Purificazione Della Memoria. Giovanni Paolo II E La Guarigione Intergenerazionale. Andrzej Stanislaw Budzinski
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СКАЧАТЬ e iniquo, non sarebbe “il male”. Il male colpisce alla cieca, non retribuisce

       i buoni e punisce i cattivi, non ha un senso che lo possa rendere comprensibile, porta delle conseguenze incontrollabili proprio là dove non ci aspetteremmo che le portasse sulla base delle nostre attese di giustizia e di significato. Sorge però spontanea un’obiezione ulteriore: nel nostro racconto è Dio stesso che sembra decidere il castigo di Davide e persino la morte di suo figlio. Ma di fatto non è Dio. La parola di Dio porta piuttosto alla luce quali sono le conseguenze del male che altrimenti rimarrebbero nascoste. È il male a generare altro male, in una spirale dalla quale non riusciremmo a liberarci, anzi, che non riusciremmo neppure a vedere in tutta la sua complessità, se non ci fosse la parola di Dio a smascherarla. Come la parola di Dio, attraverso Natan, smaschera e porta alla luce il peccato di Davide, allo stesso modo smaschera e porta alla luce tutte le conseguenze del suo peccato. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che riferire il male a Dio, metterlo cioè in rapporto con il mistero di Dio, è l’unico modo che l’uomo biblico ha per sperare che il male possa essere in qualche modo vinto, che non abbia l’ultima parola sulla nostra vita e sulla storia, che ogni cosa venga riscattata dal non senso della sofferenza, della disperazione, del dolore.

       1.62 Una speranza di riscatto

       È quanto ci mostra anche il capitolo che stiamo leggendo. Il figlio di Davide e di Betsabea muore, ma come raccontano i vv. 24-25: che egli chiamò Salomone. 25Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò Iedidià per ordine del Signore. Dio torna a donare la vita là dove la morte ha manifestato tutta la sua insensata potenza. Non dobbiamo dimenticare che questi racconti nascono nel contesto di un popolo come Israele che non ha ancora maturato pienamente la fede nella risurrezione dei morti e in una vita oltre la morte.

       Davide stesso è testimone di questa fede quando, dopo la morte del figlio, al v. 23 esclama al colmo della sua amarezza:

       «Ma ora che egli è morto, perché digiunare? Posso io farlo ritornare? Io andrò da lui, ma lui non ritornerà da me!».

       Dalla morte non c’è ritorno e allora la potenza di vita di Dio deve manifestarsi, per la fede di Israele, non in un al-di-là della morte, ma ora e qui, nella nostra storia. E si manifesta proprio nel dono di un nuovo figlio. Se il peccato produce la morte, Dio torna a donare la vita. Anzi, come abbiamo visto già altre volte, Dio non solo vince il peccato dell’uomo con tutte le sue conseguenze, ma intensifica il suo amore, reduplica il suo dono, fa del peccato l’occasione per mostrare in modo ancora più evidente la potenza efficace della sua grazia. Infatti, il figlio che ora nasce è Salomone, colui che costruirà quel Tempio che Davide non aveva potuto costruire; colui con il quale Dio stringerà un’alleanza fedele a cui non verrà mai meno, nonostante il peccato di Davide e quello di tutti i suoi discendenti. Sarà proprio da Salomone e dalla sua discendenza che verrà quel Gesù, figlio di Davide e Figlio del Dio altissimo, che libererà per sempre l’uomo dal suo peccato e dalle sue conseguenze, in primis la morte” [54] .

       Dio ha perdonato il re Davide per il suo peccato, ha cancellato la sua colpa, ma comunque ha richiesto la riparazione del suo peccato, sotto la forma di dolore e sofferenza di Davide dopo la perdita di suo figlio. Nella mia esperienza delle preghiera d’intercessione ho incontrato le persone che soffrivano fisicamente, psichicamente e spiritualmente, per colpa dei peccati dei loro antenati. “Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Uria l'Hittita” (v.10) . Suggerisco di seguire la storia di Re Davide e della sua famiglia. Vediamo in modo sorprendente che le conseguenze del suo peccato hanno toccato le sue generazioni. Questo è particolarmente evidente nel rapporto con suo figlio Absalom [55] .

       4°. Es 20,5-6

       “[5] Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, [6] ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi” (Es 20,5-6) . Paragonando il significato dei numeri 3 e 4 [56] che simboleggiano la punizione con il numero 1000 [57] , che è simbolo della benedizione, con semplicità possiamo scoprire la differenza tra la punizione e benedizione di Dio. Come il numero 1000 sovrasta i numeri 3 e 4, così la benedizione di Dio è più grande della sua punizione. Certamente, questo è soltanto un immagine. Sappiamo che la benedizione è eterna come Dio stesso. Non possiamo dimenticare che anche la condanna di Dio, a questi che la meritano è eterna, ma essa strettamente è legata con la loro libera scelta. La natura di Dio, però, è la benedizione. L’Antico Testamento tante volte sottolinea la misericordia di Dio: “[6] perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia” (Sal 20,6) . “[17] Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli” (Sal 103,17) . “Perché eterna è la sua misericordia” (Sal 136) [58] .

       Non ero mai bravo di matematica, ma i semplici conti sono capace farli. Mi è venuto in mente di dividere il numero 1000 per 3 e ho ottenuto il risultato molto interessante:

       333.3333333333333.

       Dopo mi è venuta un altra idea in mente di cercare il significato del numero 333 nella Bibbia: “ Nella Bibbia 3 è il numero perfetto che rappresenta la Trinità nei suoi vari aspetti. Il 333, indicato una volta, cioè per 1, esprime il mistero dell'unità di Dio; il 333, indicato due volte, indica le due nature, quella divina e quella umana, unite nella Persona divina di Gesù Cristo; il 333, indicato tre volte, cioè per 3 (come 999), indica il mistero delle Tre Persone divine, distinte e una sola. 999 è il numero più sacro (3 x 3 scritto per tre volte), mentre 666 è il rovesciamento del più sacro dei numeri. Nell'Apocalisse di San Giovanni (13,18): Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d'uomo; e il suo numero è 666” [59] .

       Vediamo che sebbene la benedizione di Dio è molto più grande della punizione, non possiamo dimenticare che esiste anche la punizione. Punizione e ricompensa sono elementi molto importanti nell'educazione, anche questa di Dio.

       Molto importante è considerare Es 20,5 nell'intero contesto del suo significato, cioè: la liberazione d'Israele dalla schiavitù d'Egitto e il loro viaggio verso la Terra Promessa. Durante questo cammino Israeliti ricevono da Dio i Dieci comandamenti, che sono la legge e l'alleanza di Dio con Israele. L'osservanza di questa legge è una garanzia per il popolo eletto per raggiungere la Terra Promessa: “[2] Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: [3] non avrai altri dei di fronte a me. [4] Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. [5] Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, [6] ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi. [7] Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano. [8] Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: [9] sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; [10] ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. [11] Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha СКАЧАТЬ