Sotto il velame: Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro. Giovanni Pascoli
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Название: Sotto il velame: Saggio di un'interpretazione generale del poema sacro

Автор: Giovanni Pascoli

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066070403

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СКАЧАТЬ più degno onore. E così spero di dare alle loro dottrine quella virtù persuasiva che per ora non hanno. Ciò dunque nel volume che seguirà questo: volume in cui sarà l'indice minuto che in questo, per la sua già soverchia mole, non ha luogo.

       E questo? Questo si ricongiunge alla “Minerva Oscura„.[1] La “Minerva Oscura„ si può dire che consista, quant'ell'è, nel riconoscere che i sette peccati, quanti sono enumerati da Virgilio come discendenti da incontinenza, malizia e bestialità, sono i sette peccati mortali e capitali. Non è gran che; e questa non grande cosa si ottenne con una ben menoma osservazione: che, essendovi due passioni dell'anima, la libidine e l'ira, il concupiscibile e l'irascibile, il Poeta dopo gl'incontinenti di libidine o di concupiscibile, aveva indicati, con le parole “color cui vinse l'ira„, gli incontinenti d'ira o d'irascibile. Oh! la cosa piccina! Ma questa cosa piccina era una pietra sporgente nell'impiantito d'una grande casa. Per molte generazioni quelli che abitavano o convenivano in quella casa, vi urtavano col piede. Nessuno fu che una volta presto o tardi, non inciampasse in quella piccola cosa. Finalmente uno, che non era un grand'uomo, si trovò nella grande casa, e dopo aver picchiato nella pietra, la guardò, e... fece quello che nessuno, dal primo abitatore all'ultimo, da sei secoli su per giù, aveva pensato a fare: tolse la pietra. La pietra era quella paroletta “ira„. Questo libro toglie, credo ogni questione e ogni dubbio, non dico mediante le mie argomentazioni, ma con la scoperta di quella che è la principal fonte del Poema. Dalla quale si ricava come il numero settenario nell'inferno e nel purgatorio sia richiesto dalla essenza stessa dell'argomento. L'argomento del poema in vero è l'abbandono della vita attiva per la contemplativa. La vita attiva è raffigurata in Lia, la contemplativa di Rachele. Alla contemplativa si giunge dopo l'esercizio delle virtù, diretto a mondar l'anima da ogni macchia. Ebbene questo esercizio è significato dai sette e sette anni di servaggio che Giacobbe subì per Rachele. Certo qualcuno può dire: Nulla licenzia a credere che gli ultimi tre peccati dell'inferno, i quali hanno per simboli l'ira bestiale, l'invidia prima, la superbia maledetta, siano ira, invidia e superbia: nulla licenzia a credere che il quart'ultimo, diviso in due cerchi, sia accidia: l'accidia proporzionale al lento amore in acquistare e vedere il bene; per quanto di quei peccatori gli uni non avessero “bontà„, e gli altri abbiano “mala luce„: nulla ci licenzia a crederlo, nulla... E che avrei a rispondere io? Nulla.

       Per quanto questo volume si studi di persuadere i critici di “Minerva Oscura„, pure di essi critici io non ho fatto i nomi nè ho direttamente cambattuti gli argomenti. Ciò, perchè m'è parso a mano a mano che essi, già consenzienti in gran parte, avrebbero consentito in tutto; e così... E così, anche questo è difficile a dirsi: così spero che io avrò più agevolmente il loro ambito consentimento, non avendo armeggiato, sbuffato, gridato, bestemmiato. Che in verità il loro consentimento pieno mi riuscirebbe molto dolce; tanto (i più) si sono mostrati pazienti, acuti, gentili e onesti. Sì che il loro nome, taciuto nel corso del ragionamento, non posso tacer qui. Non posso tacere il nome di Corrado Zacchetti,[2] di Giuseppe Mantica,[3] di Francesco Paolo Luiso,[4] di L. M. Capelli,[5] di Giuseppe Fraccaroli,[6] i quali si occuparono della “Minerva Oscura„ con grande rispetto a Dante e con grande benevolenza per me. Essi mi hanno animato a continuare i miei studi, e vanno ringraziati, se non dagli altri, da me. E dimenticherò io il mio amorevole fratello d'arte e di studi, G. S. Gargàno? Egli ha riassunto con luminosa diligenza la “Minerva Oscura„[7] facendo quel che io non avrei saputo far meglio, facendo quel che ingegni meno alti del suo che è altissimo, non si sarebbero degnati di fare.

       E un altro ringrazio, sopra tutti, uno che non mi si è mostrato se non per le iniziali del suo nome e cognome: le quali ho scritte nel cuore e non rivelo ad altrui. Se a lui cadranno sotto gli occhi queste righe, sappia che io so continuare le due sigle a formare il nome e cognome del più nobile maestro di questi tempi; sappia che io so chi è, e che io so quale e quanto è; e sappia che questo volume è suo, tanto potè in me il suo misterioso conforto; e che suo è ciò che in questo è di vero e di buono, e che negli altri miei sarà, e che è per essere negli studi dell'alacre gioventù italiana che vorrà prender le mosse di qui.

       Perchè alla gioventù italiana io mi rivolgo.

      I giovani non hanno ancora su tutte le questioni Dantesche la loro teorica piccina e cara, secondo l'espressione Omerica, o almeno non la tengono in bocca (mi si passi il paragone) come i cani l'osso; che, sia pure spolpato e mondo, se altri cani s'appressano, quelli ringhiano. E amano la scienza per la scienza, e la patria per la patria; sì che non dispiace loro che una delle più importanti questioni che abbia la letteratura del mondo, si avvicini alla soluzione: questo per la scienza; e ci si avvicini in Italia, per opera d'un italiano: e questo per la patria. La quale patria molti hanno in cuore, sì; ma in cuore hanno poi tanto amor di sè, che gli altri amori vi stanno in disagio e pericolo: come i piccoli della capinera nel nido ove si aprì l'ovo del cuculo. Ai giovani dunque mi rivolgo. Io posso accertarli che questa via che loro mostro, è la buona.

       Ma certo bisogna camminar molto per giungere alla meta. Fare la storia di certi concetti mistici, compararli e sceverarli un per uno, ci condurrà a leggere più esattamente nel pensiero di Dante.

       Ora a me pare che sì la Minerva Oscura e sì questo volume siano la pur tenue cosa; un filo, siano; ma un filo che può guidare, o giovani, le vostre orme in un laberinto. Svolgetelo con fiducia: vi condurrà alla luce. E conduca esso anche me tuttavia. Chè io vorrei, come segno che al mondo non venni in vano, lasciare un “Comento„ della Divina Comedia!, E aspettando e sperando che mi sia lecito il farlo, vi prego in tanto di lavorar con me, o giovani ingegni, o puri cuori.

       Con un “poeta„?

       Che poeta o non poeta! Rispondete a chi vi introna gli orecchi col solito, “È un poeta! un poeta! poeta!„, rispondete, o giovani, che le poesie si fanno pur con lo stesso cervello che le prose. Rispondetegli, o giovani, interrogando: Sai tu chi è Matelda? sai tu perchè ha gli occhi luminosi? sai tu come Virgilio conduca a Matelda, e Matelda a Beatrice? sai tu quale è il nome, in mistero, di Virgilio? sai? Studio e amore! studio o amore!

      Giovanni Pascoli.

      Messina

       nel maggio del MCM.

       Indice

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      Nel Convivio Dante parla dell'“adolescente che entra nella selva erronea di questa vita„,[8] il quale “non saprebbe tenere il buon cammino, se dalli suoi maggiori non gli fosse mostrato„. Nella Comedia dice:[9]

      mi ritrovai per una selva oscura

       chè la diritta via era smarrita.

       . . . . . . . . . . . . .

       I' non so ben ridir com'io v'entrai.

      Non sa Dante ridire come v'entrasse; quando v'entrasse, sappiamo da Beatrice:[10]

      si tosto come in su la soglia fui

       di mia seconda etade e mutai vita,

       questi si tolse a me e diessi altrui.

       . . . . . . . . . . . . . .

       e volse i passi suoi per via non vera.

       Beatrice saliva da carne a spirito; СКАЧАТЬ