I Corsari delle bermude. Emilio Salgari
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Название: I Corsari delle bermude

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ e non riprenderemo la nostra giusta rotta che questa sera, a notte inoltrata.

      In quel momento Testa di Pietra comparve sul ponte di comando tenendo fra le callose mani, dentro un astuccio di legno tutto tarlato, una pipa nera come un pezzo di carbone e che puzzava orribilmente di tabacco.

      – Capitano, disse, facendo un goffo inchino – avete vinto la scommessa e vi consegno la pipa dei miei avi.

      Il baronetto proruppe in una gran risata.

      – È vero; ho vinto – disse poi. – Avrei il diritto di prenderti la famosa pipa di schiuma dell’Asia Minore, ma non fumerò mai in quell’anticaglia inzuppata di nicotina. Tienila pure e prendi invece questa ghinea con la quale potrai bere alla mia salute sotto le mura di Boston.

      – Per il borgo di Batz! – esclamò il vecchio lupo di mare, mettendosi precipitosamente in una delle sue profondissime tasche il ricordo di famiglia ed il pezzo d’oro insieme. – Quando vi sarà necessaria una pelle da marinaro per l’altro mondo, pensate alla mia, capitano.

      – Per una pipa!

      – Ricordi di famiglia, sir William, – disse il luogotenente. – È il blasone della sua stirpe.

      – Sì, della tribù dei pipardi, – rispose gravemente il mastro.

      – Vattene a bere un bicchiere: te lo permetto, – disse il baronetto.

      Testa di Pietra, malgrado i suoi cinquant’anni, fece una piroetta coll’agilità d’un gabbiere e, dopo aver salutato, scese a precipizio la scala, gridando:

      – Piccolo Flocco, a me!

      Un giovanotto di circa venti anni, bruno come un algerino cogli occhi e i capelli nerissimi, si lasciò scivolare con un’agilità da acrobata, lungo uno dei paterazzi dell’albero maestro, e con un gran volteggio cadde quasi addosso al mastro dicendo:

      – Eccomi!

      – Ho una ghinea in tasca, figliolo mio.

      – Tò! Sono diventato vostro figlio in questo momento? Se è per levarvi la ghinea, ci sto.

      – Eterno monello! Ti ho quasi adottato.

      – Speriamo allora in una grossa eredità.

      – Che andrai a raccogliere a Batz, se la troverai. Il baronetto mi ha dato il permesso di bere un bicchiere, ma sai che i bicchieri della marina sono più grossi delle bottiglie. Vieni ad aiutarmi, piccolo furfante!

      Mentre i due amici andavano in cerca del dispensiere di bordo, i marinai non più vestiti da miss, affluivano sulla tolda, ridendo a crepapelle del magnifico tiro giuocato agli equipaggi delle due navi d’alto bordo.

      Il Corsaro era rimasto sul ponte di comando ed esplorava, con una certa ansietà, l’azzurra superficie del mare, che la grande corrente dei Golfo increspava. I due velieri erano ormai scomparsi, tuttavia il baronetto appariva inquieto.

      – Ci spiano di lontano? – si chiedeva. – Ho veduto un punto nero che potrebbe essere una scialuppa lasciata appositamente indietro per sorvegliarci. Il giuoco potrebbe, da un momento all’altro, farsi molto serio.

      Il signor Howard, che lo osservava attentamente e che aveva indovinato le inquietudini del baronetto, disse:

      – Abbiamo il vento abbastanza favorevole per deviare verso le coste della Florida. Qualche giorno perduto non sarà la rovina degli americanoidi.

      Si era fermato. Improvvisamente la fronte spaziosa del Corsaro si corrugò.

      – Signor Howard, – disse questi con voce alterata – volete chiamarmi il comandante della giunca che ho fatto affondare? Desidererei rivederlo.

      – Siete molto strano, sir William – disse il luogotenente.

      – Eh! voi non sapete quali tempeste devastino il mio cuore… Lo aspetto nel quadro.

      Scese dal ponte, lanciò un ultimo sguardo nell’Oceano scintillante di azzurro e di luce, poi a lenti passi entrò nel quadro e sedette dinanzi al tavolino su cui stava sempre una bottiglia.

      Il suo pugno da marinaio piombò, come un colpo di tuono sul tavolino, mentre dalle sua labbra usciva una rabbiosa imprecazione:

      – Maledetti i battiti del mio cuore!… Follie, dicono! Ah, no! Alla mia età non sono né follie né fantasie… Dove finirebbe la gioventù? Eppur Testa di Pietra è mille volte più felice di me! Ma non tutti possono nascere topi della cala.

      Sospirò a lungo, si alzò con un moto brusco, fece un gesto come se avesse voluto stritolare qualche cosa, poi si mise a passeggiare per la saletta nervosamente.

      Ad un tratto sì fermò.

      Un uomo era entrato seguito dal luogotenente Howard. Era d’aspetto imponente, già un po’ avanzato negli anni, con una lunga barba grigia che gli scendeva fino a mezzo il petto e gli occhi d’un azzurro profondo e d’una strana limpidezza nel medesimo tempo.

      – Mi desiderate, sir William? – chiese.

      – Si, colonnello Moultrie, – rispose il baronetto. – Desidero che mi ripetiate ciò che vi ha detto Mary di Wentwort.

      – Mi pare di avervelo detto, sir Mac Lellan

      – Che cosa volete? Ho sempre timore d’aver udito male.

      – Che Mary di Wentwort, se non andrete a liberarla, malgrado l’assedio e la pioggia di palle infuocate e di bombe che gli americani scagliano contro le mura di Boston, diverrà la moglie del marchese d’Halifax.

      – Mai! Mai! – urlò il baronetto. – Ella ha giurato fede eterna a Mac Lellan.

      – Lo so – rispose il colonnello americano. – Me lo ha confessato. Disgraziatamente per voi, il marchese d’Halifax la tiene in sua mano e potrebbe approfittare dell’assedio per costringerla a diventare sua moglie.

      – Credete impossibile, a uomini risoluti a tutto, di entrare in Boston? – chiese il baronetto, tergendosi la fronte che si era coperta di sudore.

      – Forse, passando per la galleria sotterranea che conduce ai ridotti del Corno.

      – Sarà ben guardato quel passaggio?

      – Certo, sir William, – rispose il colonnello.

      – Non importa; sapremo forzarlo ed entreremo nella piazza a dispetto di tutti.

      Si era alzato in preda ad una viva agitazione, passandosi e ripassandosi una mano sulla fronte tempestosa.

      – Chi avrebbe mai detto – disse poi, con voce irata – che il mio fratellastro potesse giungere al punto di rapirmi la fidanzata? Eppure colonnello, è proprio così,

      – Voi non siete figlio del marchese d’Halifax? – chiese l’americano.

      – Sì, mio padre, rimasto vedovo e passato in Francia, s’innamorò di una giovane e bellissima castellana, la quale gradì subito i suoi omaggi. Nacqui nel momento in cui ferveva la guerra nelle Fiandre. Mio padre cadde sul campo di battaglia. Mia madre poco dopo moriva, lasciandomi solo al mondo, ma possessore d’un castello nella Turenna e di vaste tenute. СКАЧАТЬ