Sola di fronte al Leone. Simone Arnold-Liebster
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Название: Sola di fronte al Leone

Автор: Simone Arnold-Liebster

Издательство: Автор

Жанр: Биографии и Мемуары

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isbn: 9782879531687

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СКАЧАТЬ mio grande divertimento, i nostri vicini l’avrebbero di nuovo scambiata per mia madre. Aveva i capelli simili a quelli della mamma, ma la carnagione era ambrata, come le pietre della sua collana, e gli occhi parevano due ciliegie nere. Era facile prenderle per gemelle, perché avevano entrambe gli stessi modi allegri e vivaci. D’altronde era proprio così che si sentivano, perciò zia Eugénie era per me una seconda mamma.

      Accompagnai la nonna al cimitero di Oderen per ripulire le tombe dei nostri morti. Zia Eugénie, con in mano un grosso vaso di crisantemi, si accostò alla tomba di suo marito. La vidi pregare e piangere.

      “Nonna, perché piange?”

      “Perché tuo zio è morto da poco, a soli tre anni dal matrimonio”.

      “È annegato nel fiume?”

      “No, è morto di tubercolosi”.

      “La mamma mi ha detto che la morte è la porta per il paradiso”.

      Il giorno in cui ero entrata per sbaglio nella camera del mio bisnonno materno ero ancora molto piccola. Giaceva sul letto: con gli occhi chiusi e attorniato da corone di fiori finti, sembrava raccolto in preghiera. La tremolante luce di quattro grossi ceri e il soffocante odore di incenso si diffondevano nella stanza in penombra. In quell’occasione mi era stato spiegato che il nostro caro era in viaggio per raggiungere il cielo. Adesso, dunque, davanti alla sua tomba, ero confusa.

      “Nonna, la morte è veramente la porta per il cielo?”

      “Dipende, potrebbe anche essere la porta per l’inferno”.

      “Io ho già visto il fumo del fuoco dell’inferno. Qualche volta esce dallo scantinato della fabbrica dove lavora il papà. Quando lo vedo, mi allontano!”

      La nonna sorrise, prese le mie mani tra le sue e iniziò a recitare una preghiera, alla quale si unì anche zia Eugénie.

      “Perché preghi? I morti possono sentirci?”

      “Certo! Possono anche aiutarci, se non si trovano in purgatorio”.

      “In purga-che?”

      “Il purgatorio è il luogo dove, attraverso il fuoco, veniamo purificati dalle cattive azioni compiute e dai peccati commessi. Solo i santi salgono direttamente in cielo”.

      “Chi si occupa del fuoco dell’inferno?”

      “Il Diavolo, Lucifero. Una volta era un arcangelo, ma, per la sua superbia, fu costretto ad abbandonare il cielo e divenne il guardiano dell’inferno”.

      “Nonna, fa freddo! Sto tremando! Vorrei andar via di qua”.

      In Alsazia il cimitero viene chiamato “Kirchhof”, vale a dire “cortile della chiesa”. All’uscita l’ombra del campanile avvolgeva tutte le tombe. Su ognuna erano stati sistemati dei fiori, perciò conclusi che lì dovessero esserci sepolti solo dei santi.

      Raggiungemmo la fattoria dei nonni, dove attesi con trepidazione l’arrivo di mia cugina Angèle.

      ♠♠♠

      Tutta la famiglia contribuì agli ultimi preparativi per la festa di Ognissanti; zio Germain spostò la tavola e le sedie del soggiorno in un altro locale; il nonno portò in casa dei grossi ceppi per il camino; la mamma e zia Valentine prepararono le castagne da arrostire e la nonna accese un grosso cero vicino al crocifisso tra le due finestre. Tutti ci inginocchiammo, a parte la piccola Angèle che non sembrava particolarmente interessata alle pratiche religiose. Pronunciammo il nome di un defunto: “Reciteremo il rosario per il riposo della sua anima”. Le litanie parevano lunghi mormorii lamentosi. I gemiti del vento e i secchi scoppiettii del fuoco resero l’atmosfera più pesante del solito. Esaminai tutti i visi uno a uno.

      Zio Alfred non aveva gli occhi chiusi.

      “Zio, perché non preghi come si deve?”

      “Se tu stessa l’avessi fatto, non avresti potuto vedermi”, replicò prontamente. Non era vero! Ero perfettamente in grado di guardarmi attorno e allo stesso tempo pregare, io! Il bagliore del cero danzava sul soffitto. Era forse questo il fuoco dell’inferno? O quello del purgatorio? Fuori potevo vedere una luna livida scivolare tra le nuvole e animare ombre bizzarre e lugubri. Erano forse gli spiriti dei morti? Mi pervase un crescente sconforto, tutte quelle preghiere non finivano più… Le ginocchia mi dolevano. L’ultimo ceppo si spense e le castagne smisero di scoppiettare. La tremula luce del cero cominciò ad affievolirsi e la stanza a oscurarsi. Anch’io tremavo! Il filo di fumo nero dello stoppino si contorceva nell’aria in forme curiose. A un tratto il lucignolo, ormai quasi interamente consumato, lanciò un ultimo vacillante bagliore che illuminò il quadro della Vergine Maria. Lei era là, nella sua bella cornice. Teneva fra le braccia il bambino Gesù con un globo nella mano. Il suo petto dischiuso mostrava un cuore sanguinante. Lo scrutai attentamente e mi parve battere e sanguinare ancora più forte, poi tutto sparì, inghiottito dall’oscurità.

      Qualcuno si alzò e accese la luce. Zio Germain riportò nel soggiorno le sedie e la tavola, sulla quale furono disposti delle ciotole e del latte. La mamma e zia Valentine sbucciarono le caldarroste, ma quella sera mi sembrarono senza sapore.

      ♠♠♠

      Dicembre 1936

      Ero in piedi su una sedia e guardavo la mamma inginocchiata davanti a me: appuntava gli spilli per segnare l’orlo del mio costume da angelo, confezionato con un vaporoso tulle bianco. Sulla schiena vi aveva applicato due ali. Ripetevo la mia parte all’infinito. I miei genitori avevano permesso alla maestra di inserirmi nelle Allodole, un circolo cattolico per bambini. Sotto la direttiva del parroco dovevo interpretare il ruolo dell’arcangelo Gabriele in una rappresentazione teatrale natalizia. I miei incubi sul fuoco dell’inferno mi avevano tormentata fin dalla festa di Ognissanti, ma ora i preparativi per la recita li avevano gradualmente scacciati. Ero di nuovo in piena forma!

      La vigilia di Natale non riuscivo a prendere sonno per l’eccitazione: finalmente era giunta la notte del 24 dicembre e Gesù Bambino sarebbe passato. Lottavo per tenere gli occhi aperti. Improvvisamente, verso mezzanotte, la mamma mi chiamò, mi pettinò e mi fece indossare una vestaglia. Dalla sala da pranzo proveniva una luce soffusa. Mi disse: “Gesù Bambino è venuto! Andiamo a vedere che cosa ti ha portato!”

      Quasi non ci credevo! In un angolo della stanza aveva lasciato un piccolo abete tutto addobbato: la luce delle candele accese, che si rifletteva sulle bocce di vetro multicolore, produceva un magico scintillio tra le ghirlande argentate. Sotto i rami erano disposte arance e noci. Nell’avvicinarmi, scorsi una carrozzella e una magnifica bambola. “Mamma, papà, guardate! Gesù Bambino ha indovinato i miei desideri!” Tempo prima la nostra vicina, una persona particolarmente curiosa, aveva domandato quale regalo avessi ordinato e la mamma aveva giustamente osservato: “Un regalo non si ordina! Sicuramente Gesù Bambino conosce con esattezza che cosa tu desideri e meriti, Simone!” Come aveva avuto ragione!

      La bambola era seduta con le braccia tese, come se reclamasse una mamma. Gesù sapeva quanto sognassi una bambina. Strinsi forte la bambola al mio petto e le diedi subito un nome, Claudine.

      Il giorno seguente ci esibimmo nella nostra rappresentazione teatrale. Il sipario calò sul primo atto e il pubblico applaudì, ma, per il secondo, furono gli incoraggiamenti dei miei insegnanti a infondermi la sicurezza necessaria: ultimamente avevo sognato spesso di trovarmi sul palcoscenico con la bocca spalancata e completamente afona.

      Zia СКАЧАТЬ