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СКАЧАТЬ in attesa dell’ascensore. Uomini, uomini e ancora uomini trasudanti un nauseante miscuglio di dopobarba che parlavano col tono sicuro tipico del testosterone. L’alto, il basso, il magro, il grasso... Il panorama che lo circondava era fatto di uomini in completo e da un numero esiguo di donne in minigonna in stile mod e taglio bob. Ma la sua mente si era incagliata sulla sua singolare, elegante bellezza.

      “La mia”.

      Richard scosse la testa, nel tentativo di riportare un po’ di buon senso nel suo cervello fissato su loro due, insieme, come una coppia. “Che diavolo mi è successo?” Fissarsi su una donna non era proprio da lui, soprattutto su di una donna che non conosceva.

      Il desiderio a prima vista era l’unica spiegazione possibile, una passione che gli faceva battere il cuore all’impazzata, che gli scombussolava la mente, che gli faceva tremare le gambe. Il suo uccello aveva bisogno di compagnia... Così come il suo cuore.

      Il fuoco ardeva lentamente nelle sue viscere. Lei non gli era entrata solo nel pensiero. Gli aveva scavato il cuore, la testa, l’anima. Cosa avrebbe provato quando le avesse parlato davvero, quando l’avesse toccata? “Ma ho 25 anni o 14?!”

      Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro “riprendi-il-cazzo-di-controllo-di-te-stesso”.

      Le porte dell’ascensore si aprirono e lui gettò uno sguardo agli ingranaggi dorati del suo orologio skeleton. Le 8:31. Era ora di mettersi al lavoro... E di fare un po’ di ricerche.

      * * * *

      Eva entrò nell’ufficio open space, inquinato dal solito miscuglio di profumi e rumori e lasciò cadere la borsa accanto alla macchina da scrivere elettrica. I suoi occhi si fissarono sulla lettera che le aveva spezzato il cuore, quella che avrebbe dovuto accartocciare e gettare come aveva fatto con tutte le altre.

      “Ehi Eva, hai visto il fusto che ti fissava stamattina?” La voce di Greer Circe tagliò il brusio dovuto al chiacchiericcio costante, allo squillo dei telefoni e al suono dei tasti premuti sulle macchine da scrivere. La sua migliore amica non si lasciava mai sfuggire un uomo attraente. Se solo lei avesse avuto una briciola del talento di Greer per scovare i fusti...

      “Dove?”

      Greer si avvicinò con la sedia. “Quello che aspettava l’ascensore. Ben vestito. Capelli castano-dorati. Bellissimi occhi verdi”.

      Eva ripercorse la scena di quella mattina, dell’atrio pieno di uomini. “No”.

      Greer scosse la testa senza che si muovesse un solo capello dalla sua acconciatura castano-cioccolato. “Non posso credere che tu non l’abbia notato... Giacca di pelle nera, sciarpa scozzese rossa e verde, pantaloni neri attillati, belle chiappe...”

      “Com’è che me lo sono perso? Sembra divino”. Eva cercò di concentrarsi sulla conversazione, ma la sua testa era ancora su quella lettera, l’ultimo rapporto dell’investigatore privato attirava il suo sguardo come un'eclissi solare. Nessun detective era mai riuscito a trovare il padre che non aveva mai incontrato, neanche una piccola traccia della sua esistenza.

      Era come se qualcuno avesse preso una gomma e lo avesse cancellato dal suo passato, come se non fosse mai esistito. E lei lo avrebbe anche creduto possibile, se non fosse per quel biglietto che le aveva mandato tanti anni prima, quel biglietto ormai ingiallito e fragile, conservato come una reliquia.

      “Ti senti bene?”

      Merda. Eva non poteva rivelare alla sua amica che stava cercando suo padre. Non ancora. Greer non avrebbe capito, non con quell’infanzia perfetta stile protagonista della serie Il carissimo Billy che aveva avuto. Non avrebbe potuto comprendere quel suo bisogno di scovare uno sconosciuto, un assente, disinteressato sconosciuto con cui condivideva solo il patrimonio genetico.

      “Sì, sono solo un po’ stanca, mi sto ancora sistemando nel nuovo appartamento”. Un appartamento tutto suo. In affitto, d’accordo, ma era il primo luogo che sentisse come casa sua.

      “Bene, perché hai bisogno di uscire con qualcuno. Ad esempio con il tizio di stamattina. Lui ti ha notata, molto più che notata”. Lo sguardo di Greer si fece sognante e zuccheroso. “Vorrei che avesse notato me”.

      “Tu hai già un ragazzo”, disse Eva nascondendo il rapporto investigativo sotto a una pila di documenti. Niente più detective, almeno non per il momento. I soldi le servivano per pagare l’affitto e per concentrarsi su cose importanti su cui aveva più controllo, come trovare un marito e farsi una famiglia.

      Greer sistemò le penne e le matite di Eva in modo da formare un cuore un po’ sbilenco. “Siamo usciti qualche volta, non è niente di ufficiale. E comunque non c’è niente di male nel guardare le vetrine”.

      “È più che guardare le vetrine, ti piace provare, provare e riprovare prima di acquistare”. A differenza della sua amica, Eva non voleva passare da un appuntamento all’altro, era più il tipo da Principe Azzurro.

      “Mi fai sembrare una sgualdrina”.

      Eva sorrise. “Questo lo hai detto tu...” Prendere in giro la sua collega aggiunse un po’ di spensierato divertimento alla loro chiacchierata, anche se in realtà lei aveva bisogno proprio di un’amica estroversa e pronta a correre rischi come Greer che la spronasse, altrimenti rischiava di rimanere sola e patetica.

      “Molto divertente. Smettila di cercare di cambiare argomento, dobbiamo trovare un bel gattone per te, Dobbiamo trovare il signor Fantastici Occhi Verdi”.

      “Non l’ho neanche visto quel tizio! Che succede se non mi piace?” Sembrava proprio che l’universo e Greer si fossero coalizzati contro di lei. Eva si voltò e iniziò ad archiviare documenti,

      ma Greer la raggiunse vicino all’alto archivio grigio. “Dai Eva, dagli una chance. Ti sei sbaciucchiata con un paio di sfigati e non ha funzionato. Capita. Passa oltre, il passato è passato. Hai quasi ventun’anni, se non trovi presto qualcuno, ti ritroverai ad essere una zitella”.

      Eva sistemò l’ultimo documento, quindi chiuse il cassetto dell’archivio. Il suo anulare sinistro stava lì, nudo e pallido. Senza anello. Portò le mani sui fianchi. “E chi lo dice?”

      “La società”.

      Il suo sguardo si fissò su Greer. “E da quando ti importa di ciò che pensa la società?”

      “A me non importa, ma a te sì”. Un sorriso compiaciuto piegò le labbra rosa glossy di Greer.

      Eva lasciò cadere le mani e le sue spalle si incurvavano. La collega aveva fatto centro, a Eva importava eccome... Della sua reputazione, di trovare la sua anima gemella, di essere troppo vecchia per formare una famiglia.

      I grandi occhi di Greer si illuminarono di uno sguardo ‘ho una fantastica idea che non ti piacerà’. “Lo so. Venerdì verrai a ballare con me. E non cercare scuse”.

      Gli occhi di Eva si spalancarono così tanto che l’aria fredda che li investì per poco non le ghiacciò le pupille. Sbatté le palpebre, poi le sbatté di nuovo. “No, no, lo sai come mi sento a quei balli”.

      “Tu ci vieni. Me lo devi, ho trascorso l’intero fine settimana ad aiutarti col trasloco. Ricordi?”

      Una serie di scuse si susseguirono nella sua testa. L’aprire i pacchi e la stanchezza non l’avrebbero salvata dalla missione cerca-marito СКАЧАТЬ