Una Amore come il Loro . Sophie Love
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      Cristiano apparve eccitato. “Mi piace moltissimo arrampicarmi!”

      “Davvero?” chiese Keira, sorpresa. Per qualche motivo non era mai venuto fuori durate le loro conversazioni.

      “Sì,” disse lui, annuendo emozionato prima di riportare l’attenzione su Bryn. “Dovrai portarmi una volta o l’altra,”

      “Ne sarei felice,” rispose lei.

      Keira sussultò. Quella conversazione la stava agitando. Voleva mettere più distanza possibile tra la sorella e Cristiano.

      Mallory sembrò adeguatamente colpita dalle capacità di scalatore dell’uomo. “Cos’altro sai fare, quindi?” chiese. “Fisicamente?”

      “Mamma,” gemette Keira. “Che razza di domanda è?”

      “Mi piace nuotare,” rispose Cristiano. Poi, con un occhiolino verso Keira, aggiunse: “E ballare tutta la notte.”

      “Davvero?” esclamò Mallory. “Conosci il flamenco?”

      “Quello è spagnolo, mamma!” gridò Keira.

      Cristiano scoppiò a ridere. Anche Bryn ridacchiò. Persino Mallory sembrò trovare divertente il proprio errore. Keira fu l’unica a non apprezzare. Che Bryn avesse ragione sul fatto che fosse rigida?

      “Quindi come è stata la tua avventura italiana?” chiese a lei la madre, tendendosi attraverso il tavolo per darle qualche leggero colpetto sulla mano. “Un altro successo?” Lanciò un rapido sguardo a Cristiano.

      Keira sentì il rossore salirle sulle guance. “È stata bellissima,” disse, cercando di allontanare la conversazione dal fatto che avesse istigato un’altra storia d’amore e per riportarla sul paese. “I panorami sono una cosa dell’altro mondo. Il cibo è incredibile. E la cultura!”

      “E non dimenticarti degli uomini,” aggiunse Bryn, agitando le sopracciglia.

      Keira le lanciò un’occhiataccia. “Sì, anche la gente è fantastica. Cristiano mi ha portato a incontrare i suoi genitori a Firenze. Sono stati super amichevoli.”

      Mallory guardò Cristiano, molto colpita. “Sei molto legato alla tua famiglia?”

      Lui sorrise e annuì. “Certo. A parte i periodi in cui lavoro fuori città, li vedo almeno una volta alla settimana.”

      “È così bello,” commentò Mallory, abbassando lo sguardo sulle lasagne con aria contemplativa. “Le mie ragazze sono sempre troppo impegnate per venire a trovarmi. Sono a solo una corsa in taxi da loro, ma è come se vivessi in Canada.”

      Bryn roteò gli occhi. “Siamo donne moderne, mamma. Noi lavoriamo.”

      “E negli ultimi due mesi ho passato circa quarantotto ore a New York!” aggiunse Keira.

      Mallory scrollò le spalle, continuando a mantenere l’espressione ferita sul volto per fare più effetto. Bryn sembrava immune a quel genere di ricatto, ma Keira ne era sempre irritata. Riteneva che la sua relazione con la madre fosse piuttosto buona. Di certo parlava spesso con lei a telefono, e la andava a trovare di frequente. Mallory non era affatto una povera signora anziana che rimaneva a casa da sola tutto il giorno! Anche se era andata in pensione, aveva molti amici e ogni genere di hobby con cui occupare il suo tempo.

      “Come sono le lasagne?” chiese allora la madre a Cristiano. “Immagino che non si possano paragonare alla ricetta di tua mamma, vero?”

      Bryn scoppiò a ridere davanti al tono sconsolato della donna. Keira invece non era dell’umore di incoraggiarla. Rispose prima ancora che Cristiano potesse farlo, cercando di evitargli una scena pubblica imbarazzante.

      “Certo che no,” disse. “Il nostro cibo è completamente diverso. La maggior parte è importato. Voglio dire, gli ingredienti italiano sono così freschi e nutrienti.” Punzecchiò la sua pasta gommosa con la forchetta. “Persino i pomodori hanno un sapore differente in Italia.”

      “Ma anche il cibo americano è buono,” aggiunse con diplomazia Cristiano. “Keira e io siamo andati a mangiare dei bagel per colazione, stamattina. È stato emozionante.”

      Bryn fece una smorfia per indicare che trovava adorabile l’emozione di Cristiano per i bagel. Keira non riuscì a sopportare il modo in cui lo guardava, come se fosse un cucciolo carino.

      “E per quanto rimarrai a New York?” chiese Mallory.

      ‘Fantastico,’ pensò Keira. ‘Di nuovo questa domanda.’

      “Ancora non lo so,” rispose Cristiano. “Ma non ho nessun motivo per andarmene in fretta.”

      Sulla fronte di Mallory apparve una ruga perplessa. “No? Non hai un lavoro a casa a cui tornare?”

      Cristiano scosse con noncuranza il capo. “Faccio solo lavori occasionali e la maggior parte sono durante l’estate. La guida turistica. Servo ai tavoli al ristorante. Quel tipo di occupazione.”

      Keira notò il modo in cui la ruga sulla fronte della madre si approfondì.

      “Lavori occasionali?” ripeté, con un tono che rivelava la sua contrarietà.

      “La cose sono diverse là,” spiegò Keira. “La cultura è diversa. La gente non si accapiglia per una promozione come facciamo qui.”

      “Ma non è più un ragazzino,” disse esasperata Mallory a Keira. “Non dovrebbe avere qualche idea di che cosa vuole fare della sua vita?”

      “Mamma!” esclamò Keira.

      Cristiano si limitò a ridere, trovando chissà come un lato buffo in quella situazione. “Un giorno troverò la mia strada, Mallory,” la rassicurò. “Non ho fretta.”

      Spostò serenamente lo sguardo sulle sue lasagne. Al di sopra della sua testa, Mallory lanciò a Keira un’espressione afflitta. Se credeva che la figlia fosse in ritardo per accasarsi e iniziare a fare figli, che cosa mai poteva pensare del fatto che Cristiano ancora non avesse trovato un suo percorso lavorativo?

      Una volta che ebbero svuotato i piatti, Mallory andò a prendere il dessert. Gelato. Keira aveva mangiato talmente tanto gelato in Italia che era l’ultima cosa che voleva, specialmente il misero sostituto americano che sua madre aveva comprato. Ma Cristiano fu educato come sempre e mentre mangiava fece tutti i commenti appropriati.

      “Siete tutti stretti nell’appartamento di Bryn in questo momento?” chiese Mallory.

      “Gli ho lasciato il letto,” rispose la sorella, sembrando orgogliosa di aver messo le necessità di qualcun altro davanti alle proprie, forse per la prima volta nella sua vita.

      “Perché non rimanete qui?” suggerì la madre. “Keira ha la sua camera da letto.”

      “Davvero?” chiese Cristiano, accigliandosi leggermente come se non riuscisse a capire perché Keira avesse preferito il divano della sorella invece della propria stanza.

      Lei scosse la testa. “Non è una buona idea,” gli disse sottovoce. “Il viaggio per arrivare a lavoro da qui è una sofferenza.”

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