Morte al College . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Morte al College - Блейк Пирс страница 6

СКАЧАТЬ sul letto e iniziò a piangere.

      Dopo un po’, sentì qualcuno bussare alla porta. Non sapeva quanto tempo fosse passato.

      “April, posso entrare?” la madre chiese.

      “Sì” rispose la ragazza con voce strozzata.

      April si mise a sedere, mentre la mamma entrava in camera sua con un panino a base di formaggio grigliato in un piatto. La donna sorrise, comprensiva.

      “Gabriela ha pensato che possa andar giù meglio del tapado” la mamma disse. “E’ preoccupata che tu stia male, se non mangi. E anch’io sono preoccupata.”

      April sorrise tra le lacrime. Era un gesto molto dolce da parte di Gabriela e della mamma.

      “Grazie” riuscì a rispondere.

      Si asciugò le lacrime e diede un morso al panino. La mamma sedette sul letto accanto a lei e le prese la mano.

      “Hai voglia di parlarne?” chiese alla figlia.

      April soffocò un singhiozzo. Per qualche ragione, si ritrovò a ripensare al fatto che la sua migliore amica, Crystal, aveva recentemente traslocato. Suo padre Blaine era stato picchiato brutalmente lì in quella casa. Sebbene lui e sua madre fossero attratti l’uno dall’altra, ne era rimasto talmente scioccato da decidere di traslocare.

      “Ho la stranissima sensazione” April iniziò “che sia stata colpa mia, in qualche modo. Continuano ad accaderci delle cose terribili, ed è quasi come se fosse una cosa contagiosa. So che non ha alcun senso ma …”

      “So come ti senti” la mamma la interruppe.

      April era sorpresa. “Davvero?”

      L’espressione della mamma si intristì.

      “Anch’io mi sento così spesso” disse. “Il mio lavoro è pericoloso. E mette tutti quelli che amo in pericolo. Mi fa sentire in colpa. Molto.”

      “Ma non è colpa tua” April osservò.

      “Allora come mai pensi che sia colpa tua?”

      April non seppe che cosa rispondere.

      “Che cos’altro ti preoccupa?” la mamma chiese.

      April rifletté per un momento.

      “Mamma, Jilly ha ragione. Non penso che Lois si sia suicidata. E anche Tiffany la pensa allo stesso modo. Conoscevo Lois. Era felice, una delle persone più solari che avessi mai incontrato. E Tiffany la guardava con ammirazione. Era l’eroina di Tiffany. Non ha alcun senso.”

      April intuì dall’espressione materna che non le credeva.

      Crede solo che io sia isterica, pensò April.

      “April, la polizia crede che si tratti di suicidio, e la madre ed il padre—”

      “Allora si sbagliano” April disse, sorpresa dalla durezza della propria voce. “Mamma, devi controllare. Conosci questo genere di cose più di tutti loro. Anche più della polizia.”

      La mamma scosse tristemente la testa.

      “April, non posso farlo. Non posso semplicemente cominciare ad indagare su un caso che è già stato chiuso. Pensa a come si sentirebbe la famiglia a riguardo.”

      April fece uno sforzo enorme per impedirsi di scoppiare di nuovo a piangere.

      “Mamma, ti supplico. Se Tiffany non dovesse mai scoprire la verità, la sua vita sarebbe rovinata. Non riuscirà mai a superarla. Ti prego, ti prego, fai qualcosa.”

      Era un enorme favore da chiedere, ed April ne era consapevole. La mamma non rispose per un istante. Si alzò e si diresse alla finestra della camera, guardando fuori. Sembrava stesse riflettendo.

      Continuando a guardare fuori, la mamma infine disse: “Andrò a parlare con i genitori di Tiffany domani. Cioè, sempre che intendano parlare con me. E’ tutto quello che posso fare.”

      “Posso venire con te?” April chiese.

      “Hai la scuola domani” la mamma disse.

      “Facciamolo dopo la scuola, allora.”

      La donna divenne di nuovo silenziosa, per poi aggiungere semplicemente: “OK.”

      April si alzò dal letto ed abbracciò forte la madre. Voleva dirle grazie, ma le era troppo grata, perché le parole venissero fuori.

      Se c’è qualcuno in grado di scoprire che cosa c’è che non va, quella è la mamma, April pensò.

      CAPITOLO TRE

      Il pomeriggio seguente, Riley portò April a casa dei Pennington. Sebbene avesse molti dubbi sul fatto che Lois fosse stata uccisa, Riley era certa che quella fosse la cosa giusta da fare.

      Lo devo ad April, pensò mentre guidava.

      Dopotutto, sapeva come ci si sentiva ad essere sicuri di qualcosa e a non avere nessuno che ti credesse.

      Ed April sembrava sicura che ci fosse qualcosa di sbagliato.

      Per quanto riguardava Riley, l’istinto non le diceva ancora nulla. Ma, mentre guidava in quel quartiere, tra i più raffinati di Fredericksburg, si trovò a pensare che spesso i mostri si nascondevano dietro le facciate più pacifiche. Molte delle case incantevoli, davanti alle quali erano passate, senz’altro contenevano oscuri segreti. Aveva visto troppo male nella sua vita per non saperlo bene.

      E, indipendentemente dal fatto che la morte di Lois fosse dovuta a un suicidio o ad un omicidio, era certo che un mostro aveva invaso la casa apparentemente felice dei Pennington.

      Riley parcheggiò sulla strada di fronte all’abitazione. Era una grande casa, che si sviluppava su tre piani e occupava un lotto piuttosto ampio. Riley ricordò ciò che Ryan aveva detto riguardo alla famiglia.

      “Non esattamente ricchi, ma certo benestanti.”

      La casa confermava le sue parole. Si trattava di una bella casa, di livello, in un bel quartiere. L’unico elemento insolito era il nastro della polizia sulle porte del garage, una costruzione separata, dove la famiglia aveva trovato il corpo della figlia, impiccato a una corda.

      Riley ed April, uscite dall’auto, si diressero verso la casa, sferzate dal vento freddo. Diverse auto erano parcheggiate nel vialetto d’accesso.

      Suonarono il campanello, e Tiffany le accolse. April si lanciò tra le braccia di Tiffany, ed entrambe le ragazze cominciarono a singhiozzare.

      “Oh, Tiffany, mi dispiace tanto” April disse.

      “Grazie, grazie di essere venuta” Tiffany rispose.

      Il loro condividere quel dolore fece venire a Riley un nodo alla gola. Le due ragazze sembravano così giovani in quel momento, poco più che due bambine. Sembrava orribilmente ingiusto che dovessero vivere un’esperienza così terribile.

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