Scherzi Del Natale. Marco Fogliani
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Название: Scherzi Del Natale

Автор: Marco Fogliani

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Зарубежное фэнтези

Серия:

isbn: 9788873045465

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СКАЧАТЬ Adesso che tutto quanto ho costruito con tua madre viene messo in discussione, ho sentito l'esigenza di un ritorno al passato, a quello che per me da giovane era importante. A S. Vittorino una volta c'erano una casa di riposo ed un gruppo di volontari che almeno due volte a settimana si organizzava per andare a trovare quei vecchietti, a portar loro un po' di compagnia e di affetto. Fortunati loro, ma soprattutto fortunati noi, che avevamo modo di vivere e conoscere un po' l'amore, il lato migliore di noi stessi. Quei volontari e quei vecchietti ci sono ancora, anche se ovviamente sono altre persone. E l'esigenza di riscoprire il lato migliore di me stesso è ritornata. Potrebbe essere una bella esperienza anche per te, vedrai. Conoscerai gente simpatica, e in gamba."

      Chiara rimase impassibile. Trovavo in lei qualcosa di strano, senza riuscire a capire esattamente cosa.

      "E poi c'è un altro motivo per cui vado a S. Vittorino, sempre legato alla mia adolescenza. Ma te ne parlerò al ritorno, così avrai modo di capirlo meglio."

      Pochi giorni che non vedevo mia figlia, e già mi sembrava cambiata. Più adulta, direi. Sicuramente era lei a risentire di più della mia lontananza da casa.

      "E tu come hai passato la Vigilia? Come ti trovi con quell'amico di tua madre?", le chiesi.

      "Niente di speciale. Ha un sacco di soldi, e mi riempie di regali. Credo che se dicessi che voglio il motorino lo troverei pronto in garage il giorno dopo. Mi dà un po' fastidio. Mi dà come l'impressione che cerchi sempre di comprare il mio favore."

      "Non devi biasimarlo troppo. Ognuno usa i mezzi che ha, e lui ha quelli. E poi dietro questo atteggiamento c'è tua mamma. Non è che voglia parlar male di lei, intendiamoci: ma la conosco bene. Io non credo che lui abbia conquistato tua mamma comprandola, ma che sia lei ad essersi venduta. Sono convinto che se avessi avuto uno stipendio doppio di quello che ho, non mi avrebbe lasciato. Ma purtroppo sono quello che sono."

      In fondo, pensai tra me, questa situazione per me un domani avrebbe potuto avere i suoi vantaggi: magari non mi sarei dovuto svenare per gli alimenti, come succede a tanti.

      "Si, anch'io ho avuto l'impressione che ci fosse mamma dietro ad alcuni regali. Vuoi una gomma da masticare?", mi chiese.

      "Sai che detesto le gomme da masticare. E soprattutto detesto vedere te che le mastichi in continuazione", risposi così d'istinto.

      Lei rimise dentro le gomme, anche la sua, senza fiatare. Si, mia figlia era davvero cambiata. Forse avevo dato la risposta sbagliata: magari un domani Chiara per poter masticare liberamente non avrebbe più voluto vedermi. Però rimasi sulla mia posizione, e non dissi nulla.

      Arrivammo alla salita di S. Vittorino e trovai parcheggio. Salimmo a piedi fino alla piazza principale, dove si concentravano gli edifici più importanti del paese, tra cui la chiesa principale.

      "In genere vado coi ragazzi alla messa delle undici, ma oggi ho fatto molto tardi. E' inutile entrare a quest'ora."

      Vicino alla chiesa un gruppo di ragazzi chiacchierava attorno a una chitarra.

      "Vieni, ti presento alcuni dei volontari. Loro sono quelli che non credono, o meglio che credono a qualcos'altro."

      Chiara fu accolta con simpatia. A prima vista mi parve che si trovasse a suo agio, e che riscuotesse un certo successo. Poi la gente cominciò ad uscire dalla chiesa, ed il nostro gruppo si accrebbe di nuovi elementi, alcuni dei quali vestiti nel modo tipico degli scout. Qualche saluto, poche chiacchiere ed in breve tempo furono composti gli equipaggi delle poche vetture e moto disponibili. Vista l'assenza dei mezzi pubblici per il Natale, qualche macchina avrebbe fatto due volte il percorso fino alla vicina casa di cura per poter accompagnare tutti.

      Al nostro arrivo si può dire metaforicamente, come di consueto e per quanto l'età e le loro capacità fisiche lo consentissero, che il personale ed i malati ci corsero incontro a braccia aperte.

      La domenica in genere è giorno di visite di amici e parenti, e il nostro arrivo garantiva un minimo di affetto ed attenzione anche agli ospiti meno fortunati, che di fatto sembravano non avere nessuno, fuori della casa di cura, che si interessasse a loro. Inoltre il sostegno puntuale e costante dei volontari consentiva alla direttrice un risparmio economico non banale, garantendo al personale effettivo il rispetto del loro sacro riposo settimanale senza troppi costi aggiuntivi.

      Ciononostante mi presi anche stavolta il giusto rimbrotto dalla direttrice:

      "Ti sei ricordato della dichiarazione dell'associazione? O vuoi che se arriva la finanza ci faccia chiudere perché trova dei lavoratori in nero?"

      Comprendevo perfettamente le sue esigenze, ma con la mia situazione ed i miei problemi mi era completamente uscito di mente.

      "Non solo ho dimenticato, ma se verrà la finanza ti accuseranno anche di sfruttamento del lavoro minorile. Ho portato mia figlia. Però adesso ne parlo col capo scout, che è più giovane e giudizioso di me e di certo non si dimenticherà. Dammi giusto il tempo di salutare Lara."

      Qualcuno scherzando diceva che Lara era la mia ragazza. Lo era stata, in gioventù; e in particolare adesso, se qualcuno mi avesse chiesto chi ritenessi la mia anima gemella, avrei detto lei. Il primo amore, si sa, non si scorda mai, anche se una brutta malattia te lo porta sulla sedia a rotelle sin da giovane. Non mi sentivo un vigliacco. Non ero stato io a lasciarla, ma la sua famiglia mi ci aveva costretto, per il mio bene. E ora, guardando mia figlia quasi adulta, capivo quanto avessero avuto ragione.

      Andai dentro a prendere Lara, appisolata o ipnotizzata insieme ad altre in salone davanti al televisore acceso, e la portai fuori in giardino, al sole vicino ai gelsomini, che era il posto che preferiva.

      "Ciao Lara", le dissi. "Ti ricordi di me?"

      "Vagamente", mi rispose guardandomi con quei suoi occhioni buoni e sorridenti. Le avevo posto la stessa domanda la settimana prima, e lei candidamente aveva detto no. Ma non me ne ero dispiaciuto.

      "Ti tengo un po' compagnia finché non arrivano tua sorella e i tuoi nipoti. E' questione di poco, presto saranno qui."

      Cominciai a parlarle, ricordando alcuni episodi ed alcune gite che avevamo vissuto insieme da giovani. Chissà che parlandone non le tornasse in mente qualcosa. Avrei dovuto cercare a casa qualche foto di quei tempi, di noi due insieme; ma trovarle adesso, con la mia attuale situazione familiare, mi sembrava una cosa assai improbabile.

      I ragazzi, come al solito, si erano divisi in tre gruppi: uno in cucina ad aiutare per il pranzo, e gli altri due, vista la bella giornata, in giardino, alcuni a sistemare le piante e tutti gli altri ad intrattenere gli ospiti (quasi tutte donne) parlando e a volte suonando. Chiara durante la giornata ebbe modo di partecipare a ciascuno di questi gruppi, cominciando da quello del pranzo: strano a dirsi, per lei che a casa sua non si dedicava mai alla cucina se non per lo strettissimo necessario.

      Verso mezzogiorno arrivò la sorella di Lara con la famiglia. Il suo affetto, la sua cordialità e la sua simpatia si erano mantenuti immutati rispetto a quando era ragazza, prima della comparsa della malattia di Lara, e si erano trasmessi anche ai suoi due figli, ormai anch'essi maggiorenni. Ed anche con suo marito, che avevo conosciuto prima del loro fidanzamento, ero in ottimi rapporti. Perciò il loro arrivo fu una gran gioia anche per me, oltre che per Lara.

      "Ragazzi, ho una sorpresa per voi. Voglio presentarvi mia figlia, Chiara, che oggi ha deciso di passare il Natale con me."

      Andai a prelevarla dalla cucina per le presentazioni. Che strano effetto!

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