Come Una Preghiera. Diego Maenza
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Название: Come Una Preghiera

Автор: Diego Maenza

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Драматургия

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isbn: 9788835403630

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СКАЧАТЬ Come sempre, mi avvicino alla zona del pesce e chiedo la mia solita spesa del lunedì.

      “Eccolo, padre!” mi dice Leandro, il pescivendolo che mi conosce da anni, mentre avvolge con ruvidezza il pesce freschissimo in vecchi fogli di giornale. Quando esco dal mercato, sento le sirene della polizia squarciare l’aria con il loro grido, il che richiama un capannello di gente, avida di vedere coi propri occhi quello che è successo. Mentre passo vicino al vicolo della rissa, noto che l’uomo grosso e prepotente è stato ammanettato e viene fatto entrare a forza nella macchina di pattuglia. Dal giovane coraggioso non c’è traccia. Me ne vado, immaginando che ancora una volta la rissa da bar è finita in tragedia.

      L'immagine del ragazzo è ancora dentro di me, il ricordo della sua voce mi pulsa nei timpani come coniata da un angelo. Capisco che la mia è una blasfemia più grande delle imprecazioni dell’ uomo coi tatuaggi. Prego con ardore, mentre torno a casa.

      *

      La signora Salomè continua a spazzare il pavimento senza curarsi di me, e sotto lo sguardo vigile di Tomas. Si è abituata ormai alla mia presenza sul divano, alla mia consueta prostrazione che mi spinge a strane smorfie, che lei non aveva mai visto prima. A volte mi rendo conto che forse sono io ormai assuefatto alla sua ombra che si muove per la casa. Mi annoio e vado in camera mia.

      *

      La musica mi scivola nel profondo dell’anima e vi si rifugia dentro, con la sua alchimia melodica. Chiudo gli occhi ed entro in un altro mondo più piacevole, in un luogo costellato di gioie infinite, in un paradiso fatto di fiori, tulipani, dalie, agerati, crisantemi, orchidee, gigli, dove perdersi è una benedizione. È l'unico modo per sfuggire al pensiero fragile e incessante che mi tormenta...

      *

      Un accesso di tosse scuote il corpo del giovane. La forza, che comprime e rilascia violentemente il diaframma, emana dai polmoni e irrompe con asprezza scivolando grossolanamente attraverso la sua lingua, e poi alle corde vocali, che trasformano l'impulso in un suono rauco e oscuro. La tosse si materializza nel muco schiumoso che gli attraversa la gola e che egli sputa con violenza fino alla finestra, e da lì nel giardino. Il ragazzo tossisce a lungo, con brevi pause che gli permettono a malapena di respirare e di attenuare il forte dolore alla gola. Nel contempo, l'abbaiare impetuoso di Tomas risuona per l'intera casa, malgrado egli si trovi nel cortile, e mi dico che forse ha trovato davvero qualche insetto strisciante o qualche animaletto nascosto. O forse è l’ennesima fantasia dei suoi vecchi sensi.

      *

      Lo squillo imperioso del telefono rompe il silenzio, e poi odo i passi frettolosi della signora Salomè che si precipitano giù per le scale, scivolano di corsa sulle piastrelle del pavimento e finalmente giungono a destinazione, come arguisco dal rumore del ricevitore che viene sollevato. In seguito, il tintinnio delle posate sulla tavola apparecchiata raggiunge le orecchie di Tomas, organi stanchi ma sicuramente più svegli del suo olfatto quasi perduto. Ma forse lui è venuto in cucina perché ha sentito l’odore del pesce.

      Il ragazzo riposa. Mastico con cura il mio cibo. Quel gusto fresco di mare mi delizia il palato, ma poi mi sento una spina tra i denti e l’incanto svanisce… La signora Salomè sparecchia la tavola. Mi avverte, in modo molto formale, che oggi deve andare a casa prima a causa di un problema domestico, e che non verrà per un paio di giorni. Annuisco col capo, senza parlare.

      *

      Apro il trittico, dopo aver analizzato con minuzia l’immagine della Fine del Mondo. Lo sguardo mi cade sul lato destro, pieno di illustrazioni complesse. L'inferno è davvero un posto così pieno di grida? mi chiedo. È forse un urlo infinito che esplode nel cervello e nelle viscere e ci spinge a fare i conti con i nostri peccati? Oppure questi strumenti musicali raffigurati nel dipinto sono muti, e il silenzio infernale è la vera punizione degli eretici? L'inferno non è il dolce ululato del silenzio, questo è certo, ma un torrente di grida disperate che si levano per piegare l'anima. Ecco perché quest’anima perduta è incastrata nelle corde dell'arpa, ed ecco il motivo per cui quest’altra viene inglobata nel liuto gigante.

      Allora, mi soffermo sui miei peccati. Scruto questo triste sodomita impalato da un flauto come emblema di una lunga stirpe di peccatori, ed è come se avessi sentito in me il loro tormento, come se in qualche maniera oscura il dolore immaginario di queste anime in pena si fosse incarnato nel mio intestino perverso e mi ricordasse l'orrore del mio peccato. Contemplo l'uomo che si abbraccia a un maiale con in testa un velo di monaca, ed è come se l’artista avesse ritratto me, poiché sento il feticcio degli osceni sussurri ruminarmi accanto e riversarsi dentro la mia carne. Chiudo con orrore le porte di questo terribile mondo spirituale e subito ritorno nel mondo reale, che mi rimanda l’immagine di un universo terreno ancora più mostruoso. Sei pieno di peccato, mondo. Proteggici, Dio. Salvami, Dio. E poi mi preparo per la messa.

      *

      Ave, Maria piena di Grazia.

      “Ho peccato, padre”.

      “ Dimmi i tuoi peccati, figlia”.

      “Ho avuto pensieri di lussuria. Ieri sera l'ho visto mezzo nudo e ho desiderato il suo corpo, lo bramavo con una voglia matta. È un peccato molto grave, padre?”

      *

      Il prete ascolta e reprime un sospiro di complicità. È la solita storia di ogni peccatore, cambia solo per qualche leggera sfumatura. Si chiama Desiderio. Il desiderio peccaminoso e ripugnante.

      Padre Misael, alla fine di ogni confessione, che lui giudica con rigore e clemenza, e dopo aver confortato la pecorella con dolcezza, come sta facendo in questo momento, e dopo avere scavato a fondo nella pochezza dell’anima che si concede a Dio, e dopo averla ricongiunta al Signore, recita le preghiere canoniche a Dio Padre misericordioso, che ha riaperto le porte del Paradiso al mondo mediante la morte e risurrezione di suo Figlio e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati.

      “Oh Signore, per merito della sua parola, e per il mistero della Nostra madre Chiesa, concedici perdono e pace. Io ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

      E nel confessionale si alza un Amen denso di sollievo.

      *

      Mi metto seduto dietro la testata del letto e stringo la bottiglia di acqua di colonia con cui mi disinfetto le mani. Ne ho spruzzato un po’ sul viso del ragazzo e mi sembra di percepire un battito di ciglia, subito soffocato dalla febbre alta. Il ragazzo scotta. Certo, ma sono convinto che bruci per altri motivi. Dormi figlio, mi prenderò io cura di te.

      La mattina dopo mi alzo, e noto che le medicine hanno fatto il loro lavoro. Mi strofino ancora una volta le mani col disinfettante e mi lavo i piedi con del bagnoschiuma.. Mi sento più ottimista del giorno prima.

      *

      Loda l'acqua santa della tuberosa che si è diffusa sul tuo corpo. Riposa, che domani ti alzi e cammini.

      *

      Deliro, da quando ho osservato da vicino il volto della bestia, e questo può succedere solo nei sogni. Dev’essere la febbre. La sua melma inonda il mio corpo. Sento il fetore del suo alito e non ho la forza di urlare, solo il coraggio di sputare sul suo viso, e non con la saliva, ma con uno sguardo di disgusto e orrore. Piango, come è normale nei momenti di orrore, e imploro il Cielo, come fa un normale credente. Ricaccia la bestia nell'inferno, Signore! Proteggimi. Abbi cura di me, Signore. Sii il mio rifugio. Tu, Signore, sei il mio pastore. Con te non mi mancherà nulla. Niente e nessuno potrà farmi del male.

      *

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