Название: Morrigan
Автор: Laura Merlin
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Героическая фантастика
isbn: 9788873043959
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Nei loro occhi vedevo speranza, giustizia e libertà .
Volevano essere liberi dalla crudeltà e dalla sottomissione di Mefisto e la Dea in persona mi aveva detto che solo io potevo aiutarli.
Cosa potevo fare a quel punto?
Dovevo prendere in mano le redini del mio destino.
Dovevo domare i miei poteri e la mia forza.
Dovevo combattere contro Siruco, Curoos e Mefisto in persona.
E ce lâavrei fatta! Ma ne ero poi così sicura?
â¹â¹Farò tesoro di quello che mi avete detto, Calien. Ora, se non ti dispiace mi piacerebbe fare una bella dormita. Senza incubi, speroâºâº.
Avevo riposato veramente male la notte prima e il mio corpo cominciava a sentire tutta la stanchezza.
Arrivata a casa mi diressi pigramente nella mia stanza.
Avevo dimenticato tutto, vedevo solo il letto. Mi stesi sopra le coperte e mi addormentai ancora vestita.
***
Qualcuno stava correndo.
Era una foresta quella che vedevo o cosa?
Mi ricordava un posto in cui ero già stata.
A terra câerano tante foglie morte che coprivano una specie di vialetto terroso. Sorvolai un ponte che se ne stava adagiato sopra un fiumiciattolo pieno di ciotoli.
Sono già stata qui!
Mi accorsi che stavo fluttuando, attirata da qualcosa.
Il respiro affannato di qualcuno risuonò nelle mie orecchie.
Abbassai lo sguardo, mentre tutto attorno a me scorreva velocemente. Un ragazzo stava correndo e io mi muovevo con lui. Ogni tanto si guardava alle spalle.
Evidentemente credeva di essere seguito.
Non riuscivo a vederlo bene in faccia ma mi ricordava qualcuno.
Si fermò di colpo e trattenne il fiato. Qualcosa per terra gli bloccava il passaggio. Sembrava un tronco coperto di foglie.
Fluttuai più in basso per vedere meglio.
Era un tronco strano, sembrava avere forma umana.
Il ragazzo si piegò sulle ginocchia, affianco al tronco.
Un singhiozzo strozzato bucò il silenzio.
Stava piangendo.
Perché?
Alzò una mano tremante e spostò un poâ di foglie.
Rimasi paralizzata.
Una parte di me voleva fuggire lontano, unâaltra voleva restare a guardare la macabra scena.
Non era un tronco.
Vedevo dei vestiti. Una canotta che doveva essere stata bianca, un disegno indecifrabile ormai rovinato da unâampia macchia rossa, un paio di pantaloncini corti neri eâ¦un paio di Converse nere e rosa!
Ero io, era il mio corpo!
Mi avvicinai di più al ragazzo.
Un rumore di foglie e rami spezzati attirò la sua attenzione e alzò la testa di scatto.
Mia Dea, era Michael!
Il ragazzo che si era innamorato di me, quello per cui avevo paura di uscire di casa.
Trattenni il respiro.
Un senso di nausea si impossessò del mio corpo.
Come aveva fatto a trovarmi?
Perché si trovava lì nel bel mezzo della notte?
I miei pensieri furono interrotti.
Michael spalancò gli occhi e qualcosa gli si scaraventò addosso.
Urlai con lui e fui inghiottita dallâoscurità .
10
ARRIVI INASPETTATI
Il sogno che avevo fatto mi aveva lasciato un senso di smarrimento, terrore e un lieve pizzicore allo stomaco che non significava niente di buono.
Ero convinta che qualcosa fosse successo veramente a Michael, ma non avrei potuto fare nulla. Avrei voluto poter consultare i tarocchi, di loro potevo fidarmi senza avere il terrore che mi pugnalassero alle spalle.
Non sapevo a chi avrei potuto raccontare del sogno e delle sensazioni che mi erano rimaste.
Tutti stavano ancora dormendo, solo io ero seduta in cucina sulla sedia a dondolo.
Quella mattina faceva caldo, perciò mi liberai del vestito scomodo e scesi in slip e canottiera. A parte Sonia e Sara, non câerano ragazzi in casa.
Gabriel, come al solito, spariva per andare chissà dove a fare chissà cosa. Ovviamente senza dire nulla a nessuno.
Stavo sorseggiando una tazza di tè verde, ovvero lâunica cosa decente che avevo trovato in cucina, mentre osservavo il sole che, a poco a poco, riprendeva il suo brillare che distingueva il giorno dalla notte
Qualcosa attirò la mia attenzione.
Qualcosa di famigliare a cui però non sapevo dare un nome.
Girai leggermente la testa e tesi lâorecchio.
Rimasi in silenzio ad ascoltare.
Qualcosa stava graffiando la porta.
Un rumore secco e regolare, come un segnale.
Il pensiero scivolò nella mia mente cercando di dare una forma, una dimensione e finalmente qualcosa trovò.
â¹â¹Ade!âºâº. Quasi urlai per la gioia.
Saltai giù dalla sedia a dondolo su cui mi ero rannicchiata e quasi inciampai per la fretta. Un poâ di tè scivolò fuori dal bordo macchiando il legno fresco sotto i miei piedi.
Appoggiai la tazza al volo sul tavolo e mi precipitai verso il pomello della porta. Lo girai freneticamente. Le mani sudate per lâagitazione non facevano aderenza sullâottone e non riuscivo ad aprire.
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