Название: L’ascesa Del Prode
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Героическая фантастика
Серия: Re e Stregoni
isbn: 9781632913326
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“Kyra,” iniziò Anvin. “Tuo padre non ti permetterà mai…”
“È la mia scelta, no?” rispose lei.
Lui si accigliò e si portò le mani ai fianchi.
“Quello non è un cavallo,” insistette. “È una creatura selvaggia.”
“Ti ucciderà all’istante,” aggiunse Baylor.
Kyra si voltò verso di lui.
“Non sei stato tu a dirmi di fidarmi del mio istinto?” gli chiese. “Bene, questo è ciò che il mio istinto mi dice. Questo animale e io ora ci apparteniamo.”
Il solzor tirò improvvisamente indietro le grosse gambe, calciò contro un altro cancello di legno e fece volare schegge ovunque addosso agli uomini. Kyra era impressionata. Era selvaggio e indomito, magnifico, un animale troppo grande per quel posto, troppo grande per stare in cattività e molto superiore agli altri.
“Perché dovrebbe ottenerlo?” chiese Brandon facendosi avanti e spingendo gli altri da parte. “Io sono più grande, dopotutto. Lo voglio io.”
Prima che lei potesse rispondere, Brandon si fece avanti come per prenderlo. Fece per saltargli in groppa e quando fece così il solzor sgroppò selvaggiamente e lo disarcionò. Brandon volò dall’altra parte della scuderia e andò a sbattere contro una parete.
Allora accorse Braxton, anche lui come per impossessarsene e subito la bestia fece ruotare la testa di lato e gli ferì un braccio con le affilate zanne.
Sanguinante Braxton gridò e scappò correndo dalla scuderia tenendosi stretto il braccio. Brandon si rimise in piedi e lo seguì dappresso mentre il solzor lo mancava per un pelo nel tentativo di morderlo.
Kyra rimase al suo posto, come ipnotizzata, ma in qualche modo senza provare alcuna paura. Sapeva che per lei sarebbe stato diverso. Provava un collegamento con quella bestia, lo stesso legame che aveva con Theo.
Improvvisamente si fece avanti coraggiosamente portandosi dritto davanti a lui, alla portata delle sue fauci letali. Voleva dimostrare al solzor che poteva fidarsi di lei.
“Kyra!” gridò Anvin con voce preoccupata. “Stai indietro!”
Ma Kyra lo ignorò. Rimase lì guardando la bestia negli occhi.
Il solzor ricambiò lo sguardo emanando un sommesso ringhio dalla gola, come se dibattuto sul da farsi. Kyra tremava dalla paura, ma non lo diede a vedere.
Si sforzò invece di dimostrare il suo coraggio. Sollevò lentamente una mano, fece un passo in avanti e toccò il pelo scarlatto. La bestia ringhiò con maggiore vigore, mostrando le zanne, e Kyra poté sentire la sua rabbia e frustrazione.
“Slegatelo,” ordinò agli altri.
“Cosa?” chiese uno degli altri.
“Non è una saggia decisione,” esclamò Baylor con voce colma di paura.
“Fate come dico!” insistette lei sentendo la forza salire dentro di sé, come se la volontà della creatura le passasse attraverso.
Dietro di lei i soldati si affrettarono con le chiavi e aprirono le catene. Per tutto il tempo la bestia non le levò mai gli occhi di dosso, ringhiando come se la stesse chiamando, come per sfidarla.
Non appena si trovò slegata, la creatura pestò le gambe a terra come a minacciare un attacco.
Ma stranamente non fece nulla. Invece continuò a guardare Kyra fissando i propri occhi nei suoi e il suo sguardo di rabbia lentamente si trasformò in un’occhiata di tolleranza. Forse addirittura di gratitudine.
Sebbene leggermente, sembrò abbassare la testa: si trattava di un gesto di sottomissione, quasi impercettibile eppure tale che lei potesse scorgerlo.
Kyra si fece avanti, si tenne alla criniera e con una rapida mossa montò in sella.
Tutti nella stanza sussultarono.
Inizialmente la bestia rabbrividì e iniziò a scalpitare. Ma Kyra sentiva che lo faceva per mettersi in mostra. Non voleva veramente disarcionarla. Voleva solo far capire chi comandava e farla stare sulle spine. Voleva farle sapere che lui era una creatura selvaggia, una creatura che non poteva essere domata da nessuno.
Non ho alcuna intenzione di domarti, disse Kyra con il pensiero. Desidero solo essere tua compagna in battaglia.
Il solzor si calmò, continuando a scalpitare ma non così selvaggiamente, come se l’avesse udita. Presto smise di muoversi, perfettamente immobile sotto di lei, soffiando nei confronti degli altri come a volerla proteggere.
Kyra, seduta sul dorso del solzor, ora calmo, abbassò lo sguardo e osservò gli altri. Un mare di volti scioccati e bocche aperte la guardavano.
Kyra mostrò un largo sorriso provando un enorme senso di trionfo.
“Questo,” disse, “è quello che scelgo. E si chiama Andor.”
Kyra cavalcava Andor al passo verso il centro del cortile di Argos e tutti gli uomini di suo padre, forti soldati, si fermavano a guardarla con ammirazione mentre avanzava. Chiaramente non avevano mai visto una cosa del genere.
Kyra si teneva delicatamente alla criniera cercando di tenerlo calmo mentre lui ringhiava sommessamente verso tutti, guardandoli torvo, come a volersi vendicare di essere stato tenuto prigioniero. Kyra si teneva in perfetto equilibrio dopo che Baylor aveva sistemato una sella completamente nuova su di lui e si stava cercando di abituare a cavalcare da quell’altezza. Si sentiva più potente che mai con quella bestia sotto di sé.
Accanto a lei Dierdre cavalcava una bellissima giumenta, una cavalla che Baylor aveva scelto per lei, e le due camminavano nella neve fino a che Kyra scorse suo padre in lontananza, in piedi accanto al cancello in attesa. Era lì con i suoi uomini, tutti aspettando di vederla partire e anche loro sollevarono lo sguardo con paura e ammirazione, impressionati che potesse cavalcare quell’animale. Kyra vide l’ammirazione nei loro occhi e questo le diede coraggio per il viaggio che aveva davanti a sé. Se Theo non fosse tornato da lei almeno avrebbe avuto quella magnifica creatura con sé.
Quando raggiunse suo padre Kyra scese e guidò Andor per la criniera vedendo la preoccupazione negli occhi dell’uomo. Non sapeva se fosse per quella bestia o per il viaggio che la attendeva. Il suo sguardo di preoccupazione la rassicurò, le fece capire che non era l’unica ad avere paura di ciò che la aspettava e dopotutto si preoccupava per lei. Per un brevissimo istante lasciò andare la tensione e le rivolse uno sguardo che solo lei poteva riconoscer: l’amore di un padre. Capì che era combattuto nel mandarla a compiere quell’impresa.
Si fermò a qualche passo da lui e tutto rimase in silenzio mentre gli uomini si raccoglievano attorno a loro e li guardavano.
Lei gli sorrise.
“Non preoccuparti, padre,” gli disse. “Mi hai cresciuta per essere forte.”
Lui annuì, fingendo di essere rassicurato, ma lei vide che non era così. Era ancora, soprattutto, suo padre.
Lui sollevò lo sguardo scrutando il cielo.
“Se СКАЧАТЬ