Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella!. Beltramelli Antonio
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Название: Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella!

Автор: Beltramelli Antonio

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066069445

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      Quella ragazza è matta davvero! Però io l'ho detto sempre... col tuo grande ingegno...

      — Zia, non dite sciocchezze!

      — Perchè?... Non sarebbe la prima volta!... Intanto domani andrai a farti un bel vestito.

      — Ma neanche per sogno!

      — Ed io ti dico di si!

      — Zia, se mi volete bene davvero, vi prego, vi scongiuro di non parlare. Zia, voi non conoscete Giacometta!

      — Ma mi credi tanto sciocca? Io parlare?... Vorrei piuttosto che mi tagliassero la lingua. Intanto questa notte tu le scriverai.

      — Intanto io non scriverò proprio a nessuno!

      — Vuoi che le scriva io?

      — Mamma mia!... Ma siete matta, zia Adalgisa?... E non vi ho detto che non dovete saper niente, niente, niente!...

      — Va bene, va bene! Ma io, dopo tutto, sono tutta la tua famiglia e Giacometta deve ben diventare mia nipote!

      — Voi volete farmi impazzire!

      — No... no... ma no!... Stai quieto, tesoro mio. Ora va a letto e riposa. Riposa bene, amor mio. Domani ne riparleremo. Non vegliare, sai?... Guarda che verrò a vedere se dormi. Ora entra nel tuo nanni... pensa alla tua gioia... e che il Signore ti benedica.

      E, dopo avermi guardato con amorose lanterne, scivolò dietro la porta e scomparve.

      Prima di prender sonno vidi ancora, nell'ombra della stanza, folgorare gli occhi rotondi di Salsiccia... e ripensai al tuo dono, Giacometta, al dolce dono di amore...

       Indice

      L'amore ha centomila occhi; ma tu sei sempre cieco!...

      Io avevo un vestito nuovo, ma Giacometta non tornava più.

      La signora Adalgisa ricominciava ad esser formidabile.

      Ella mi sospinse per tre volte verso la casa dei Maldi ed io vi andai, suonai il campanello... ma Giacometta era fuori.

      Giacometta era sempre fuori.

      Il viso della mia giunonica zia passava per tutta la gamma dei colori.

      Io, Francesco Balduino, sentivo che forse era meglio morire.

      Avevo un vestito nuovo, ma il mio amore non l'avevo più.

      Voi, che avete amato, capirete la profonda tragedia che è in queste due cose le quali possono anche compenetrarsi.

      E vi confesso che piansi; piansi come un giovane, il quale deve ormai pensare seriamente a morire. Perchè se tutto era finito io pure dovevo andarmene col mio sogno. Ero stato troppo vicino a cogliere la ghirlandella perchè la potessi scordare. A diciannove anni non si vive quando una ghirlandella promessa non arriva mai. E Salsiccia mi era stato galeotto... e mi ero trovato a un passo dal fenomeno gaudioso. Così sognavo e piangevo, disgraziato me, e vedevo approssimarsi la mia funebre ora.

      — Almeno — dicevo mentalmente a Giacometta — almeno piangerai quando mi saprai morto!

      E mi facevo una grandissima pena; oh, questo sì! Mi facevo proprio pietà!

      — Che male ti ho fatto io, ingratissima bionda? Io stavo qui, al mio davanzale e non ti avrei domandato mai niente. Non pensavo alla tua ghirlandella... pensavo ai paradisi lontani, ai tuoi grandi occhi celesti, alla sola poesia che si partiva da te per venirmi a trovare e non ti avrei domandato mai niente! Avrei scritto di te come della cosa più lontana, nel mondo più irreale e, sarei stato contento. Mentre adesso...

      E singhiozzavo perchè la pena era profonda Del resto questo capita a tutti, una volta nella vita, dai quindici ai cento anni.

      Piangere per una donna non è male; forse è male non piangerne mai.

      Il giardino incantato di Giacometta era senza più voce, senza più colore ed io, dalla mia soffitta, lo vedevo come un luogo squallido dal quale fosse esulata l'anima. E pioveva ed era ritornato il freddo.

      L'aprile si era fatto frate trappista, questo benedetto mese d'amore.

      E tu non c'eri più, cuor del mio sogno.

      Perchè non dirmi piuttosto:

      — Franzi, voi dovete fare come io voglio!

      Sarei stato sempre disposto ad accontentarti. Invece mi avevi mostrato l'indecifrabile e perchè non avevo saputo leggervi, o vi avevo letto malamente, ecco mi abbandonavi come una cosa che si getta fuor dalla finestra, in mezzo a una strada.

      Finalmente Principina che mi vedeva sempre in attesa, col mio vestito nuovo, sempre inchiodato al davanzale, nonostante il freddo che faceva, Principina, il piccolo fior del giardino, si commosse e arrivò un giorno fin sotto la mia finestra.

      Principina era figlia del giardiniere e aveva sedici anni; e aveva un visetto gentile questa bimbetta, nata fra una serra e una macchia di lillà.

      Mi chiamò.

      — Signor Franzi?

      — Che c'è?

      — Sa? La signorina è partita!

      — Partita?... E quando?...

      — Quattro giorni fa. È andata a Firenze.

      Soggiunse subito, vedendo il mio viso stravolto.

      — Ma ritorna questa notte.

      — Come lo sai?

      — Ha telegrafato adesso.

      — Ed è partita sola?

      — No, col signor Tomaso.

      Trassi un sospiro e domandai:

      — E perchè, quando sono venuto a cercarla, non mi hanno detto che era partita?

      — Perchè... — e Principina si «guardò intorno — perchè la signorina non voleva che lei lo sapesse!

      — Bei riguardi!

      La piccola sorrise. Soggiunse:

      — Sa, non bisogna badarci! La signorina è fatta così!

      Non aggiunsi verbo. Lo sapevo bene che era fatta così. La mia esperienza datava da quando la signora Adalgisa mi aveva fatto indossare un abito nuovo di non troppa spesa.

      Principina sorrideva ancora e mi guardava. Strappò da una macchia alcune foglie e si dette a cincischiarle nell'atteggiamento di chi voglia dir qualcosa e non ardisca, poi levò verso di me il suo dolce visetto dai grandi occhi neri e, spegnendo la voce, soggiunse:

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