Название: Una Trappola per Zero
Автор: Джек Марс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Шпионские детективы
isbn: 9781094304748
isbn:
"Sì", disse Reid piano.
"L'hai ucciso tu?" Il suo sguardo era sostenuto, ma non arrabbiato. Voleva la verità, non un'altra copertura o un'altra bugia.
"Sì", ammise dopo un istante.
"Bene", disse in un sussurro.
"Ti ha detto il suo nome?" Chiese Reid.
Maya annuì e poi lo guardò senza batter ciglio. “C'era un altro nome che voleva che io conoscessi. Kent Steele".
Reid chiuse gli occhi e sospirò. In qualche modo Rais continuava a tormentarlo, anche dalla tomba. "Ora è tutto finito".
"Lo giuri?" Sollevò entrambe le sopracciglia, sperando che fosse sincero.
"Sì. Te lo giuro".
Maya annuì. Reid sapeva fin troppo bene che non sarebbe finita lì; era troppo intelligente e curiosa per farsi andar bene una bugia. Ma per il momento, le sue risposte sembravano soddisfarla e quindi salì le scale.
Odiava mentire alle sue figlie. Odiava ancora di più mentire a se stesso. Non aveva finito con il lavoro sul campo, forse aveva finito con il lavoro retribuito sul campo, ma avrebbe avuto ancora molto da fare se gli fosse riaffiorata alla memoria la cospirazione che aveva appena iniziato a ricordare. Non aveva scelta; finché sapeva qualcosa, era ancora in pericolo. Le sue ragazze potevano essere ancora in pericolo.
Desiderò per un attimo di non sapere nulla, di poter dimenticare ciò che sapeva sull'agenzia, sulle cospirazioni e di essere solo un professore universitario e un padre per le sue figlie.
Ma non puoi. Quindi devi fare il contrario.
Non aveva bisogno di meno ricordi; ci aveva provato prima e non aveva mai funzionato. Aveva bisogno di più ricordi. Più riusciva a ricordare ciò che sapeva due anni fa, meno fatica avrebbe dovuto fare per scoprire la verità. E forse non avrebbe dovuto preoccuparsi a lungo.
In piedi in cucina, a pochi passi dal luogo in cui Thompson era stato ucciso, Reid prese la sua decisione. Avrebbe trovato la vecchia lettera di Alan Reidigger e il nome del neurologo svizzero che aveva impiantato il soppressore della memoria nella sua testa.
CAPITOLO UNO
Abdallah bin Mohammed era morto.
Il corpo del vecchio giaceva su una lastra di granito nel cortile del complesso, un gruppo murato di strutture beige squadrate situato a circa cinquanta miglia a ovest di Albaghdadi nel deserto dell'Iraq. Era lì che la Fratellanza era sopravvissuta all'espulsione da Hamas, nonché al controllo delle forze americane durante l'occupazione e alla successiva democratizzazione del paese. Per chiunque al di fuori della Fratellanza, il complesso era semplicemente una comunità di sciiti ortodossi; incursioni e ispezioni forzate della proprietà non avevano portato nulla alla luce. I loro rifugi erano ben nascosti.
Il vecchio aveva vissuto personalmente la loro sopravvivenza, dedicando la vita al servizio della sua ideologia. Ma ora Bin Mohammed era morto.
Awad stava fermo accanto alla lastra che conteneva il cadavere cinereo del vecchio. Le quattro mogli di Bin Mohammed gli avevano già dato l'estremo saluto, lavandogli il corpo tre volte prima di avvolgerlo nel sudario bianco. I suoi occhi erano chiusi in un'espressione pacifica, le sue mani erano incrociate sul petto, la mano destra sulla sinistra. Sul suo corpo non c'erano ferite né cicatrici. Negli ultimi sei anni era vissuto e morto nel complesso, non era mai uscito dalle sue mura. Non era stato ucciso da colpi di fucile o dai droni come molti altri mujaheddin.
"Come?" Domandò Awad in arabo. “Come è morto?"
"Ha avuto un infarto durante la notte", rispose Tarek. L'uomo si trovava al lato opposto della bara di pietra, di fronte a Awad. Molti nella Confraternita consideravano Tarek come il secondo di Bin Mohammed, ma Awad sapeva che il suo ruolo era stato poco più che quello di messaggero e custode mentre la salute del vecchio peggiorava. "L'infarto ha causato un attacco di cuore. È morto immediatamente; non ha sofferto".
Awad posò una mano sul petto immobile del vecchio. Bin Mohammed gli aveva insegnato molto, non solo sulla fede, ma anche sul mondo, delle infinite difficoltà e di cosa significasse guidare un gruppo.
E lui, Awad, davanti a sé vedeva non solo un cadavere ma anche un'opportunità. Tre notti prima Allah gli aveva regalato un sogno, anche se ora era difficile chiamarlo così. Era un presagio. In sogno aveva visto la morte di Bin Mohammed e una voce gli aveva annunciato che lui avrebbe guidato la Fratellanza. La voce, ne era certo, apparteneva al Profeta, che parlava a nome dell'Unico Vero Dio.
"Hassan sta facendo un'incursione per le munizioni", disse piano Tarek. “Non sa ancora che suo padre è morto. Ritorna oggi; presto saprà che il mantello della guida della Fratellanza cadrà su di lui... "
"Hassan è un debole", disse Awad all'improvviso, più duramente di quanto intendesse. "Mentre la salute di Bin Mohammed peggiorava, Hassan non ha fatto nulla per impedire che ci indebolissimo di riflesso".
"Ma…" Tarek esitò; era ben consapevole del carattere irascibile di Awad. "I doveri della leadership spettano al figlio maggiore..."
"Questa non è una dinastia", ribatté Awad.
"E allora a chi...?" Tarek si interruppe mentre si rendeva conto di ciò che Awad suggeriva.
Il giovane socchiuse gli occhi ma non disse nulla. Non ne aveva bisogno; uno sguardo valeva più di una minaccia. Awad era giovane, non aveva ancora compiuto i trent'anni, ma era alto e forte, la sua mascella era rigida e irremovibile come la sua convinzione. Pochi avrebbero alzato la voce contro di lui.
"Bin Mohammed voleva che io avessi la guida", disse Awad a Tarek. "Lo ha detto lui stesso". Questo non era del tutto vero; il vecchio aveva detto in diverse occasioni che vedeva il potenziale di grandezza in Awad e che aveva le doti naturali di un vero leader. Awad aveva interpretato questa affermazione come una dichiarazione di intenzioni del vecchio.
"Non mi ha mai detto nulla di simile", osò dire Tarek, per quanto lo pronunciò silenziosamente. Il suo sguardo era rivolto verso il basso, per non incrociare gli occhi scuri di Awad.
"Perché sapeva che anche tu sei un debole", lo sfidò Awad. “Dimmi, Tarek, quanto tempo è passato dall'ultima volta in cui ti sei avventurato fuori da queste mura? Per quanto tempo hai vissuto lontano dalla protezione di Bin Mohammed, senza preoccuparti di proiettili e bombe? " Awad si sporse in avanti, sopra il corpo del vecchio, mentre lui tranquillamente aggiunse: "Quanto pensi di poter durare protetto solamente dai tuoi vestiti quando prenderò il potere e ti caccerò?"
Il labbro inferiore di Tarek si mosse, ma nessun suono gli uscì dalla gola. Awad fece un sorrisetto; Tarek, piccolo e confuso, aveva paura.
"Continua", supplicò Awad. "Dimmi cosa ne pensi".
"Per quanto tempo..." Tarek deglutì. “Quanto pensi che durerai tra queste mura senza il finanziamento di Hassan bin Abdallah? Saremo nella stessa posizione. Solo in posti diversi".
Awad sorrise. "Sì. Sei astuto, Tarek. Ma io ho una soluzione". Si chinò sulla lastra e abbassò la voce. "Sostienimi in ciò che dico".
Tarek СКАЧАТЬ