Il bacio della contessa Savina. Caccianiga Antonio
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Название: Il bacio della contessa Savina

Автор: Caccianiga Antonio

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066071608

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СКАЧАТЬ primavera. Alla primavera ogni semente germoglia, sboccia ogni gemma, ogni pianta fiorisce, ogni cuore si espande. Una corrente invisibile attraversa la vita, l'agita, la suscita, la rinnova. Io mi sentiva scorrere il sangue per le vene con ardore inusitato. Le lotte interne del mio animo indicavano il bisogno d'una prova decisiva. Ma quale prova? un abboccamento era impossibile, un viglietto era pericoloso. Il ridicolo, la volgarità m'incutevano una ripugnanza insormontabile. Il mutuo linguaggio degli occhi esigeva una spiegazione discreta, corrispondente al mistero usato fino allora, senza imprudenze, nè audacie le quali rompessero la catena che legava segretamente due anime in celeste armonia.

      Ma una prova io la sentiva necessaria, inevitabile. Da essa doveva dipendere l'avvenire, cioè la vita o la morte.

      Pensai per molti giorni al modo più opportuno, e lo fissai d'accordo ai miei sogni orientali. Il linguaggio dei fiori m'offriva un mezzo analogo a quello degli occhi, ma più positivo e sicuro per interrogare l'oracolo. Io vedeva ogni giorno che la contessa Savina passeggiava per qualche istante nel giardino che fiancheggiava il suo palazzo e la strada. Mi decisi di procurarmi alcuni fiori, di farne un mazzetto, e di gettarlo ai suoi piedi, attendendo la mia sorte dal suo contegno. Se non mi amava, sarebbe passata oltre con disprezzo, e forse con isdegno, se mi amava avrebbe raccolto i miei fiori. Con tale determinazione mi recai da un giardiniere ed acquistai delle violette mammole e dell'eliotropio.

      Il mazzetto voleva dire: — modestia, vi amo con ebbrezza. Avrebbe essa inteso o indovinato il mio pensiero? era dubbio; ma in ogni caso i miei fiori avevano un significato evidente, e ciò bastava per darmi la prova del suo aggradimento o del suo disprezzo.

      Me ne tornavo a casa deciso di tentare la sorte, quando la Veronica mi venne incontro sulle scale annunziandomi che mio zio s'era messo a letto colla febbre. Deposi il mazzolino di fiori nella mia stanza, e corsi pel medico che condussi subito dal malato.

      Il dottore lo conosceva da molti anni, lo esaminò attentamente, e toccandogli il polso lo interrogò. Mio zio accusava una prostrazione di forze generale, e molte sofferenze nervose.

      — Monsignore ha forse ottemperato con troppo rigore ai digiuni quaresimali?

      Veronica dietro le tendine del letto dimenava la testa in segno negativo.

      Mio zio rispose che non potendo alterare le sue abitudini senza danno della salute, s'era sempre cibato col solito sistema.

      — Ma pure, — insinuava il dottore, — deve essere avvenuta qualche infrazione al metodo regolare di vita.

      — Sicuro, — rispose Veronica, — dopo cambiato l'orario del coro, Monsignore non è stato più bene.

      — È verissimo, — soggiunse il malato, trovandosi cambiata l'ora del vespro, ho dovuto alterare di conformità l'ora della messa, della colazione, del passeggio e del pranzo. Il ritardo del vespero ha perturbato l'ordine della mia vita e delle mie funzioni.

      — Ecco, ecco, — soggiunse il medico, — ecco scoperta la causa. Ripareremo facilmente allo sconcerto, ma bisogna assolutamente che Monsignore si decida a modificare il suo sistema di vita. Non va bene rendersi troppo schiavi delle proprie abitudini, perchè ad ogni fortuita alterazione s'arrischia di cadere malati. Monsignore ha bisogno d'esercizio all'aperto, all'aria ossigenata dei monti.

      Scrisse la ricetta, poi continuò:

      — Mi pare che Monsignore posseda un poderetto in Valtellina?

      — Oh, — rispose mio zio, — una casetta e pochi campi.

      — Benissimo. Nella prossima estate bisogna visitare la casetta e andare ai bagni di Bormio.

      — Sono tanti anni che non mi muovo da Milano....

      — E appunto per questo bisogna rompere le abitudini troppo regolari, per ristabilire le forze. Monsignore non è vecchio, ma la vita sedentaria rende flosci, e ci apparecchia una vecchiaia precoce e piena di sofferenze. Monsignore vada ogni anno a prendere i bagni, si muova, respiri l'aria pura dei monti....

      — Vedremo, vedremo, — rispondeva mio zio.

      Il dottore avendo date le sue istruzioni alla Veronica, raccomandò al malato la quiete, e partì, ma le sue idee avevano sconvolto la casa. Mio zio al solo pensiero d'un viaggio provò una recrudescenza di tutte le sue sofferenze, ed alla sera si sentì raddoppiata la febbre.

      La Veronica non poteva darsene pace:

      — Benedetti dottori! — esclamava, — essi trovano tutto facile, ordinano colla stessa indifferenza un decotto di camomilla e l'amputazione d'una gamba. Bisogna non conoscere il padrone per imporgli un viaggio in Valtellina. Misericordia!...

      Basti il dire che riceve le visite di riguardo tenendo l'occhio fisso sul pendolo, e quando la lancetta dei minuti indica il momento preciso destinato ad altre occupazioni, si alza, con un pretesto rompe il colloquio più interessante, ed obbliga i visitatori ad andarsene.

      Un giorno mi raccontò che avendo incontrato l'Arcivescovo, e questi avendolo invitato a seguirlo per intrattenerlo d'un affare importante, sul più bello del discorso lo abbandonò in mezzo alla strada con una scusa, avendo udito suonare l'ora del pranzo.

      Se trova sul piatto il tovagliuolo piegato in bislungo invece che in quadro, tale disordine gli fa perdere l'appetito. Se alla sera quando va a letto vede la boccia dell'acqua davanti i fiammiferi, mi fa una scena del diavolo enumerando tutti gli inconvenienti ai quali lo espongo, caso mai avesse bisogno di accendere il lume nella notte. Immaginarsi d'esporre un tal uomo ai ritardi delle diligenze e dei battelli del lago, è cosa da farlo morire!... —

      Io cercavo di consolarla alla meglio, ma invano.

      Il giorno seguente il medico trovò il malato più tranquillo, scrisse un'altra ricetta, ordinò dieta più sostanziosa, e due dita di vino vecchio... poi soggiunse:

      — Monsignore si troverà bene dopo i bagni di Bormio e il suo viaggio nelle montagne....

      Veronica alzava gli occhi al cielo e dimenava la testa.

      Per buona fortuna il malato non tardò molto a ristabilirsi ed a riprendere le sue abitudini.

      Ma intanto, occupato nell'assistenza di mio zio, non ebbi il tempo di fare la progettata esperienza e i miei fiori appassirono. Poveri fiori!... ho passato una sera a contemplarli come un triste presagio. Essi mi presentavano l'immagine della gioventù che passa, mentre la mia stella brillava forse in qualche festa spargendo dintorno la luce e il profumo della sua bellezza! Mi affacciai alla finestra odorando distrattamente il mio mazzetto avvizzito. Essa comparve improvvisamente, e mi sembrò di scorgere nel suo rapido sguardo un leggiero indizio di sorpresa, dissimulato ben tosto, ma non abbastanza prontamente da non lasciarmi indovinare dal cipiglio severo un senso di malcontento, che interpretai come un effetto di gelosia. Come era bella con quel cipiglio che pareva dirmi: — chi vi diede quei fiori?... In quell'istante passava per la via uno spazzino, io gettai con destrezza il mazzetto di fiori nella sua carriola; essa vide il mio atto, i suoi lineamenti mutarono espressione, sorrise a fior di labbra, mi guardò con soddisfazione e scomparve.

      Io aveva letto sul suo volto una nuova prova d'amore. Leggiero come l'uomo felice, volai per le scale, e accorsi al negozio di fiori. Mi feci approntare un nuovo mazzetto più bello del primo. Si componeva d'una rosa nel centro, circondata da violette mammole ed eliotropi. Quei fiori esalavano un profumo soave, e dicevano chiaramente: bellezza e modestia, vi amo con ebbrezza. Ritornato a casa, aspettai la solita ora nella quale СКАЧАТЬ