La moglie perfetta . Блейк Пирс
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       CAPITOLO DODICI

       CAPITOLO TREDICI

       CAPITOLO QUATTORDICI

       CAPITOLO QUINDICI

       CAPITOLO SEDICI

       CAPITOLO DICIASSETTE

       CAPITOLO DICIOTTO

       CAPITOLO DICIANNOVE

       CAPITOLO VENTI

       CAPITOLO VENTUNO

       CAPITOLO VENTIDUE

       CAPITOLO VENTITRÉ

       CAPITOLO VENTIQUATTRO

       CAPITOLO VENTICINQUE

       CAPITOLO VENTISEI

       CAPITOLO VENTISETTE

       CAPITOLO VENTOTTO

       CAPITOLO VENTINOVE

       CAPITOLO TRENTA

       CAPITOLO TRENTUNO

       CAPITOLO TRENTADUE

       CAPITOLO TRENTATRÉ

      CAPITOLO UNO

      Jessie Hunt, esausta e sudata, lasciò cadere l’ultimo scatolone sul tappeto della sala da pranzo. Sentiva già i crampi ai muscoli e sapeva per certo che domani sarebbe stata decisamente dolorante.

      Ma guardando Kyle, non poté che sorridere. Avevano ufficialmente traslocato. L’ampio sorriso che aveva stampato in faccia le diceva che stava pensando anche lui la stessa cosa. Aveva la camicia bagnata fradicia, ma Jessie non vi diede importanza quando le si avvicinò e la strinse in un forte abbraccio.

      “Adesso abitiamo qui,” le sussurrò in un orecchio, prima di baciarla delicatamente sul collo. “Penso che abbiamo diritto a un brindisi di festeggiamento, no?”

      “Decisamente,” confermò lei.

      “Champagne? Birra?”

      “Magari una birra,” suggerì Jessie, “e un chaser di Gatorade. Ho come l’impressione che tutto il mio corpo potrebbe bloccarsi da un secondo all’altro.”

      “Torno subito,” disse Kyle, e andò verso la cucina.

      Jessie si spostò dalla sala da pranzo al salotto e si lasciò cadere sul divano, sentendo la camicia zuppa di sudore schiacciata tra la sua schiena e il lenzuolo che copriva parte dell’arredamento. Era fine agosto, e anche nella comunità costiera di Westport Beach nella Contea di Orange faceva caldo e c’era umido. La temperatura faceva fatica a stare sotto ai 30 gradi.

      Ovviamente non era nulla confronto alla situazione nel centro di Los Angeles, dove avevano vissuto fino a quella mattina. Circondati da asfalto, cemento e scintillanti grattacieli, Jessie spesso usciva dal loro appartamento dovendo affrontare, negli ultimi caldi estivi, temperature che sfioravano i quaranta gradi. Al confronto questo era una vera e propria boccata di vita.

      Jessie ricordò a se stessa che quello era esattamente il genere di vantaggio che giustificava quell’allontanamento dalla vita familiare che aveva imparato ad amare in città. Ora avrebbe scambiato l’eccitazione delle trafficate strade di LA con le fresche brezze dell’oceano. Al posto di nuovi ristoranti alla moda, avrebbero frequentato baretti affacciati sul mare. Invece di prendere la metro o un Uber per andare all’inaugurazione di una galleria, avrebbero dato un’occhiata a una competizione di yacht nel porto. E ovviamente c’erano tutti quei soldi in più. Ci sarebbe voluto un po’ ad abituarcisi. Ma aveva promesso a suo marito che avrebbe abbracciato la loro nuova vita, e intendeva mantenere la parola data.

      Kyle entrò nella stanza portando le birre e i Gatorade. Si era tolto la camicia bagnata. Jessie finse noncuranza nei riguardi degli addominali e del petto impressionanti del marito. Come riuscisse a mantenere quel fisico lavorando tutte quelle ore in azienda era una cosa che non riusciva proprio a capire. Ma certo non se ne lamentava.

      Le si avvicinò, le porse il bicchiere e si sedette accanto a lei.

      “Sapevi che c’era un frigo per il vino nella dispensa?” le chiese.

      “Sì,” gli rispose, ridendo incredula. “Non l’avevi notato quando siamo venuti a vedere la casa le ultime due volte?”

      “Avevo dato per scontato che fosse un altro ripostiglio, quindi non l’ho mai davvero aperto fino ad ora. Una figata, eh?”

      “Sì, proprio una figata, bello mio,” ammise Jessie, meravigliandosi che quei riccioli biondi e corti gli stessero perfettamente in ordine, per quanto tutto il resto fosse ora in condizioni disastrose.

      “Sei tu la bella qui,” le disse scostandole i capelli castano chiaro che le arrivavano alle spalle e fissando i proprio occhi blu e penetranti in quelli verdi di lei. “È una bella cosa che ti abbia tirata fuori da LA. Ero stufo di tutti quegli hipster con il Fedora in testa che ti facevano il filo.”

      “I Fedora non erano un grosso richiamo, devo dire. Facevo fatica a vedere che faccia avessero e decidere se fossero o meno il mio tipo.”

      “È perché sei un’Amazzone,” le disse, fingendo di non ingelosirsi per la sua delicata canzonatura. “Chiunque sia sotto il metro e ottanta deve piegare il collo indietro per guardare una sventola come te.”

      “Non è il tuo caso, però,” mormorò Jessie sottovoce, dimenticando improvvisamente dolorini e doloretti e tirandolo più vicino a sé. “Sono sempre io che alzo la testa per guardare te, bel pezzo di ragazzo.”

      Stava quasi per sfiorare la sue labbra con le proprie quando suonò il campanello.

      “Dev’essere uno scherzo,” sbuffò Jessie.

      “Perché СКАЧАТЬ