Saluta Il Mio Cuore Con Un Bacio. Dawn Brower
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Название: Saluta Il Mio Cuore Con Un Bacio

Автор: Dawn Brower

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Современные любовные романы

Серия:

isbn: 9788893986571

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СКАЧАТЬ prima d’ora. Era stato più un fastidio nella sua vita. Quasi in modo fraterno. Soppresse un grugnito ed alzò mentalmente gli occhi al cielo a quel ricordo lontano. Non era la sua dannata sorella, e forse un giorno gliel’avrebbe detto. “Sto bene”, gli disse. “O starò bene con il tempo. Niente che un po’ di riposo non possa curare”.

      “Non scherzarci su” disse brevemente. “Sei quasi morta. Io—“ s’interruppe. Lana voleva chiedergli di continuare, ma evitò di prolungare la cosa. Principalmente perché era troppo stanca per ribattere, e parzialmente causa l’espressione addolorata sul viso di lui. Qualcosa al riguardo la metteva a disagio e le faceva pensare che fosse meglio non conoscere i meccanismi della mente di Sullivan.

      Lana sospirò. “Non capisco che cosa ti stia succedendo, ed in questo momento sono esausta per cercare di decifrare il tuo umore. Se non ti dispiace adesso mi riposo, e quando avrai capito che cosa ti frulla nella mente, fammi un favore e lasciamici fuori”.

      Chiuse gli occhi aspettandosi che lui se ne andasse; dopo tutto l’aveva essenzialmente congedato. Lana avrebbe dovuto rendersi conto che non sarebbe stato così semplice. Sullivan non faceva mai le cose nel modo più facile. Quando aprì gli occhi trovò il suo sguardo su di lei, e prese un respiro. Il modo in cui la fissava—era quasi come se non esistesse nessun altro in quel momento, se non loro due.

      “Lisanna” disse. Fece per dirgli di non chiamarla così, ma lui la zittì posando un dito sulla sua bocca. “Non ribattere”. Le accarezzò i capelli con fare amorevole. “Prenditi cura di te stessa. Tornerò domattina con tua madre”.

      Poi fece qualcosa che non aveva mai fatto prima. Si abbassò e posò brevemente le labbra sulle sue. Lo shock la pervase, lasciandola senza parole. Dopo che Sullivan se ne andò, Lana si portò una mano sulle labbra, sfiorandosi le labbra con le dita. In che realtà alternativa si era risvegliata?

      CAPITOLO DUE

      I monotoni muri bianchi della sua stanza d’ospedale stavano portando Lana sull’orlo della pazzia. Spenti, noiosi, e privi di emozione—li avrebbe uccisi aggiungere un po’ di design a questo posto? Peggio ancora, li aveva fissati per diversi giorni, ed era pronta per scatenare una rivolta per scappare da queste mura. Dal reparto di terapia intensiva era stata spostata in una normale stanza due giorni prima, ed ora voleva fuggire dell’ospedale alla prima occasione. Razionalmente comprendeva il motivo per il quale si trovava ancora lì, ma emotivamente era pronta per andare a casa. Quando Preston era venuto a controllarla, lei aveva fatto del proprio meglio per convincerlo a dimetterla.

      “Sembri stare meglio” disse un maschio riportandola al presente.

      Alzò lo sguardo trovando quello di Sullivan. L’era venuta a trovare tutti i giorni da quando si era svegliata. Lana ancora non comprendeva come mai fosse così premuroso nei suoi confronti. Sua madre insisteva sul fatto che fosse venuto a trovarla ogni giorno da quando aveva avuto l’incidente, e che nessuno l’aveva obbligato.

      C’era qualcosa di diverso in lui, ma non riusciva a capire che cosa fosse. In Sullivan c’era sempre stato un velo di tristezza, ed ora era come se l’avesse esposto in modo che tutto il mondo ne fosse testimone. Il playboy di Envill, ed Amministratore Delegato della Brandy Blue non permetteva agli estranei di vedere i suoi sentimenti reconditi. Forse era ancora così, e questa vulnerabilità era riservata a lei. Lana non voleva accettare l’ultima parte. Se lui le stesse mostrando un lato diverso di sé, allora anche lei avrebbe forse dovuto far emergere i propri demoni. Alcune cose erano difficili da lasciare andare, anche quando era il momento di intraprendere un cammino diverso. Aveva proseguito inserendo l’autopilota per troppo a lungo per cambiare così facilmente le cose.

      Alzò gli occhi al cielo. “In che senso, ‘meglio’?”

      Sullivan si avvicinò a lei prima di rispondere. “Sei viva, respiri, e sei sveglia. Tanto per iniziare”. Si fermò accanto al suo letto e posò una mano sul braccio di lei. “Mi rendo conto che sia difficile essere incapaci per un certo periodo, ma cerca di ricordarti che sei quasi morta. Per me non sei mai stata più bella di adesso, perché mi rendo conto che potrebbe essere andata molto peggio”.

      Lana prese un respiro che aveva trattenuto senza accorgersi, perché lo shock l’aveva scossa. Più lui parlava, più lei veniva messa all’angolo. Quelle parole…le facevano venire la pelle d’oca, e le facevano venire voglia di porre domande per le cui risposte non era pronta. Sullivan non era incline a professare cose poetiche tutti i giorni. Lei aveva un aspetto orribile, e lo sapeva per certo. Lui però aveva ragione su una cosa: era fortunata di essere ancora viva, e lo apprezzava. Non avrebbe mai più preso niente alla leggera. Ciò non significava che non fosse più che pronta ad uscire dall’ospedale e vegetare nel proprio letto per una settimana o venti.

      “Che ci fai qui, Sully?” era stanca di ignorare ciò che le dava veramente fastidio. Il suo improvviso desiderio di trascorrere più tempo con lei era strano. “Abbiamo fatto il nostro meglio per porre della distanza fra di noi quando siamo uno in prossimità dell’altra. Che cos’è cambiato?”

      Lui inarcò un sopracciglio e le rivolse il suo sorriso più seducente. Avrebbe voluto dire che non aveva nessun effetto su di lei, ma sarebbe stata una bugia. Le aveva sempre fatto perdere un battito o due. Sullivan Brady ed il suo fascino erano troppo potenti per ogni femmina mortale—diavolo, forse sarebbe stato in grado di sedurre anche una dea. “Credo sia abbastanza ovvio” le disse lui.

      “Chiaramente non lo è, o non te l’avrei chiesto”. Sospirò. “Sono abbastanza irritata, e non ho la pazienza per sopportare le tue stronzate. Dimmi solo qual è questo tuo nuovo gioco in modo da poter apportare i relativi cambiamenti”. Invece di risponderle, lui avvicinò una sedia al letto e si accomodò. Unì le mani muovendo le dita quasi con fare pensieroso. Stava veramente cercando di farla arrabbiare? “Ti rendi conto che lo stress di ogni genere fa male al mio cuore che sta cercando di guarire, vero? Se stai cercando di farmi avere una ricaduta, stai facendo un ottimo lavoro”.

      Sullivan si accigliò. “Non è mai stata mia intenzione, e mi scuso se rappresento la causa di ogni genere di tensione fra di noi”. S’interruppe per un momento e poi si avvicinò a lei, posando i gomiti sul bordo del letto. “Mi piacerebbe che ricominciassimo. Non so per certo che cosa sia andato male, e rimpiango qualsiasi ruolo io abbia rappresentato in questa nostra animosità”.

      Lana fece congiungere le sopracciglia. Il suo giudizio iniziale era corretto. Si trattava di universo alternativo; o così, o era morta e si trovava in una qualche tipo di inferno. Avrebbe senso se si facesse ausilio della sua analogia che metteva in paragone Sullivan a Lucifero. Forse era l’angelo caduto portato in vita per torturarla.

      “D’accordo” era esasperata. “Cercherò di trattenermi dal comportarmi da stronza con te. Non ti faccio altre promesse”.

      “Per ora accetto questa” disse. “Vorrei chiederti un favore”.

      Certo che voleva. Sullivan non aveva mai fatto niente senza un secondo fine. Non sarebbe dovuta essere sorpresa dall’improvviso cambio di direzione, ma, tristemente, lo era. “Che cosa vuoi?” domandò con fare sprezzante. “Mi piacerebbe liberarmi di te il prima possibile in modo da riposarmi”.

      Lana voleva del tempo per piangere in pace. Avrebbe mai imparato? A Sullivan non importava veramente di lei. Si trattava di un’astuzia tramite la quale lui controllava tutto ciò che lo circondava, ed in qualche modo ora includeva molto di più di ciò che le piaceva.

      “Non è male come credi” disse lui, un po’ preso alla sprovvista dal tono acerbo di lei. “Ti prometto che ciò che devo chiederti ti aiuterà”.

      “Sono certa che nella tua mente sia così” ribatté. “Ma siamo onesti. СКАЧАТЬ