I minatori dell' Alaska. Emilio Salgari
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Название: I minatori dell' Alaska

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ winchester, ma furono prevenuti. Due spari rimbombarono l’uno dietro l’altro. L’indiano che montava il cavallo bianco, colpito dall’infallibile palla del Gran Cacciatore, aprì le braccia, poi stramazzò pesantemente al suolo, lasciandosi sfuggire l’arma che teneva in mano, mentre il cavallo morello, attraversato dalla palla di Armando, s’inalberava bruscamente, cadendo poi di quarto insieme con il cavaliere. Urla di furore salutarono quel doppio colpo, mentre Bennie e il suo giovane compagno ripartivano di gran galoppo. Una scarica salutò la loro pronta ritirata, però le palle non giunsero a segno, essendo quasi tutti gli indiani mediocrissimi tiratori; solamente uno dei quattro cavalli del carro parve sfiorato da un proiettile, poiché lo si vide scartare bruscamente, quindi lanciarsi innanzi a tutta velocità, mandando un lungo nitrito.

      – Bravo giovanotto – esclamò Bennie, allegramente.

      – Ho mancato l’uomo – rispose Armando arrossendo.

      – Uccidendo il cavallo avete messo fuori combattimento il cavaliere, il quale non potrà ora più seguire i compagni. Avete fatto un bel tiro, mio caro, ve lo dico io, un tiro che molti cow-boys vi invidierebbero.

      – Ricominceremo?…

      – Più tardi, Armando. Cerchiamo per ora di stancarli.

      I mustani, eccitati vivamente, avevano ripreso la corsa, salendo e scendendo le ondulazioni della prateria, però i due montati, e specialmente quello di Bennie che aveva percorso un lunghissimo tratto lungo le rive del lago, cominciavano a dare segni di stanchezza. Anche quelli degli indiani non sembravano trovarsi in condizioni migliori. Quelli delle due ali, dopo aver fatto uno sforzo estremo per guadagnare terreno, a poco a poco rimanevano sempre più indietro, mentre si avvantaggiavano un pò quelli del centro, i quali ora avanzavano a forma di un immenso triangolo, il cui vertice era formato da un mustano bellissimo montato da Coda Screziata. La caccia all’uomo continuò una mezz’ora ancora, interrotta da qualche colpo di winchester, che mai colpiva il segno a causa delle scosse disordinate dei cavalli. Bennie, che sentiva Caribou sbuffare, stava per dare il comando di cambiare i cavalli, quando tutto d’un tratto il suo destriero cadde di peso, mandando un nitrito di dolore. Prima che il cavaliere avesse potuto prevedere quell’improvvisa caduta, si sentì scagliare in avanti da quella brusca fermata. Armando lo vide volteggiare due volte in aria, poi capitombolare, tre metri innanzi, in mezzo alle alte erbe.

      – Signor Bennie!… – gridò, arrestando con una vigorosa strappata il proprio mustano. Stava per balzare di sella per lanciarsi in aiuto del suo compagno, quando vide sorgere fra le alte erbe, due indiani armati di fucile. Pronto come il lampo, il giovanotto spianò la carabina sul più vicino e fece fuoco. L’uomo cadde col cranio fracassato, ma l’altro lo prendeva intanto di mira alla distanza di trenta passi. Mancando il tempo di prevenirlo, con una furiosa speronata fece impennare il mustano per coprirsi col corpo dell’animale. Quell’abile manovra lo salvò. L’indiano aveva fatto fuoco, ma la palla, invece di abbattere il giovane cavaliere, aveva attraversato il cavallo da parte a parte, entrandogli nel petto e uscendogli dietro la groppa. L’animale, fulminato, cadde trascinando Armando. Il giovanotto, quantunque stordito per la caduta, stava per rialzarsi, quando dinanzi a lui echeggiò un terzo sparo, seguito da una voce che diceva:

      – E due!… A furia di doppietti, finiremo con lo sbarazzarci da questa torma di cani idrofobi!…

      – Bennie, siete voi? – chiese il giovanotto, alzandosi.

      – Sì, Armando, – rispose il cow-boy. – Mi sono alzato in tempo per ammirare il vostro coraggio e per mandare diritto al Grande Spirito quell’indiano che si preparava a scotennarvi.

      – Siete ferito?

      – Un po’ malconcio, ma niente di guasto. A cavallo o gli altri ci raggiungeranno.

      I quattro cavalli del carro si erano arrestati intorno a Caribou, il quale faceva sforzi disperati per alzarsi, senza però riuscirvi.

      – Corna di bisonte!… – urlò Bennie, con accento di dolore misto a ira – il mio mustano s’è spezzata una gamba!… Ecco un animale che rimpiangerò a lungo.

      Lo sbarazzò rapidamente della sella, bardò uno dei quattro mustani del carro, mentre Armando faceva altrettanto con un altro, poi salì in arcioni gridando:

      – Badate!… C’è una corda tesa dinanzi a noi!…

      – Dove? – chiese Armando.

      – Fra le erbe.

      Allargarono le gambe raccogliendo le briglie, e fecero fare ai due mustani un bel salto che li portò al di là della corda, la quale era stata abilmente tesa dai due indiani.

      – L’avete vista? – chiese Bennie.

      – Sì.

      – Furfanti!… Senza la vostra presenza di spirito e il vostro colpo di fucile, qualcuno di noi avrebbe lasciata la sua capigliatura nelle mani degli indiani.

      – Che ci siano altri agguati?

      – Io non lo so; apriremo bene gli occhi e devieremo.

      – Come hanno fatto quei due a precederci?… Ciò mi sorprende.

      – Forse erano partiti molto prima degli altri. Ah!… Non vedete i loro cavalli fuggire attraverso la prateria?… Li avevano nascosti facendoli coricare fra le erbe. Su, spronate senza riguardo, ora, e cerchiamo di prendere il largo piegando verso le rive del lago.

      I due mustani, che fino allora li avevano seguiti in piena libertà, spronati vivamente, partirono ventre a terra, guadagnando in pochi minuti più di cinquecento passi sui cavalli già esausti degli inseguitori. Gli altri due li seguivano sempre, pronti a sostituirli correndo ora dinanzi e ora ai fianchi dei due fuggiaschi. Percorso un altro miglio. Bennie si voltò.

      Dei quaranta e più indiani, solamente dieci o dodici resistevano ancora; tutti gli altri avevano dovuto arrestarsi e si vedevano dispersi per la prateria, a una distanza tale da far loro perdere ogni speranza di poter dare la caccia alle due capigliature degli uomini bianchi.

      – Benissimo!… – esclamò il cow-boy, allegramente. – Ora sono una dozzina ancora, e fra un quarto d’ora saranno due o tre, e allora faremo parlare un’ultima volta i fucili. Siete stanco, giovanotto?

      – Un poco, lo confesso, – rispose Armando.

      – Vi domando mezz’ora, poi vi riposerete, amico.

      – Guadagnamo sempre?…

      – Siamo già a mille metri.

      – Che bravi cavalli sono i vostri.

      – Sono stati scelti con grande cura. Diavolo! Nella prateria dalle gambe di un cavallo dipende la salvezza del cow-boy. Che disgrazia aver perduto il mio Caribou! Era un cavallo impareggiabile che non potrò mai più sostituire. Al diavolo quei dannati indiani!. Coda Screziata me la pagherà, però, parola di Bennie Blight!…

      I quattro cavalli, eccitati dai due cavalieri, divoravano intanto lo spazio salendo e scendendo le ondulazioni della pianura. La prateria tendeva allora a cambiare. Alle alte graminacee, alle macchie di erba salvia, di assenzio, di semprevivi campestri, di opunzie nane, alle saponacee e ai buffalo-grass, succedevano boschetti di nocciuoli selvatici, di girasoli splendidi coi loro grandi fiori gialli rivolti al sole, di sommacchi, di salici rossi e di pioppi bianchi del Canada.

      – Siamo vicini al lago, СКАЧАТЬ