Название: Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9
Автор: Edward Gibbon
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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A. D. 883
Stando alla leggenda dell'antichità, S. Tommaso predicò l'Evangelo nell'India143. Sulla fine del nono secolo, gli ambasciatori d'Alfredo fecero una devota visita alla sua tomba, situata forse nei dintorni di Madras, e il carico di perle e di spezie che ne riportarono compensò lo zelo del Monarca inglese, che aveva in mente i più vasti disegni di commercio e di scoperte144. Quando fu dai Portoghesi aperta la strada dell'India, già da due secoli aveano stanza i Cristiani di S. Tommaso sulla costa del Malabar; e la differenza di carattere e di colore, che li distingueva dagli abitatori del paese, era una prova della mescolanza d'una razza straniera. Essi superarono gli originarii dell'Indostan nell'armi, nell'arti della pace, e per avventura anche nelle virtù. Quelli che arricchivano coll'agricoltura coltivavano le palme, e il traffico del pepe facea doviziosi i mercadanti; i soldati precedeano i Nair o nobili del Malabar, e il re di Cochino, il Zamorino stesso, o per gratitudine, o per timore ne rispettavano i privilegi ereditari; obbedivano a un sovrano Gentù; ma il Vescovo di Angamala anche pel temporale n'era il governatore. Egli continuava a sostenere i diritti del suo antico titolo di metropolitano dell'Indie; ma era ristretta la sua giurisdizione di fatto a mille e quattrocento chiese e a dugentomila anime. Costoro per la religione che professavano, divenuti sarebbero i più fermi e più amorevoli alleati dei Portoghesi; ma ben presto scorsero gl'Inquisitori fra i Cristiani di S. Tommaso lo scisma e l'eresia, delitti imperdonabili per essi. Invece di sottomettersi al Pontefice di Roma, sovrano temporale e spirituale di tutto il Globo, i Cristiani dell'India, come i loro antenati, aderirono alla comunione del Patriarca nestoriano; e i Vescovi ch'egli ordinava a Mosul, si esponevano per mare e per terra ad infiniti pericoli per giungere alle loro diocesi sulla costa del Malabar. Nella lor liturgia in lingua siriaca eran devotamente rammentati i nomi di Teodoro e di Nestorio; univano nell'adorazione le due Persone del Cristo: il titolo di Madre di Dio feriva le loro orecchie, e con una scrupolosa avarizia misuravano gli omaggi per la Vergine Maria, dalla superstizione de' Latini elevata quasi al grado d'una Dea.145 Quando la prima volta fu presentata la sua immagine ai Discepoli di S. Tommaso, sdegnosamente146 esclamarono: «Noi siam Cristiani e non idolatri!» e la lor divozione più semplice si tenne alla venerazion della Croce. Segregati dall'Occidente, essi ignoravano, fra i miglioramenti, ciò che la corruttela non avea potuto produrre per uno spazio di mille anni; e la lor conformità colla Fede e colle pratiche del quinto secolo debbe imbrogliare del pari i papisti ed i protestanti. Il primo pensiero dei ministri di Roma fu la cura d'interdire ad essi ogni commercio col Patriarca nestoriano, e parecchi di que' Vescovi morirono nelle prigioni del S. Uffizio. La potenza dei Portoghesi, gli artificii dei Gesuiti, e lo zelo di Alessio di Menezes, Arcivescovo di Goa, andato a visitare la costa di Malabar, assalirono questa greggia, privata de' suoi pastori. Dal Sinodo di Diamper, al quale Menezes presedette, fu adempiuta la santa opera dell'unione, e fu imposta ai Cristiani di S. Tommaso la dottrina e la disciplina della Chiesa romana, senza dimenticare la confessione auricolare, stromento il più potente della tirannide ecclesiastica.147 Vi fu condannata la dottrina di Teodoro e di Nestorio, e fu ridotto il Malabar sotto il dominio del Papa, del Primate, e dei Gesuiti, che usurparono la cattedra vescovile di Angamala o Cranganor. Sostennero pazientemente i Nestoriani dodici lustri di servitù e d'ipocrisia; ma non così tosto l'industria e il coraggio delle Province Unite ebbero dato il crollo all'impero de' Portoghesi, difesero quelli con energia e con frutto la religion dei lor padri. Divennero impotenti i Gesuiti a mantenere l'autorità, di che aveano fatto abuso; quarantamila Cristiani rivolsero l'armi contro oppressori arrivati nel punto della caduta di quelli; e l'Arcidiacono dell'India sostenne le incombenze episcopali sino a tanto che dal Patriarca di Babilonia venne mandata una nuova provvigione di Vescovi e di Missionari siriaci. Da che furono espulsi i Portoghesi liberamente si professa sulla costa di Malabar il Simbolo nestoriano. Le compagnie mercantili dell'Olanda e dell'Inghilterra amano la tolleranza; ma se l'oppressione non offende tanto quanto il disprezzo, han motivo i Cristiani di S. Tommaso di lagnarsi della fredda indifferenza degli Europei148.
II. La storia dei Monofisiti è meno lunga, e meno importante di quella de' Nestoriani. Sotto i regni di Zenone e d'Anastasio, i loro Capi sorpresero la fiducia del principe, usurparono il trono ecclesiastico dell'Oriente, atterrarono la scuola di Siria nella sua terra natale. Severo, Patriarca d'Antiochia, colla più arguta sottigliezza determinò i dommi dei Monofisiti; nello stile dell'Ennotico, condannò le opposte eresie di Nestorio, e d'Eutiche; contro l'ultimo sostenne la realtà del corpo del Cristo, e forzò i Greci a considerarlo come un bugiardo che parlava il vero149. Ma l'approssimazion delle idee non valeva a mitigar la veemenza СКАЧАТЬ
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L'Istoria del prete Gianni nel suo lungo cammino per Mosul, Gerusalemme, Roma, ec. divenne una mostruosa favola, alcuni passi della quale son tolti dal Lama del Thibet, (
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Il Cristianesimo della Cina fra il settimo e tredicesimo secolo, è provato in una maniera incontrastabile da documenti cinesi, arabi, siriaci e latini (Assemani
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Si può tener dietro alla division del patriarcato nella
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Fra Paolo nel settimo libro elegantemente presenta il pomposo linguaggio, che dalla Corte di Roma si adopera, quando se le sottomette un Patriarca nestoriano. Ebbe cura il Papa di usare le grandi parole di Babilonia, di Ninive, d'Arbela, i trofei d'Alessandro, Tauride ed Ecbatana, il Tigri e l'Indo.
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S. Tommaso, che predicò nell'India, di cui parlano alcuni come d'un semplice missionario, altri come d'un manicheo, ed altri finalmente come d'un mercadante armeno (La Croze,
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Nè l'autor della cronaca sassone (A. D. 883), nè Guglielmo di Malmsbury (
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Οιον ειπειν ψευδαληθης, come s'esprime Teodoro nel suo Trattato dell'Incarnazione, p. 245-247, e tale è la citazione che ne fa La Croze (