Una Trappola per Zero. Джек Марс
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Название: Una Trappola per Zero

Автор: Джек Марс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Шпионские детективы

Серия:

isbn: 9781094304748

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СКАЧАТЬ Cartwright era un uomo sulla quarantina, relativamente giovane per essere un direttore della CIA, anche se i suoi folti capelli scuri avevano iniziato a diventare leggermente grigi. Fu sicuramente una coincidenza che avessero iniziato ad ingrigire proprio nello stesso periodo in cui Kent Steele era tornato.

      Reid si lasciò lentamente andare sulla sedia mentre Cartwright si sedeva sulla sedia di fronte e si schiariva la gola. "L'agente Strickland è rimasto con le tue figlie fino a quando Sara non è stata dimessa dall'ospedale", ha spiegato il direttore. "Sono su un aereo, loro tre, stanno tornando a casa mentre stiamo parlando".

      Reid emise un sospiro di sollievo, ma la sua serenità durò poco, perché sapeva che stava per arrivare la punizione.

      La porta si aprì di nuovo e la rabbia ritornò ad impossessarsi di lui quando il vicedirettore Ashleigh Riker entrò nella piccola stanza, indossando un tubino grigio e un blazer abbinato. Riker era a capo del gruppo Special Operations, una sezione della divisione Attività speciali di Cartwright che gestiva operazioni internazionali segrete.

      "Cosa ci fa lei qui?" Chiese Reid immediatamente. Il suo tono non era amichevole. Riker, secondo lui, non era una persona affidabile.

      Si sedette accanto a Cartwright e sorrise dolcemente. "Io, signor Steele, ho il piacere di comunicarle dove andrà adesso".

      Un nodo di terrore gli si formò nello stomaco. Naturalmente Riker si sarebbe divertita a comunicargli la sua punizione; il suo disprezzo per l'agente Zero e per le sue tattiche era sotto gli occhi di tutti. Reid cercò di tenere a mente che aveva messo in salvo le sue ragazze e che una punizione ora era inevitabile.

      Ma questo non rendeva più facile la situazione. "Va bene", disse tranquillamente. “Quindi, mi dica. Dove andrò?"

      "A casa", disse Riker con semplicità.

      Lo sguardo di Reid si spostò da Riker a Cartwright e poi di nuovo a Riker; non era sicuro di aver capito bene. "Come?"

      "A casa. Può andare a casa, Kent". Poi mise qualcosa sul tavolo di fronte a Reid. Una piccola chiave argentata scivolò sulla superficie levigata fino alle sue mani.

      Era la chiave delle manette. Ma lui non la prese. "Perché?"

      "Mi dispiace, non lo posso dire", scrollò le spalle Riker. "La decisione viene dai nostri superiori".

      Reid sorrise. Scoprire che non sarebbe stato gettato in una misera cella come quella di H-6 lo sollevò, ma qualcosa non gli tornava. Lo avevano minacciato, lo avevano ripudiato e avevano persino inviato altri due agenti sul campo a cercarlo... per poi liberarlo? Perché?

      Gli antidolorifici che gli erano stati dati stavano intorpidendo il suo processo di pensiero; il suo cervello non era in grado di comprendere cosa c'era dietro a quello che gli stavano dicendo. "Non capisco..."

      "Sei stato via negli ultimi cinque giorni", interruppe Cartwright. “Hai tenuto interviste e cercato un libro di testo di storia che stai correggendo. Abbiamo nomi e informazioni di contatto di diverse persone che possono confermare la storia".

      "L'uomo che ha commesso quelle atrocità nell'Europa orientale è stato affrontato dall'agente Strickland a Grodkow", disse Riker. “Si è scoperto che era un espatriato russo che fingeva di essere americano tentando di provocare conflitti internazionali tra noi e le nazioni del blocco orientale. Ha attirato un agente della CIA ed è stato ucciso a colpi di arma da fuoco".

      Reid sbatté le palpebre frastornato da tutte quelle informazioni false. Sapeva di cosa si trattava; gli stavano dando una storia di copertura, la stessa che sarebbe stata rilasciata ai governi e alle forze dell'ordine di tutto il mondo.

      Ma non poteva essere tutto finito. Sicuramente gli stavano nascondendo qualcosa - il bizzarro sorriso di Riker lo faceva presagire. "Sono stato ripudiato", disse. “Sono stato minacciato. Sono stato ignorato. Penso di aver diritto a qualche spiegazione in più".

      "Agente Zero..." Disse Riker. Poi accennò un sorriso. “Mi dispiace, vecchia abitudine. Lei non è più un agente; non più. Signor Kent, questa non è stata una nostra decisione. Come ho detto, viene dai livelli alti. Ma la verità è che, se guardiamo al complesso e non al particolare, lei ha eliminato un anello internazionale del traffico di esseri umani che affligge la CIA e l'Interpol da sei anni ormai".

      "Hai ucciso Rais e, presumibilmente, uccidendo lui hai ucciso l'ultimo degli Amon", aggiunse Cartwright.

      "Sì, ha ucciso molte persone", incalzò Riker. “Ma è stato confermato che ciascuno di loro è stato un criminale, alcuni tra i peggiori criminali. Assassini, stupratori, pedofili. Per quanto io odi ammetterlo, devo concordare con l'idea che lei abbia fatto più bene che male".

      Reid annuì lentamente, non perché fosse d'accordo con la logica, ma perché si rese conto che in quel momento era meglio smettere di discutere, accettare il perdono e tentare di comprenderlo in seguito.

      Ma aveva ancora domande. "Cosa vuol dire che non sono più un agente?"

      Riker e Cartwright si scambiarono un'occhiata. "Verrai ricollocato", gli disse Cartwright. "Sempre che tu voglia accettare l'incarico".

      "Al dipartimento di risorse nazionali", intervenne Riker, "l'ala domestica della CIA. Rimarrà comunque all'interno dell'agenzia, ma non le sarà richiesto alcun lavoro sul campo. Non dovrà più lasciare il paese o le sue ragazze. Assumerà risorse. Gestirà i debriefing. Incontrerà i diplomatici".

      "Perché?" Chiese Reid.

      "In poche parole, non vogliamo perderti", gli disse Cartwright. "preferiremmo ricollocarti piuttosto che cacciarti definitivamente".

      "E l'agente Watson?" Chiese Reid. Watson lo aveva aiutato a trovare le sue ragazze; aveva raccolto l'equipaggiamento per lui e aveva portato Reid fuori dal paese quando ne aveva avuto bisogno. Pertanto, Watson era stato catturato e trattenuto.

      "Watson è in congedo medico di otto settimane per la spalla", disse Riker. "Immagino che tornerà non appena sarà guarito".

      Reid inarcò un sopracciglio. "E Maria?" Anche lei lo aveva aiutato, anche quando la CIA le aveva ordinato di arrestare l'Agente Zero.

      "Johansson è negli Stati Uniti", rispose Cartwright. “Sta riposando qualche giorno prima della riassegnazione. Ma tornerà sul campo".

      Reid dovette trattenersi dallo scuotere visibilmente la testa. C'era sicuramente qualcosa che non andava: non era stato l'unico ad essere perdonato. Tutti coloro che erano stati coinvolti nella sua ultima furia distruttiva erano stati perdonati. Ma il suo istinto gli diceva che non era il momento o il luogo in cui discutere la scelta della CIA di lasciarlo tornare a casa.

      Ci sarebbe stato tempo dopo, quando il suo cervello non era inibito dalla mancanza di sonno e dagli antidolorifici.

      "Quindi, tutto qui?" chiese. "Posso andare?"

      "Può andare". Riker sorrise di nuovo. Non gli piaceva affatto quel sorriso sulla sua faccia.

      Cartwright guardò l'orologio. “Le tue figlie dovrebbero arrivare a Dulles tra circa... due ore. C'è un'auto ad aspettarti se la vuoi. Farai in tempo a lavarti, cambiarti e a farti trovare lì per accoglierle”.

      I due vicedirettori si alzarono dai loro posti e si diressero verso la porta.

      "Bentornato, Zero." Cartwright gli fece l'occhiolino prima di andarsene.

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