Название: Le Cacciatrici Di Mostri
Автор: Gemma Cates
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Ужасы и Мистика
isbn: 9788835430988
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Stavo provando della fottuta compassione.
Avevo mandato giù i miei sentimenti – porca merda, ero così scombussolata – e fatto il mio lavoro. “Perché cazzo avrebbe dovuto farlo?”
Barrett Miller si era fermato e mi aveva guardata. “Penso che, probabilmente, non volesse mettere la testa a posto.”
Barrett fottuto Miller mi aveva piantata.
Mi aveva detto che l’ultimo membro del gruppo di supporto era nascosto da qualche parte, e pensava che il prossimo bersaglio probabilmente sarebbe stato lui.
Poi aveva detto non importa riguardo al pranzo, e poi si era tolto dalle palle per andare chissà dove.
Beh, in realtà non chissà dove. Era andato a casa. Aveva detto che non era preoccupato di essere aggredito durante il giorno, perché la bestia era più forte di notte. Quella era la notte in cui il suo buon amico Mark sarebbe stato più sensibile agli impulsi bestiali.
Avevo il suo indirizzo, e si presumeva che mi facessi vedere a casa sua prima che fosse buio.
A me quello sembrava un mucchio di stronzate.
Dovevo scavare un po’ in questo gruppo di supporto, ma non appena avessi finito con quello, avevo pianificato di andare a casa di Barrett Miller per assicurarmi che non si facesse uccidere.
Oppure Barrett Miller diceva cazzate e non aveva messo affatto la testa a posto. Se era così, il killer poteva essere lui.
Oppure poteva essere pericoloso quanto Mark Jared se i due avessero regolato i conti, soccombendo alla sua bestia e uccidendo chiunque lo avesse fatto incazzare – o avesse anche solo incrociato il suo cammino – mentre lui era in preda al desiderio di sangue.
Dopo aver preso il mio panino – perché, fanculo Barrett Miller, ero ancora affamata – lo avevo mangiato mentre rientravo in ufficio.
E non avevo pensato al fatto che Barrett non stava causando un ritardo non necessario nella mia indagine, perché sapeva chi sarebbe stata la prossima vittima (lui stesso) e aveva già preparato una trappola.
E non avevo pensato al fatto che se fosse successo che aveva messo la testa a posto, quello significava che lui non era uno dei mostri.
E sicuramente non avevo pensato al fatto che all’improvviso potesse fare parte di una categoria del tutto nuova: l’imminentemente scopabile.
Una volta tornata in ufficio, Eric e io ci eravamo messi al lavoro.
Avevamo scoperto che le tre persone morte non erano affatto umane. Rafe si sarebbe incazzato quando lo avesse saputo. Primo, l’amministrazione gli avrebbe fatto una lavata di testa per aver fatto un lavoro di merda con i fascicoli, e secondo, Rafe avrebbe odiato a vita il fatto che eravamo stati coinvolti in un crimine mostro-contro-mostro.
Rafe poteva andare a farsi fottere. Le persone che erano state uccise avevano fatto tutto il possibile per restare aggrappate alla loro umanità. Per contenere e controllare la bestia che avevano dentro.
E da quello che potevo vedere, avevano fatto un lavoro fottutamente decente.
Un succubo aveva aperto un centro di meditazione. Lei si nutriva, a piccole dosi, dai clienti in meditazione. E in realtà non potevo biasimarla, perché aveva bisogno di energia per vivere e da qualche parte doveva pur prenderla. Le sue azioni non erano così diverse da quelle dei vampiri, che sorseggiavano e non uccidevano mai, e ormai avevano ottenuto un lasciapassare sociale da decenni.
Una sirena e un kappa si erano auto-isolati, limitando quindi il loro accesso alle vittime.
E il gatto mannaro scomparso. Non c’erano stati attacchi da parte di grossi gatti nel raggio di quattro ore d’auto nel corso degli ultimi sei mesi, quindi o lui era andato più lontano oppure si teneva sotto controllo.
Avevo sospirato.
“Già, è abbastanza pazzesco che fossero tutti insieme in un gruppo di supporto, eh?”
Avevo annuito.
“Ma sembrava che, forse, funzionasse, giusto?” Eric sembrava sconcertato da quel pensiero, come lo ero io.
“Già.”
Le implicazioni erano… interessanti. Promettenti. Ma quali che fossero le ramificazioni a lungo termine – e il potenziale cambiamento verso la mia visione del mondo – le prove supportavano la conclusione che Barrett, probabilmente, stava dicendo la verità.
Un’altra vittoria per il mio rilevatore di bugie interno. Perché per quanto non gli credessi, non pensavo nemmeno che stesse mentendo.
C’erano voluti alcuni secondi prima che la mia accettazione si facesse strada tra alcuni anelli logici.
Barrett Miller non era il killer.
L’idiota si era preparato a fare da esca.
Peggio, Jared avrebbe trovato uno scoglio particolare nell’uccidere Miller se si fosse reso conto che il suo amico lo braccava e aveva tolto la sua prossima vittima dalla strada del pericolo.
Uno scoglio probabilmente abbastanza difficile da spingerlo a rompere il suo schema e attaccare durante il giorno.
“Merda. Devo andare a casa di Barrett.”
“Già. È una buona idea. Quel tipo è un bersaglio facile.”
Avevo guidato velocemente, perché Barrett fottuto Miller mi preoccupava.
Era solo metà pomeriggio quand’ero arrivata.
Molto prima delle altre aggressioni, eppure ancora…
Barrett viveva in un vecchio quartiere con strade dove c’erano parcheggi sul davanti e non molti parcheggi sul retro.
Avevo appena chiuso l’auto e mi stavo dirigendo alla porta principale quando l’avevo percepito. Un formicolio alla nuca. Simile a quello che avevo percepito quando prima Barrett mi aveva seguita fuori dal mio edificio… ma diverso.
Malevolo.
Huh. Suppongo che prima mi fosse sfuggita con Barrett. La mancanza di intento malevolo. Quel tizio mi aveva davvero mandato fuori fase.
Ma ora avevo percepito il distinto formicolio del presentimento del pericolo.
Ero pronta per Mark Jared.
Piuttosto pronta.
Ero pronta nel senso che ero sempre pronta per un po’ di corpo a corpo, per quattro salti.
Ma… non mi aspettavo esattamente che questo coglione mi attaccasse in pieno giorno, sul prato anteriore di Barrett, in totale modalità mostro.
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