Una Amore Cosi’ Grande . Sophie Love
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СКАЧАТЬ Poteva fingere di non avergli mai spezzato il cuore, e di non aver mai abbandonato quella che avrebbe potuto essere la miglior storia d’amore della sua vita. Nei suoi sogni, poteva anche immaginare di essersi sistemata, di non dover continuare a dormire sul divano di Bryn, sprecando il suo tempo a guardare TV spazzatura, evitando tutte le chiamate degli amici e prendendo tempo ogni volta che il suo capo, Elliot, le chiedeva di scegliere una location per il nuovo incarico all’estero.

      La stanza era buia, nella fioca alba di inizio dicembre. Sdraiata sul divano a fissare le ombre sul soffitto, Keira si accorse del suono di acqua corrente. La doccia. Bryn doveva essere già sveglia, che era insolito considerando che era sabato mattina e che Bryn aveva sempre passato ogni sabato mattina della sua vita da adulta in preda ai postumi di una sbornia.

      Confusa, si alzò a sedere sul vecchio divano cigolante e sentì il gorgoglio della macchina del caffè. Annusò l’aria e un aroma le riempì le narici. Bryn era già sveglia e stava preparando il caffè? Non era per niente da lei! C’era sotto qualcosa. Bryn era la più pigra e scombinata tra le due sorelle, ma recentemente era Keira a passare tutta la giornata stesa a far nulla. Ma non riusciva a riscuotersi. Dopo quello che era successo con Cristiano, non era ancora pronta ad affrontare il mondo.

      Keira udì la porta del bagno aprirsi con uno schiocco, poi il suono dei passi goffi di Bryn che attraversava saltellando il corridoio. La sentì fischiettare un motivetto stonato. Poi apparve alla porta, avvolta in un asciugamano giallo, e con un altro attorcigliato attorno alla testa.

      “Oh, sei sveglia,” disse Bryn, fermandosi di colpo e sorridendo allegramente. “Ho fatto il caffè. Ne vuoi un po’?”

      Keira si accigliò sospettosa. “Perché sei così di buon umore? È sabato mattina. E a questo proposito, perché sei già sveglia?”

      Bryn rise. “Ieri ho passato una serata tranquilla a casa. A quanto pare quando il fegato non è impegnato a filtrare litri di alcol dal corpo, ci si sente piuttosto bene.”

      “Sono anni che cerco di dirtelo,” borbottò Keira. Sprofondò nuovamente nel divano, riassumendo la posizione supina con lo sguardo rivolto verso il soffitto. Un secondo più tardi, il volto di Bryn apparve sopra di lei. L’acqua gocciolò dalle ciocche dei suoi capelli sulla faccia di Keira.

      “Stai facendo un’imitazione di un cadavere molto convincente,” commentò Bryn.

      Keira sbuffò e incrociò le braccia sul petto, distogliendo lo sguardo dalla sorella.

      “Così è persino meglio!” scherzò Bryn.

      Keira si limitò a ignorarla. Udì la sorella allontanarsi, diretta verso la sua camera da letto per prepararsi per la giornata. Si sentiva in colpa a essere sgradevole con lei, specialmente considerando il gigantesco favore che Bryn le stava facendo permettendole di vivere nel suo appartamento senza neanche pagare l’affitto. Ma poi ripensò alla miriade di volte in cui la sorella era stata irritabile e ingrata nei suoi confronti e decise che una piccola inversione dei ruoli non era poi così male.

      La udì tornare nel soggiorno. “Ti sto versando il caffè,” annunciò la donna.

      Keira sospirò e si alzò a sedere. “Non voglio il caffè,” disse. “Non voglio niente che possa interrompere il mio sonno. Voglio solo dormire per sempre.”

      Bryn invece ignorò la sua richiesta, versandole il caffè nella tazza più grande che aveva in casa. Si avvicinò e gliela tese.

      “Non ti lascerò sprecare un’altra giornata sul divano, a guardare Netflix e a compatirti,” dichiarò, affibbiandole la tazza. “Bevilo. Datti una svegliata. Quando è stata l’ultima volta che hai fatto una doccia?”

      Keira si accigliò accettando la bevanda fumante. “Giovedì sera.”

      Bryn roteò gli occhi. Tornò con una piroetta al bancone della cucina e versò una tazza per sé.

      “E comunque perché sei sveglia così presto?” borbottò Keira, prendendo un piccolo sorso di caffè. Era bollente. Lo appoggiò sul tavolino.

      “Perché…” canticchiò Bryn, alzandosi in punta di piedi per prendere una bottiglia chiusa del suo sciroppo al caramello preferito, “io e Felix abbiamo dei programmi.” Si riabbassò con lo sciroppo in mano e sorrise trionfante a Keira.

      Felix. Felix. Felix. Era tutto ciò di cui Bryn parlava in quei giorni. Era passata dall’essere una mangiatrice di uomini seriale a una fidanzatina fedele. In circostanze normali, Keira sarebbe stata entusiasta che la sorella avesse finalmente trovato una relazione stabile, ma Felix aveva la stessa età della loro madre e lei non riusciva a evitare di esserne vagamente disgustata. Faceva un po’ troppo “Problemi con la Figura Paterna” per i suoi gusti. Il fatto che il loro stesso padre le avesse abbandonate quando erano solo bambine non faceva altro che confermare la sua teoria.

      “Che genere di programmi?” chiese.

      Notò un netto rossore risalire sul collo di Bryn. Lei scrollò le spalle in una maniera che Keira identificò subito come un tentativo di sembrare noncurante. “Oh, solo un po’ di shopping di arredamento.”

      Keira socchiuse gli occhi. Perché lo shopping di arredi per la casa avrebbe dovuto farla arrossire? Forse perché era il tipo di cosa che faceva un’adulta, che era qualcosa che Bryn, proprio come Peter Pan, aveva giurato di non diventare mai. O forse era perché la sorella festaiola non riusciva ad ammettere di potersi divertire scegliendo lampade insieme al suo innamorato tanto quanto una volta faceva bevendo e ballando tutta la notte nei nightclub di New York. Oppure…

      “Quando parli di arredamento non intendi dire una statuina ornamentale di un gatto da mettere sopra il caminetto, vero?” domandò Keira, voltandosi di scatto per studiare meglio il volto di Bryn.

      “No,” rispose la sorella nello stesso tono allegro. “Parlavo più di mobili.”

      Keira rimase a bocca aperta. “Perché vai a comprare mobili con Felix?”

      Bryn assunse una sfumatura intensa di rosso. “Si è trasferito in un nuovo appartamento, ecco tutto. Non significa niente. Smettila di guardarmi così!”

      “Andrai a vivere con lui?” volle sapere Keira, mettendo sotto torchio la sorella.

      “Non lo so,” rispose lei con una risata. “Chi lo sa?” Sprofondò la faccia nella tazza da caffè, cercando di nascondere un sorriso e fallendo miseramente. Non esisteva al mondo una tazza abbastanza grande da riuscire a nascondere l’ampiezza del sorriso di Bryn.

      Keira era senza parole. Non riusciva a credere alle sue orecchie. La sorella alla fine era stata domata. Quella sì che era un’avventura degna di uno dei suoi articoli!

      “E comunque, smettila di cambiare argomento,” disse Bryn, tutto a un tratto. “Stavamo parlando di te e della tua trasformazione in un sacco di patate. Non puoi passare l’ennesimo weekend chiusa in casa. Ti prego, esci e fai qualcosa. Non ti fa bene stare seduta al chiuso tutto il giorno.”

      “Fa freddo fuori,” si lagnò Keira.

      “Quindi?” rispose Bryn. “Mettiti un cappello! Sei nata e cresciuta a New York, puoi sopportare il freddo!”

      Lei si morse il labbro. Le venne in mente un messaggio che le era arrivato da Shelby la sera prima. Ancora non le aveva risposto, ma l’amica l’aveva invitata a una festa sabato sera, vale a dire quel giorno.

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