Il re del mare. Emilio Salgari
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Название: Il re del mare

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ style="font-size:15px;">      Sambigliong si curvò su uno dei due pezzi da caccia piazzati sul cassero che erano montati su perni giranti onde potessero far fuoco in tutte le direzioni e, dopo aver mirato per qualche istante, fece fuoco, spezzando netto l’albero di trinchetto, il quale cadde sul ponte assieme all’immensa vela.

      A quel colpo veramente meraviglioso, urla furiose s’alzarono sulle scialuppe, poi la prora del legno mutilato a sua volta avvampò.

      Il mirim del piccolo veliero aveva risposto al fuoco della Marianna, ma la palla, male diretta, non aveva fatto altro danno che quello di forare il contro fiocco che Yanez non aveva fatto ammainare.

      – Quei bricconi tirano come i coscritti del mio paese, – disse Yanez, che continuava a fumare placidamente, appoggiato alla murata di prora.

      A quel secondo sparo tenne dietro una serie di detonazioni secche. Erano i lilà delle doppie scialuppe che appoggiavano il fuoco del piccolo praho.

      Quei cannoncini non erano fortunatamente ancora a buon tiro e tutto finì in molto baccano e molto fumo senza nessun danno per la Marianna.

      – Demolisci il praho, innanzi tutto, Sambigliong, – disse Yanez, – e cerca di smontare il mirim che è il solo che possa danneggiarci. Sei uomini ai due pezzi da caccia e accelerate il fuoco più…

      Si era bruscamente interrotto ed aveva lanciato un rapido sguardo verso poppa. Ad un tratto trasalì e fece un gesto di sorpresa.

      – Sambigliong! – esclamò, impallidendo.

      – Non temete, signor Yanez, il praho fra due minuti sarà fracassato o per lo meno rasato come un pontone.

      – È il pilota che non vedo più.

      – Il pilota! – esclamò il malese lasciando il pezzo di caccia che era già puntato. – Dov’è quel briccone?

      Yanez aveva attraversata rapidamente la tolda, in preda ad una visibile emozione.

      – Cerca il pilota! – gridò.

      – Capitano, – disse un malese che era al servizio dei due pezzi di poppa, – l’ho veduto or ora scendere nel quadro.

      Sambigliong, che forse aveva avuto il medesimo sospetto del portoghese, si era già precipitato giù per la scaletta, impugnando una pistola. Yanez lo aveva subito seguìto mentre i due cannoni da caccia tuonavano contro la flottiglia, con un rimbombo assordante.

      – Ah! cane! – udì gridare.

      Sambigliong aveva afferrato il pilota che stava per uscire da una cabina, tenendo in mano un pezzo di corda incatramata accesa.

      – Che cosa facevi, miserabile? – urlò Yanez precipitandosi a sua volta sul malese che tentava di opporre resistenza al mastro.

      Il pilota, vedendo il comandante che aveva pure impugnata una pistola e che pareva pronto a fargli scoppiare la testa, era diventato grigiastro, ossia pallido, pure rispose con una certa calma:

      – Signore, sona disceso per cercare una miccia per le spingarde…

      – Qui, le micce! – gridò Yanez. – Tu, briccone, cercavi d’incendiarci la nave!

      – Io!

      – Sambigliong, lega quest’uomo! – comandò il portoghese. – Quando avremo battuto i dayaki avrà da fare con noi.

      – Non occorrono corde, signor Yanez, – rispose il mastro. – Lo faremo dormire per una dozzina d’ore, senza che ci dia alcun fastidio.

      Afferrò brutalmente per le spalle il pilota che non cercava più di opporre resistenza, e gli compresse coi pollici tesi la nuca, poi gli affondò nel collo, un po’ al disotto degli angoli mascellari, gli indici ed i medi in modo da stringergli le carotidi contro la colonna vertebrale. Allora si vide una cosa assolutamente strana. Padada stralunò gli occhi e spalancò la bocca come se si fosse manifestato un principio d’asfissia, la respirazione gli divenne improvvisamente affannosa, poi rovesciò il capo indietro e s’abbandonò fra le braccia del mastro, come se la morte lo avesse colto.

      – L’hai ucciso! – esclamò Yanez.

      – No, signore, – rispose Sambigliong. – L’ho addormentato e prima di dodici o quindici ore non si sveglierà.

      – Dici davvero?

      – Lo vedrete più tardi.

      – Gettalo su qualche branda e saliamo subito. Il cannoneggiamento diventa vivissimo.

      Sambigliong alzò il pilota, che pareva non desse più alcun segno di vita, e lo adagiò su un tappeto, poi tutti e due salirono rapidamente sulla tolda, nel momento in cui i due cannoni da caccia tornavano a tuonare con tale fragore da far tremare tutto il veliero.

      Il combattimento fra la Marianna e la flottiglia si era impegnato con grande ardore.

      Le scialuppe doppie, che, come abbiamo detto, erano armate di lilà, si erano disposte su una fronte piuttosto larga, a destra e a sinistra del praho, onde dividere maggiormente il fuoco del veliero e si erano impegnate risolutamente a proteggere le altre imbarcazioni che, quantunque più piccole, portavano equipaggi più numerosi, riserbati certamente per l’attacco finale.

      Gli spari si succedevano agli spari e le palle, quantunque tutte di piccolo calibro, fischiavano in gran numero sulla Marianna, smussando qualche pennone, forando le vele, maltrattando il sartiame e scheggiando le murate. Alcuni uomini erano stati già feriti e qualcuno ucciso, nondimeno gli artiglieri di Mompracem facevano freddamente il loro dovere, con una calma ed un sangue freddo meraviglioso.

      Le spingarde, essendo ormai la distanza diminuita, avevano pure cominciato a tuonare, lanciando sulla flottiglia bordate di mitraglia, composta per la maggior parte di chiodi, che si piantavano nella pelle dei dayaki, facendoli urlare come scimmie rosse.

      Nonostante quelle scariche formidabili, la flottiglia non cessava di avanzare. I dayaki, che sono generalmente coraggiosi non meno dei malesi e che non temono la morte, davano dentro ai remi furiosamente, mentre quelli che erano armati di fucile, mantenevano un fuoco vivissimo, quantunque poco efficace, non avendo molta pratica di quelle armi, che forse adoperavano per la prima volta.

      Erano già giunte le scialuppe a cinquecento passi, quando il praho su cui si era concentrato il fuoco dei pezzi da caccia della Marianna, si coricò su un fianco.

      Aveva ormai perduto i suoi due alberi, il bilanciere era stato fracassato di colpo da una palla tiratagli da Yanez e le sue murate erano state ridotte in così cattivo stato, che non esistevano quasi più.

      – Smonta il mirim, Sambigliong! – gridò Yanez, vedendo una doppia scialuppa accostarsi al praho coll’evidente intenzione d’impadronirsi del pezzo d’artiglieria, prima che il piccolo veliero affondasse.

      – Sì, comandante, – rispose il malese, che serviva al pezzo da caccia di babordo.

      – E voi altri mitragliate l’equipaggio prima che venga raccolto, – aggiunse il portoghese, che dall’alto del cassero seguiva attentamente le mosse della flottiglia, senza levarsi dalle labbra la sigaretta.

      Una bordata colpì il praho, bordata di pezzi da caccia e di spingarde, smontando il mirim il cui carrello fu fracassato di colpo e spazzando il ponte da prora a poppa, con un uragano di mitraglia che storpiò СКАЧАТЬ