Straordinarie avventure di Testa di Pietra. Emilio Salgari
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СКАЧАТЬ loro che ci assalgano colle asce.» disse Testa di Pietra. «Noi siamo pronti a riceverli.»

      «Non hanno il mio fegato e poi non hanno il piede saldo come i marinai.»

      «Brava gente che hai presa con te!… Si rifiutano di scaldarsi le mani con quattro colpi d’arma bianca. È vero che le asce fanno paura. Hai finito, pappagallo?»

      «Anche del pappagallo mi date?» urlò Davis sempre più furibondo. «È troppo!… Ucciderò prima voi!…»

      Mastro Testa di Pietra proruppe in una gran risata che si perdette nel vento.

      «Piccolo Flocco, rallegrati,» disse poi. «L’amico Davis ti ammazzerà dopo di me. Ha cambiato idea.»

      «Respiro,» rispose il giovanotto. «Mi dispiaceva morire prima di te.»

      Davis lanciò una bestemmia e si affrettò a ricaricare il suo archibugio.

      Intanto i due canadesi rimanevano immobili sulla prora della fusta, stringendo le loro asce in mano. Del terzo nessuna nuova. Era annegato o si era nascosto nella camera comune?

      Quella sparizione misteriosa cominciava a preoccupare Testa di Pietra, il quale era per natura diffidente assai e temeva qualche brutta sorpresa.

      Intanto la fusta continuava a saltare disperatamente, avvicinandosi alla costa, cacciatavi dalle onde. Come abbiamo detto, la vela era stata portata via, sicché il legno non aveva più nessuna stabilità.

      Piccolo Flocco faceva sforzi disperati per evitare un urto, ma con poca speranza di riuscirvi.

      Se vi fosse stata qualche cala sulla costa, avrebbe ancora saputo portare in salvo tutti, mentre invece le rive si succedevano alle rive, con pochissimi squarci appena capaci di servire da rifugio ad un canotto.

      «Pel borgo di Pontiguen!…» borbottava il giovane marinaio. «Non sarà su questa barca che noi attraverseremo il Champlain per toccare Ticonderoga. Finiremo per naufragare e fra non molte ore. È vero che noi siamo abituati ai naufragi e che abbiamo avuto sempre la fortuna di portare a casa la pelle.»

      Mastro Testa di Pietra continuava a sorvegliare il suo «pappagallo» il quale, stringendo disperatamente le gambe intorno alla crocetta onde non venire scagliato nel lago o precipitato sul ponte della fusta, si arrabattava per ricaricare il suo fucile, mentre i due assiani avevano portato sopra altri barili e dei grossi tavoloni, onde rendere la barricata inattaccabile.

      «Come va, Piccolo Flocco?» chiese il vecchio lupo di mare, dopo essersi ben assicurato che Davis non avesse ancora terminata la sua difficile impresa.

      «Male, mio caro mastro,» rispose il giovane timoniere. «Noi finiremo per romperci le corna contro la costa. Ci vorrebbe un po’ di tela.»

      «Chi andrebbe a spiegarla sotto il <pappagallo>? Io no di certo.»

      «È vero, vecchio mio, e poi forse non vi sarà nemmeno una vela di ricambio su questa carcassa.»

      «E ci lasceremo fucilare da quel furfante?»

      «Con questi soprassalti Davis non riuscirà mai a mandare una palla a destinazione. Sia pure un gran tiratore, ma non sarà dalla cima dell’albero che ci manderà all’altro mondo.»

      Testa di Pietra si levò il grosso berretto di panno e si grattò furiosamente la testa.

      «Eppure io devo consegnare le lettere,» mormorò. «Ed il forte è ancora così lontano!.:. Ah!… La terribile missione!… Sarei rimasto più volentieri a New York a trincare coi miei camerati.»

      Alzò le spalle, si piantò in testa il berretto con un pugno formidabile e guardò ferocemente Davis, il quale non aveva ancora finito di ricaricare la sua arma.

      «Bisogna finirla,» disse. «Così è impossibile andare avanti. Quel <pappagallo> finirà per tenerci occupati in modo da non poter più occuparci della fusta. Se ci sbaglia ancora andremo ad assalire i canadesi. I fucili non tarderanno ad asciugarsi. Poi Davis avrà da fare i conti con Hulrik, un tiratore più abile di me, che so meglio maneggiare i grossi cannoni che le armi leggere, che non sento affatto fra le mie zampe d’orso. Eppure mi pare impossibile che nel quadro non ci sia qualche fucile o pistola. Wolf!…»

      «Pon patre,» rispose subito il fratello di Hulrik, il quale stava accomodando la barricata. «Che cosa folere?»

      «Scendi nel quadro, cerca, fruga dappertutto e trovami un’arma da fuoco. Bisogna snidare quel <pappagallo> che ci tiene immobilizzati col suo catenaccio. Già qui non c’è niente da fare per il momento.»

      «Sì, patre.»

      «Torna prima che Davis possa sparare il suo secondo colpo.»

      «Io folare, pon patre,» rispose il giovanotto slanciandosi a precipizio dentro il quadro.

      Davis, che doveva essersi accorto di quella sparizione, si mise a sagrare peggio d’un mulattiere spagnolo.

      «Che cosa tentate, mastro Testa di Pietra?» gridò a piena voce, per vincere i soffi delle raffiche che urlavano sempre più intorno all’albero. «Volete dare fuoco alla nave?»

      «Io cerco solamente il mezzo di farti scendere,» rispose il bretone. «Io non ho mai amato le fiamme.»

      «È carico il tuo catenaccio?»

      «Non ancora ma spero di riuscirvi. Questa nave non rimane un momento immobile e la polvere mi sfugge fra le dita.»

      «Ho molto piacere di saperlo.»

      «Ma vi ucciderò.»

      «Per prendermi le famose lettere che tu hai sognate?»

      «Che voi avete, perché lo so!…» urlò Davis. «Le voglio!…»

      «Già, valgono sacchi di sterline,» rispose Testa di Pietra, ironicamente. «Letterite acuta.»

      «Me lo ha detto il marchese che voi le avete.»

      «Come!… Il marchese si trovava a New York quando noi siamo partiti? Cercava un altro colpo di spada da suo fratello?»

      «Io non so nulla. Morte e dannazione!… Ecco la terza carica di polvere che mi sfugge fra le dita.»

      «Allora noi, bel pappagallo, butteremo giù l’albero e ti faremo cadere nel lago.»

      «Pon patre,» disse in quel minuto Wolf, saltando sulla barricata. «Io afer trovato due pistole di lunga misura.»

      «Nessun fucile?»

      «Nessuno, pon patre.»

      «Dalle a tuo fratello. Sono cariche?»

      «Ho portato anche della polvere e delle palle.»

      «Allora tutto va bene.»

      «Non va bene un corno!…» gridò in quel momento Piccolo Flocco, il quale si affaticava sempre al timone, con nessun risultato. «Siamo sugli scogli!… La costa non è che a trecento metri e non vedo nessuna apertura. Io non posso più fare fronte a queste ondacce!»

      «Per tutti i campanili della Bretagna…» gridò Testa di Pietra. «Che si debba morire proprio questa СКАЧАТЬ