Concessione D’armi . Морган Райс
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Читать онлайн книгу Concessione D’armi - Морган Райс страница 4

СКАЧАТЬ Spada non ha lasciato l’Anello,” suggerì O’Connor. “Non è ancora passata dall’altra parte. È caduta giù dritta. È incastrata tra due mondi.”

      “E allora cosa ne è dello Scudo se la Spada non è né qui né là?” chiese Elden.

      Si guardarono tutti con sguardi dubbiosi. Nessuno di loro aveva la risposta: si trattava di un territorio inesplorato.

      “Ma non possiamo andarcene e basta,” disse Reece. “L’Anello è salvo con la Spada dalla nostra parte, ma non sappiamo cosa accadrà se la Spada rimarrà la sotto.”

      “Fino a che non sarà in nostro possesso, non potremo mai sapere se finirà dall’altra parte,” aggiunse Elden, d’accordo con loro.

      “Non è un rischio che possiamo correre,” disse Reece. “Il fato dell’Anello dipende da questo. Non possiamo fare ritorno a mani vuote, da falliti.”

      Reece si voltò a guardare gli altri, convinto.

      “Dobbiamo recuperarla,” concluse. “Prima che lo faccia qualcun altro.”

      “Recuperarla?” chiese Krog, esterrefatto. “Sei impazzito? E come pensi di poterlo fare?”

      Reece si voltò e fissò Krog, che continuò a guardarlo con aria di sfida come sempre. Krog era veramente diventato una spina nel fianco per Reece, disobbedendo ai suoi ordini in ogni momento, sfidando ad ogni occasione la sua posizione di comando. Reece sentiva che stava per perdere la pazienza con lui.

      “Lo faremo,” insistette, “scendendo fino al fondo del Canyon.”

      Gli altri sussultarono e Krog si portò le mani ai fianchi, guardandolo con una smorfia.

      “Tu sei pazzo,” gli disse. “Nessuno è mai sceso fino al fondo del Canyon.”

      “Nessuno neppure sa se veramente ci sia un fondo,” si intromise Serna. “Per quanto ne sappiamo la Spada è caduta all’interno di una nuvola e potrebbe essere ancora in volo mentre stiamo qui a parlare.”

      “Sciocchezze,” li rimbeccò Reece. “Tutto deve avere un fondo. Anche il mare più profondo ce l’ha.”

      “Va bene, ammesso che il fondo esista,” lo rimbrottò Krog, “che beneficio ne traiamo a scendere così a fondo da non sapere neanche quanto? Non la vediamo né l’abbiamo udita atterrare. Potrebbero volerci giorni per raggiungerla, magari settimane.”

      “Senza aggiungere che certo non si tratterebbe di una piacevole passeggiatina,” aggiunse Serna. “Non hai visto la parete rocciosa?”

      Reece si voltò a guardare il baratro, le antiche pareti di roccia del Canyon, parzialmente nascoste dalla nebbia vorticante. Erano dritte, praticamente verticali. Sapeva che avevano ragione: non sarebbe stato facile. Eppure sapeva anche che non avevano scelta.

      “E ancora peggio,” disse Reece, “quelle pareti sono scivolose per la nebbia. E anche se dovessimo riuscire a raggiungere il fondo, può darsi che non riusciremo più a tornare su.”

      Tutti lo guardarono confusi.

      “Quindi ammetti anche tu che è una pazzia tentare,” disse Krog.

      “Sono d’accordo che è una follia,” disse Reece, la voce tonante di autorità e sicurezza. “Ma la follia è ciò per cui siamo nati. Non siamo semplici uomini, non siamo semplici abitanti dell’Anello. Siamo una razza speciale: siamo soldati. Siamo guerrieri. Siamo uomini della Legione. Abbiamo fatto un voto, un giuramento. Abbiamo giurato di non abbandonare mai un’impresa se questa appare troppo difficile o pericolosa, di non esitare di fronte a uno sforzo che possa arrecarci danno. È cosa da deboli nascondersi e fuggire, non è da noi. È questo che ci rende guerrieri. È la vera essenza del valore: ci si imbarca in un’impresa più grande di se stessi perché è la cosa giusta da fare, la cosa più onorevole, anche se può apparire impossibile. Dopotutto non è il risultato che rende qualcosa valoroso, ma il tentativo. È più grande di noi. È questo che siamo noi.”

      Seguì un teso silenzio mentre il vento soffiava e gli altri riflettevano sulle sue parole.

      Alla fine Indra fece un passo avanti.

      “Io sono con Reece,” disse.

      “Anche io,” aggiunse Elden, facendosi avanti a sua volta.

      “E pure io,” aggiunse O’Connor portandosi accanto a Reece.

      Conven si avvicinò a Reece in silenzio, afferrando l’elsa della sua spada, e si voltò a guardare gli altri. “Per Thorgrin,” disse, “andrei fino alla fine del mondo.”

      Reece si sentì rinvigorito dall’avere i suoi veri e fidati membri della Legione al proprio fianco, persone che aveva con il tempo imparato ad amare come membri della stessa famiglia, fratelli che si erano avventurati con lui fino agli estremi confini dell’Impero. Tutti e cinque rimasero lì a fissare i due nuovi compagni, Krog e Serna, e Reece si chiese se si sarebbero unito a loro. Sarebbero state utili mani in più, ma se avessero voluto tornare indietro, che così fosse. Non gliel’avrebbe chiesto due volte.

      Krog e Serna rimasero fermi a fissarli, insicuri sul da farsi.

      “Io sono una donna,” disse loro Indra, “e voi prima vi siete presi gioco di me. Ed ora eccomi qui, pronta a una sfida da guerriero, mentre voi ve ne state lì impalati, tutti muscoli, timidi e spaventati.”

      Serna sbuffò, irritato, spingendo indietro i lunghi capelli castani che gli coprivano gli occhi grandi e allungati e facendo un passo avanti.

      “Verrò,” disse, “ma solo per il bene di Thorgrin.”

      Krog era ora l’unico a rimanere indietro, rosso in volto, con aria di sfida.

      “Siete dei dannati folli,” disse. “Tutti quanti.”

      Ma alla fine fece un passo avanti e accettò di unirsi a loro.

      Reece, soddisfatto, si voltò e li condusse verso il bordo del Canyon. Non c’era altro tempo da perdere.

*

      Reece si teneva stretto al versante del Canyon mentre scendeva verso il basso, gli altri qualche metro sopra di lui, tutti intenti in una discesa dolorosa e faticosa ormai da ore. Il cuore di Reece batteva a mille mentre arrancava per mantenere il passo, le dita ferite e intorpidite dal freddo, i piedi che scivolavano sulla roccia viscida. Non si era aspettato che fosse difficile fino a quel punto. Aveva guardato giù e aveva valutato il terreno, la forma della roccia, notando che in alcuni punti la parete scendeva a strapiombo, perfettamente liscia e impossibile da scalare; in altri punti la pietra era ricoperta da un fitto muschio; in altri ancora aveva una netta pendenza ma buchi, sporgenze e scanni dove poter appoggiare i piedi e aggrapparsi con le mani. Aveva anche adocchiato alcuni pianerottoli dove potersi riposare.

      Ma l’effettiva scalata si era rivelata molto più complicata di quanto fosse sembrata. La nebbia gli oscurava continuamente la vista e mentre deglutiva e guardava in giù trovava sempre più difficile mantenere l’equilibrio. Senza menzionare il fatto che, anche dopo tutto quel tempo passato a scendere, il fondo – se mai esisteva – non si era ancora visto.

      Dentro di sé Reece sentiva crescere una sempre maggiore paura, la gola gli si fece secca. Una parte di lui si chiese se per caso avesse fatto un grave errore.

      Ma non osava mostrare СКАЧАТЬ