Morte al College . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Morte al College - Блейк Пирс страница 13

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      Ma, prima che Riley potesse mettere in moto la propria auto, il suo cellulare cominciò a vibrare.

      “Sono Hazel Webber” una voce disse.

      Riley era stupita. La receptionist doveva averla contattata immediatamente, dopo la conclusione della telefonata con Riley. Certamente non si aspettava di ricevere una sua chiamata, ancor meno di riceverla così in fretta.

      “Come posso aiutarla?” la Webber le domandò.

      Riley spiegò nuovamente che intendeva parlarle di alcune “questioni rimaste in sospeso” relativamente alla morte di sua figlia.

      “Potrebbe essere un po’ più specifica?” la deputata chiese.

      “Preferirei farlo di persona” Riley disse.

      La Webber restò in silenzio per un istante.

      “Temo che sia impossibile” la Webber disse. “E pregherei lei ed i suoi superiori di non turbare ulteriormente me e la mia famiglia. Proprio ora stiamo iniziando a guarire. Sono sicura che lei capisca.”

      Riley fu colpita dal tono gelido della donna. Non vi trovò la benché minima traccia di dolore.

      “Deputata Webber, se soltanto lei potesse dedicarmi un attimo del suo tempo …”.

      “Le ho detto di no.”

      Con questo, la donna mise fine alla telefonata.

      Riley rimase senza parole. Non aveva idea di come interpretare quello scambio brusco e imbarazzante.

      Tutto quello che sapeva di sicuro era che aveva toccato un nervo scoperto con la deputata.

      E che doveva immediatamente recarsi nel Maryland.

      *

      Fu un piacevole viaggio di due ore. Visto che era una bella giornata, Riley prese una strada che includeva il Chesapeake Bay Bridge, pagando il pedaggio per potersi godere il passaggio sull’acqua.

      Presto si ritrovò nella campagna del Maryland, dove splendide recinzioni delimitavano i pascoli, e viali fiancheggiati da alberi conducevano ad eleganti case e stalle, distanti dalla strada.

      Parcheggiò davanti al cancello, fuori dalla proprietà dei Webber. Una robusta guardia in divisa uscì dal gabbiotto e le si avvicinò.

      Riley mostrò il distintivo alla guardia, e si presentò.

      “Sono qui per vedere la Deputata Webber” disse.

      La guardia si allontanò e parlò nel microfono. Poi, si riavvicinò di nuovo a Riley.

      “La deputata dice che dev’esserci una sorta di errore” disse. “Non la sta aspettando.”

      Riley allargò quanto più possibile il sorriso.

      “Oh, è troppo occupata al momento? D’accordo, non ho impegni. Aspetterò qui finché non potrà ricevermi.”

      La guardia s’incupì, tentando di apparire intimidatorio.

      “Temo che dovrà andarsene, signora” osservò.

      Riley alzò le spalle, ed agì come se non avesse colto il messaggio.

      “Oh, davvero, per me va bene. Non c’è nessun problema. Posso aspettare qui.”

      La guardia indietreggiò, e parlò di nuovo nel microfono. Dopo aver osservato silenziosamente Riley per un momento, entrò nel suo gabbiotto e aprì il cancello. Riley lo oltrepassò.

      Attraversò un ampio pascolo ricoperto di neve, dove un paio di cavalli trottavano liberi. Era una scena pacifica.

      Quando raggiunse la casa, si rese conto del fatto che era anche più grande di quanto pensasse, una villa contemporanea. Scorse altri edifici ben tenuti proprio al di là di una lieve salita nel paesaggio ondulato.

      Un uomo asiatico l’accolse silenziosamente alla porta. Era grosso quasi quanto un lottatore di sumo, il che faceva sembrare il suo completo da maggiordomo grottescamente inappropriato. Accompagnò Riley attraverso un corridoio a volta con un parquet rossastro, dall’aspetto costoso.

      Infine, fu accolta da una donna minuta, dall’aspetto arcigno, che silenziosamente la condusse in un ufficio ordinato quasi sinistramente.

      “Aspetti qui” la donna disse.

      Si allontanò, chiudendo la porta dietro di sé.

      Riley sedette su una sedia accanto alla scrivania. I minuti trascorsero. Fu tentata di dare un’occhiata ai materiali sulla scrivania o persino al computer. Ma sapeva che, probabilmente, stavano registrando ogni sua mossa mediante le telecamere di sicurezza.

      Finalmente, la Deputata Hazel Webber entrò nella stanza.

      Era una donna alta, magra ma imponente. Sembrava troppo giovane per essere stata al Congresso, per tutti gli anni che Riley ricordava, e anche per avere una figlia in età da college. Una certa rigidità intorno agli occhi poteva essere abituale o indotta dal Botox, o da entrambi.

      Riley ricordò di averla vista in televisione. Normalmente, quando incontrava qualcuno che aveva visto sul piccolo schermo, era colpita da quanto apparisse diverso nella vita reale. Stranamente, Hazel Webber appariva esattamente uguale. Come se fosse davvero a due dimensioni, un essere umano innaturalmente superficiale in ogni modo possibile.

      Anche il suo outfit disorientava Riley. Perché indossava una giacca sul maglioncino? La casa era certamente abbastanza calda.

      Immagino che faccia parte del suo stile, Riley pensò.

      La giacca le conferiva un aspetto più formale e professionale, rispetto a un paio di pantaloni e un maglione. Forse, rappresentava anche una sorta di armatura, una protezione contro qualsiasi autentico contatto umano.

      Riley si alzò per presentarsi, ma fu la Webber a parlare.

      “Agente Riley Paige, BAU” disse. “Lo so.”

      Senza aggiungere un’altra parola, si sedette alla sua scrivania.

      “Che cosa è venuta a dirmi?” la deputata domandò.

      Riley fu assalita da un senso di allarme. Naturalmente, non aveva nulla da dirle. Tutta la sua visita era un bluff, e la Webber le apparve improvvisamente come il tipo di donna che non si faceva facilmente ingannare. Riley non riusciva a comprenderla, ma doveva portare acqua al proprio mulino, in ogni modo.

      “In realtà sono qui per chiederle delle informazioni” Riley disse. “Suo marito è in casa?”

      “Sì” la donna rispose.

      “Sarebbe possibile parlare con entrambi?”

      “Lui sa che lei è qui.”

      Non aver ricevuto alcuna risposta disarmò Riley, che nascose l’imbarazzo reggendo lo sguardo fisso della sua interlocutrice, con i suoi freddi occhi blu. Riley non sussultò. СКАЧАТЬ