Название: Il piccolo santo: Dramma in cinque atti
Автор: Bracco Roberto
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная драматургия
isbn:
isbn:
(indicando la piccola folla) E costoro, fratello mio, sono i miei creditori… i miei poverelli del sabato… (Scorgendo Annita, s'interrompe)… No… Veramente, non tutti. Quella signorina lì non è certo una poverella… E la vedo per la prima volta…
(timidissima) Son giunta appena ieri, quassù… Ci son venuta… perchè i medici mi hanno consigliata quest'aria…
(guardandola, ne è stranamente colpito, ma dissimula.) Ed io in che posso servirla, signorina?
(confondendosi) Desideravo… di conoscerla… e anche desideravo di parlarle. Ma forse ora…
Sì… difatti… L'arrivo di mio fratello…
Mi permetterà, spero, di ritornare…
La mia porta è sempre aperta.
Eccetto quando si ha da forzarla a colpi di martello, come ho dovuto fare io pocanzi.
Hai dovuto forzarla a colpi di martello?! E non c'era il giovanotto per aprire?!
Ma che! Si è atteggiato a cane guardiano, e, vedendoci entrare suo malgrado, voleva saltarci addosso. E come stringeva i pugni, lui! Come digrignava i denti!
(con l'austerità con cui si sgrida un bimbo per impressionarlo) Barbarello!.. Si fa questo?! Di': si fa questo?!
(è in fondo, col capo appoggiato al muro, imbambolato, quasi estraneo e indifferente, come se stesse solo. Ma, al rimprovero di Don Fiorenzo, si smuove súbito e fa un intimo sforzo per parlare:)… Tu!.. Tu!..
Che c'entro, io? Vuoi gettare la colpa sulle mie spalle?
… Tu hai detto…
Io t'ho detto di tener chiusa la porta. Questo è vero. Ma il signor Sebastiano è il mio migliore amico. Sta in casa mia come in casa sua. Non lo sai, forse? Non lo sai?
(ha un piccolo scoppio di pianto bambinesco con una smorfia di mascherone e poche lagrime.)
(affettuoso) Be', è niente, è niente. Non sciupare lagrime per questa bazzecola. Il signor Sebastiano ti assolve, e ti assolvo anch'io.
(desiste immediatamente dal piangere.)
(a Sebastiano) Cosa vuoi!.. Lui è più realista del re. Per eccesso di devozione, esagera bizzarramente ogni mio pensiero. (Tornando ad Annita con molta gentilezza e quasi congedandola) Dunque, signorina, io sono dispiacentissimo, ma…
Non si dia pena. Ritornerò un altro giorno…
Ecco.
(un po' incerta, imbarazzandosi) I miei rispetti, reverendo…
I miei rispetti, signorina.
(molto emozionata, accenna un inchino. Esce.)
(la segue con uno sguardo di curiosità e d'ammirazione.)
(badandole poco, accende un sigaro.)
(sguiscia sul pianerottolo, e via.)
(a Sebastiano, a Giulio, al Dottore, con ostentata disinvoltura, nascondendo una non lieve preoccupazione) Eh!.. Capirete… Aveva scelto male il momento, la signorina. (Poi, rivolgendosi alla piccola folla, gaiamente) E anche voialtri… che pretendete, oggi? Che aspettate da me? Oggi non pago! Non pago! Chiudo gli sportelli e me ne impipo. Non do consigli e non faccio carità. Prima caritas, e poi caritatis. Questo è un sabato in cui non ho nè tempo nè quattrini per voi! (Li scaccia seguendoli sino oltre l'uscio e agitando le braccia a guisa di due ventaglioni come si fa per avviare verso il pollaio le galline sparpagliate) Sciò!.. Sciò!… Fuori tutti!.. Fuori tutti!..
(I pezzenti, imbronciati ma rassegnati, si lasciano scacciare, uscendo insieme.)
(arrancando in coda e fingendosi per la occasione più cionco che non sia) Ahi, le gambe!
Non ci badare alle gambe, papà Remigio! Un giorno o l'altro, le gambe saranno arnesi inutili. Non ti è stato detto che oramai gli uomini imparano a volare come gli uccelli?.. Sciò… Sciò… Sciò… Sciò…
SCENA III
(rientrando e animandosi d'un brio bonario) Quasi quasi ci hanno creduto! Ma metto pegno che non si muoveranno di quaggiù finchè non avranno vista la solita borsetta. (Indi, cavando una piccola borsa dal cassetto del tavolino) Fammi il piacere, Sebastiano: distribuisci tu le prebende per conto mio. Tu puoi spicciartela alla svelta perchè non hai l'obbligo di aggiungere i consigli ai quattrini. Qui sono i fondi… (Gli consegna la borsa.) Un po' scarsi… ma al tuo «ben formato cuore» non proibisco d'impinguarli. A papà Remigio, per amor del cielo, non un centesimo meno di tre lire! Se no, quel bravuomo mi ridiventa paralitico prima di domani, e il Dottore mi dà la cucca!
Non pensare: li contenterò tutti… Ma, intanto, ti avviso che oggi sarò io più indiscreto di loro. So bene che è una barbarie il disturbarti in una giornata di festa per te, ma che ho da farci?! Quando per una maledizione…! (Lancia in su il pugno stretto.)
(mettendogli quasi una mano sulla bocca per non farlo continuare) Taci là! Chi non ammette le benedizioni non può avere il diritto di ammettere le maledizioni! Che t'è accaduto di nuovo? Sentiamo.
M'è accaduto che mia moglie sta peggio! Hai capito?!
Oh, povera signora Adele!
E, secondo il Dottore, la tua presenza sarebbe utilissima.
Per sollevarle il morale, per darle animo… Sì, è giusto… Vengo sùbito!.. Abbi pazienza, Giulio…
Ti pare…
Ma no: non c'è fretta, Don Fiorenzo! Io le ho fatta pocanzi una iniezione calmante, e lei si è assopita. Preferisco che riposi, per ora. A me premeva solamente di avvertirvi che avrò bisogno di voi. Penserò dunque io a chiamarvi nel momento opportuno.
(desolandosi) Da stanotte, non ha potuto ingoiare neppure una goccia di latte. Questa è la fine, Fiorenzo mio! Questa è la fine!
(al Dottore) Ma che dice?!