Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 10. Edward Gibbon
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Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 10 - Edward Gibbon страница 23

СКАЧАТЬ Volgendosi di poi alla parte dell'occidente dell'impero Romano, varcarono di nuovo il Tigri sul ponte di Mosul, e in mezzo alle province prigioniere dell'Armenia e della Mesopotamia abbracciarono i loro concittadini dell'esercito di Sorìa, i quali avevan pure ottenuto grandi vittorie. Dal palagio di Modano si incamminarono di bel nuovo verso oriente, e non furono nè meno rapidi, nè meno estesi i loro progressi. Si inoltrarono lungo il Tigri, e il golfo di Persia, e, valicate le gole delle montagne, sboccarono nella vallata di Estachar, ossia Persepoli, e profanarono l'ultimo santuario dell'impero dei Magi. Credè il nipote di Cosroe d'essere sorpreso fra le colonne che crollavano e fra le statue mutilate, miseri emblemi della passata e della presente fortuna persiana239; attraversò fuggendo colla massima celerità il deserto di Kirman; implorò l'aiuto dei bravi Segestani, e andò in traccia d'un oscuro ricovero sulla frontiera dell'impero dei Turchi e di quel dei Cinesi: ma un esercito vittorioso non teme fatica: divisero gli Arabi le forze loro per inseguir da ogni lato il timoroso nemico, e dal Califfo Othmano fu promesso il governo di Korasan al primo generale, che penetrato avrebbe in quella contrada vasta e popolosa, già regno un tempo della Battriana. Fu accettata la condizione, e meritato il premio: fu piantato lo stendardo di Maometto sulle mura di Herat, Merou, e Balch, e il general vincitore non si riposò se non dopo che i suoi cavalli, fumanti di sudore, si furono dissetati nelle correnti dell'Oxo. Nella generale anarchia i governatori delle città e delle castella, divenuti independenti, ottennero capitolazioni speciali; dalla stima, dalla prudenza o dalla pietà dei vincitori ne furon dettati gli articoli, e secondo la rispettiva professione di fede, il vinto rimase loro concittadino o loro schiavo. Harmozan, principe di Ahvah e di Susa, dopo un'ardita difesa fu astretto a cedere la sua persona e i suoi Stati in balìa del Califfo. Il loro abboccamento darà a conoscere i costumi degli Arabi. Quando questo voluttuoso Barbaro fu d'avanti ad Omar, ordinò il Califfo che fosse spogliato delle sue vesti di seta ricamate in oro, e della tiara tempestata di rubini e di smeraldi: «Adesso, disse il vincitore al suo prigioniero, riconoscete voi il decreto di Dio, e il diverso trattamento che si compete alla sommessione ed alla infedeltà?» «Oimè! rispose Harmozan, non me ne accorgo che troppo. Nei giorni della nostra comune ignoranza noi combattevamo con armi terrene, e la mia nazione ebbe vittoria. Allora Iddio stava neutrale; dopo che ha sposata la vostra causa, egli ha rovesciato il regno, e la religione nostra». Stanco di questo noioso dialogo si lagnò il Persiano d'una gran sete che soffriva; ma diede a divedere il timore d'essere ucciso nell'atto di bere. «Non abbiate timore, gli disse il Califfo, la vostra vita è sicura sinchè abbiate bevuto di quell'acqua». L'astuto Satrapo gli rendè grazie per quella promessa, e nel punto stesso gettò a terra il vaso dell'acqua. Voleva Omar castigare la sua superchieria, ma gli ricordarono i Musulmani la santità del giuramento, e quindi, con la sua pronta conversione alla religione di Maometto, acquistò Harmozan non solamente un diritto al perdono, ma ben anche un assegno di duemila pezze d'oro. Per regolare la buona amministrazione della Persia si fece un'enumerazione del popolo, del bestiame e dei frutti della terra240. Se questo monumento, che ci prova la vigilanza dei Califfi, fosse giunto a noi sarebbe utile ai filosofi di tutti i secoli241.

      A. D. 651

      Yezdegerd s'era trasferito fuggendo oltre l'Oxo, e sino a Jaxarte, due fiumi242 notissimi agli antichi e ai moderni, e che scendono dalle montagne dell'India alla volta del mar Caspio; egli fu con molta ospitalità accolto da Tarkhan, principe della Fargana243, provincia fertile alle sponde dell'Jaxarte. Tanto il re di Samarcanda che le geldre turche della Sogdiana e della Scizia furono commosse dalle querele e dalle promesse del monarca deposto; e lo sventurato principe implorò l'amicizia assai più ferma e potente dell'imperator della Cina244. Il virtuoso Taitsong245, primo re della dinastia dei Tang, può giustamente essere paragonato agli Antonini; viveva il suo popolo nella pace e nella prosperità, e quarantaquattro tribù di Tartari obbedivano alle sue leggi. Cashgar e Khoten, guarnigioni delle sue frontiere, mantenevano comunicazioni frequenti con le popolazioni che abitavano le sponde dell'Jaxarte e dell'Oxo. Da una colonia di Persiani, stanziatasi recentemente nella Cina, era stata colà introdotta la astronomia dei Magi, e potè Taitsong essere sbigottito dai rapidi progressi, e dalla pericolosa vicinanza degli Arabi. L'autorevole credito, e forse i soccorsi del governo Cinese ravvivarono lo speranze di Yezdegerd, non che lo zelo degli adoratori del fuoco, ed egli s'avanzò con un esercito di Turchi a riconquistare il reame de' suoi padri. Senza sguainare la spada godettero i fortunati Musulmani lo spettacolo della sua sconfitta e morte. Il nipote di Cosroe fu tradito da un servo, insultato dai ribelli abitanti di Merou, e assalito, disfatto, inseguito dai Tartari che egli avea presi per alleati. Giunto alla sponda d'un fiume pregò un mugnaio perchè lo portasse nel suo battello all'altra riva, e gli offerse le anella e i braccialetti che aveva: inetto a comprendere, o a sentir le disgrazie d'un re, quel rozzo uomo gli rispose, che il suo mulino gli fruttava al giorno quattro dramme d'argento, e che non abbandonerebbe il suo guadagno se non nel caso di un sufficiente compenso. Questo momento di esitazione e di ritardo diede agio alla cavalleria turca per arrivare e trucidare l'ultimo re di Sassania246, che allora contava il decimonono anno dell'infelice suo regno. Firuz, suo figlio, umile cortigiano dell'imperator della Cina, accettò l'impiego di capitano delle sue guardie, e da una colonia di Persiani che si collocò nella provincia di Bucaria, vi fu conservata per lungo tempo la religione dei Magi. Suo nipote ereditò il titolo di re; ma dopo un debole, ed infruttuoso tentativo se ne ritornò nella Cina, e finì la vita nel palazzo di Sigan. Così s'estinse la linea mascolina de' Sassanidi; ma le prigioniere del sangue reale di Persia furono date ai vincitori per ischiave, o spose, e da queste illustri madri fu nobilitato il sangue dei Califfi, e degli Imani247.

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      1

      Poichè in questo capitolo e nel seguente io mostrerò molta erudizione araba, debbo dichiarare la mia perfetta ignoranza delle lingue orientali, e la gratitudine mia pei dotti interpreti, che mi han fatto copia del lor sapere su questa materia in latino, in francese e in inglese. Indicherò a tempo e luogo le raccolte, le versioni e le storie che ho consultate.

      2

      In tre classi ponno dividersi i Geografi dell'Arabia: 1. i Greci e i Latini, le cognizioni progressive de' quali si possono esaminare in Agatarcide (De mari Rubro in Hudson, geographi minores, t. I.), in Diodoro di Sicilia (t. I. l. II, p. 159-167, l. III, p. 211-216, edit. Wesseling), in Strabone (l. XVI, p. 1112-1114), dietro Eratostene, (p. 1122-1132, dietro Artemidoro), in Dionigi (Periegesis, 927-969), in Plinio (Hist. natur., V, 12; VI, 32) e in Tolomeo (Descript. et Tabulae urbium in Hudson, t. III.) 2. Gli scrittori arabi che han trattato quest'argomento collo zelo del patriottismo o della divozione. СКАЧАТЬ



<p>239</p>

Abbiam questo fatto curioso nelle Dinastie di Abulfaragio, p. 116. È inutile provare l'identità di Estachar e di Persepoli (d'Herbelot, p. 327), e lo sarebbe di più copiare i disegni e le descrizioni che ne son date dal Chardin e da Corneille-le-Bruyn.

<p>240</p>

Dopo il racconto della conquista di Persia, aggiugne Teofane: αυτω δε τω χρονω εκελευσεν Ουμαρος αναγραφηνωι πασαν την υπ’ αυτον οικουμενην, εγενοτο δε η αναγραφη και ανθρωπων και κτηνων και φυτων e nel tempo stesso ordinò Omar l'enumerazione di quanto era nel paese a lui soggetto, e questa descrizione comprese gli uomini, le bestie, e le piante (Cronograph., p. 283).

<p>241</p>

Nella quasi totale mancanza di monumenti per questa parte di Storia, duolmi che il d'Herbelot non abbia trovato ed adoperato la traduzione in lingua persiana dell'Opera di Tabari, corredata, per quanto egli dice, di parecchi estratti degli annali scritti dai Ghebri o Magi (Bibl. orient., p. 1014).

<p>242</p>

Quanto sappiamo di più autentico de' fiumi di Sihon (Jaxarte) e del Gihon (Oxo), si trova nell'opera del Sceriffo Al-Edrisi (Geogr. nubien., p. 138), in Abulfeda (Descript. Korasan in Hudson, t. III, p. 23), nello scritto di Abulghazi-Khan, che regnava sulle rive di que' due fiumi (Hist. généalog. des Tatars, p. 32, 57, 766), e nel geografo turco, manoscritto che sta nella Biblioteca del re di Francia (Examen critique des historiens d'Alexandre, p. 194-360).

<p>243</p>

Abulfeda (pag. 76, 77) descrive il territorio della Fargana.

<p>244</p>

Eo redegit angustiarum eumdem regem exulem, ut Turcici regis et Sogdiani, et Sinensis auxilia missis litteris imploraret (Abulfeda, Annal., p. 74). Il Freret (Mémoires de l'Acad. des inscript., t. XVI, p. 245-255) e il de Guignes (Hist. des Huns, t. I, p. 54-59) hanno sparsa molta luce sull'istoria di Persia, e quella della Cina. Il Signor de Guignes presenta molte particolarità geografiche sulle frontiere de' due paesi (t. I, p. 1-43).

<p>245</p>

Hist. Sinica, p. 41-46, nella terza parte delle Relazioni curiose del Thevenot.

<p>246</p>

Mi sono ingegnato di porre d'accordo i racconti di Elmacin (Hist. Saracen., pag. 37), d'Abulfaragio (Dynast., p. 116), d'Abulfeda (Annal., pag. 74-79) e del d'Herbelot (p. 485). La fine di Yezdegerd non solo fu lagrimevole ma oscura.

<p>247</p>

Yezdegerd lasciò due figlie: l'una sposò Hassan figlio di Alì, l'altra Mohammed figlio di Abubeker; ebbe Hassan una posterità numerosa. La figlia di Firuz si maritò al Califfo Valid: Yezid loro figlio vantava un'origine, o vera o favolosa, dai Cosroe della Persia, dai Cesari di Roma, e dai Chagan dei Turchi o degli Avari (d'Herbelot, Bibl. orient., p. 96-487).