avrebbe rincorso, ma si fermò, voltandosi a guardarla.
“Va tutto bene?” chiese. “Ti ha fatto del male?”
Lenore scosse la testa. “Non a me, ma la mia guardia…” Guardò in basso gli occhi sbarrati dell’uomo, fissandoli scioccata. Erano fin troppo simili a quelli che aveva visto in passato. “Che cosa ci fai qui, Erin?”
“Ho pensato di seguirti fino in città. Sono in pausa dagli allenamenti con Odd, ma poi ho visto che quell’uomo ti seguiva e volevo capire cosa stava succedendo.” Fissò Lenore con uno sguardo indagatore. “Che cosa sta succedendo, sorella?”
“Si tratta…” Lenore costrinse la sua voce a restare pacata. Non si sarebbe comportata da debole, non avrebbe tremato e fatto l’isterica, non sarebbe stata niente di ciò che Finnal probabilmente pensava fosse. “Si tratta del mio neomarito.”
“Finnal?” domandò Erin.
“È davvero cattivo quanto dicono, Erin,” rispose Lenore. “Si preoccupa solo di cosa può ottenere dal nostro matrimonio; non gli importa niente di me. E ha… ha mandato quell’uomo a picchiarmi perché ho lasciato il castello senza chiedergli il permesso.”
Il volto di Erin era duro. “Lo ucciderò. Lo sgozzerò e metterò la sua testa in cima a un palo.”
“No,” disse Lenore. “Non puoi farlo. Uccidere il figlio del Duca Viris? Ne deriverebbe una guerra civile.”
“Credi che mi interessi?” domandò Erin.
“Penso che debba interessarci,” rispose Lenore. “No, noi dobbiamo essere più furbe di così.”
“Noi?” chiese Erin.
“La mia domestica, Orianne, sa com’è Finnal. Ci aiuterà e così faranno gli altri, come Devin.”
Lenore non sapeva perché le venne in mente proprio il suo nome, ma così accadde.
“Tutto qui?” domandò Erin e poi scosse la testa. “Beh, è un inizio. Potremmo andare da Vars.”
“Non gliene importerebbe niente,” sottolineò Lenore. “Avrei già trovato un modo per divorziare da Finnal, se pensassi che Vars mi ascolterebbe.”
“Allora troveremo qualcosa che persino lui ascolterà,” insistette Erin.
Lenore scosse la testa. “Non sarà facile.”
Erin sospirò. “Lo so, ma ti giuro, Lenore, che Finnal non ti farà più male di quanto non abbia già fatto. Nessuno lo farà. D’ora in poi, io verrò ovunque andrai e se qualcuno ti attaccherà… io sarò al tuo fianco e caverò il cuore dal petto a chiunque provi a farlo.”
CAPITOLO QUARTO
Nerra si inginocchiò accanto alle acque della fontana del tempio, fra le ossa di coloro che ci avevano provato in passato ed erano morti. Sopra di lei, le pendenze del vulcano sembravano guardare in basso rabbiose, vietandole di azzardare ciò che stava per fare. Guardandosi le braccia, poteva vedere le chiazze della malattia a squame lì sopra; le sue linee erano scure sulla sua pelle.
Non sarebbe morta come Lina. Anche se quelle acque l’avessero uccisa, sarebbe stato meglio che aspettare che la malattia la reclamasse laggiù sull’isola, dove il suo drago l’aveva portata. Assistere alla morte della sua amica, l’aveva spinta a percorrere tutta quella strada fino al tempio, alla fontana che aveva promesso al custode dell’isola, Kleos, che non avrebbe cercato.
Ne bevve le acque a quel punto; le deglutì in un singolo sorso lungo, che le prosciugò le mani che aveva messo a coppa. Non pareva avere senso sorseggiarla, quando un minimo tocco dell’acqua avrebbe dovuto portare alla morte.
Non osò sperare in una qualsiasi altra conseguenza.
“Non la chiamerebbero una fontana della guarigione se fosse solo una menzogna,” gridò, come se farlo potesse far avverare la sua affermazione. “Non avrebbero costruito tutto questo.”
Perché costruire un tempio all’aria aperta, se l’unico obiettivo fosse uccidere chi arriva? Perché preoccuparsi di metterci anche una fontana, o la strana pressione che l’aveva trattenuta dall’arrivo mentre percorreva le pendenze del vulcano? Kleos, il custode dei malati, le aveva detto che bere significava morire, che era tutto solo finalizzato a fare in modo che chi aveva la malattia del drago si uccidesse, ma Nerra doveva sperare che si sbagliasse, mentisse o entrambi.
Avrebbe funzionato. Doveva farlo.
Si alzò e rivolse lo sguardo all’isola attorno a lei, così vicina al continente di Sarras pur non essendone parte. Guardò quel feroce paesaggio vulcanico che aveva attraversato e poi la giungla al di là. Da lì, non poteva vedere il piccolo villaggio che cercava di contenere morti e morenti, coloro che lenti si trasformavano da malati a cose mostruose che conoscevano solo la fame e la morte. Non era meglio tentare quest’impresa che restare lì seduta, ad aspettare l’amara grazia del coltello di Kleos quando si sarebbe torta abbastanza?
Nerra restò lì in piedi, in attesa, cercando di immaginare l’acqua che lavorava al suo interno. Avrebbe già dovuto avvertire qualcosa? Conosceva le erbe abbastanza bene da sapere che di rado gli effetti erano immediati, ma in qualche modo si era aspettata che la guarigione delle acque fosse…
Gridò quando il dolore la colpì, così pungente e consumante da metterla di nuovo in ginocchio. Si aggrappò al suo stomaco, mentre il corpo le si contorceva agonizzante e le sue grida uscivano così rapide da non lasciarle neanche il tempo di respirare.
Kleos non aveva mentito; la fontana era un veleno per chi ne avesse bevuto le acque. Nerra poteva sentire quel liquido al suo interno adesso, le si dimenava dentro come una specie di serpente spinato, bruciando tutto come avesse ingoiato la lava del vulcano invece СКАЧАТЬ