Una Ragione per Correre . Блейк Пирс
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Читать онлайн книгу Una Ragione per Correre - Блейк Пирс страница 13

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      La sua mente era stordita per i colpi. Era difficile prendere fiato.

      Concentrati, ordinò a se stessa. O sei morta.

      Cercò di farlo ribaltare, o di liberarsi dalla presa delle sue braccia. La morsa ferrea la tenne stretta. Qualcosa si abbatté sulla schiena di Desoto. L’uomo abbassò i piedi di Avery per terra e si guardò alle spalle per vedere Ramirez con una sedia.

      “Non ti ha fatto male?” chiese Ramirez.

      Desoto ringhiò.

      Avery tornò in sé, sollevò una gamba e gli spinse il tallone sulle dita dei piedi.

      “Uh!” ululò Desoto.

      Indossava una maglietta bianca con i bottoni, pantaloni corti beige e infradito; il tallone di Avery gli aveva spaccato due ossa. Istintivamente la lasciò andare, e quando fu pronto a stringerla di nuovo, Avery era già in posizione. Un rapido pugno alla gola fu seguito da un colpo al plesso solare.

      A terra c’era una mazza di ferro.

      Lei la prese e lo colpì alla testa.

      Desoto si accasciò immediatamente al suolo.

      Due dei suoi uomini erano già a terra, incluso il fratello minore. Un terzo, che aveva osservato la lotta con Desoto, sgranò gli occhi per la sorpresa. Estrasse la pistola e Avery gli schiaffeggiò la mano con la mazza, volteggiò su se stessa per lo slancio e lo colpì in faccia. L’uomo volò contro una scaffalatura.

      Nel frattempo gli ultimi due uomini avevano sopraffatto Ramirez.

      Avery roteò la mazza contro l’interno delle ginocchia di un assalitore. Lui si ribaltò e lei gli abbatté il metallo sul petto, per poi calciarlo in faccia con violenza. L’altro uomo le sferrò un pugno su una guancia e la scagliò urlando sul tavolo da poker.

      Si schiantarono insieme.

      L’uomo era su di lei e continuava a colpirla. Alla fine Avery riuscì ad afferrargli un polso e si girò. Lui cadde e lei roteò per intrappolargli le braccia in una presa di sottomissione. Era perpendicolare al suo corpo. Aveva la gambe sopra la sua pancia e le braccia erano diritte e iper-estese.

      “Lasciami andare! Lasciami andare!” gridò l’uomo.

      Lei sollevò una gamba e lo calciò in faccia fino a quando non perse i sensi.

      “Vaffanculo!” urlò.

      Tutto cadde nel silenzio. Tutte e cinque gli uomini, Desoto incluso, erano svenuti.

      Ramirez gemette e si alzò sulle mani e le ginocchia.

      “Gesù…” sussurrò.

      Avery notò una pistola sul pavimento. La prese e la puntò alla porta dello scantinato. Non appena ebbe preso la mira, Tito apparve.

      “Non alzare la pistola!” strillò Avery. “Mi hai sentita? Non farlo!”

      Tito gettò un’occhiata all’arma che stringeva in mano.

      “Alza la pistola e ti sparo.”

      La scena nella stanza era impossibile da credere per Tito; quando vide Desoto, rimase praticamente a bocca spalancata.

      “L’hai fatto tu questo?” domandò seriamente.

      “Lascia a terra la pistola!”

      Tito prese la mira.

      Avery fece fuoco due volte nel suo petto e lo spedì a gambe all’aria sulle scale.

      CAPITOLO OTTO

      Fuori dal caffè, Avery si teneva una borsa di ghiaccio sull’occhio. Sotto pulsavano due brutti lividi e tutta la guancia era gonfia. Respirare era difficile, che le fece temere di essersi rotta una costola, e aveva il collo dolorante e arrossato per la stretta violenta di Desoto.

      Nonostante le violenze, Avery si sentiva bene. Meglio che bene. Era riuscita a difendersi contro un killer gigantesco e altri cinque uomini.

      Ce l’hai fatta, pensò.

      Aveva passato anni a imparare a combattere, innumerevoli anni e ore da sola nel dojo, facendo sparring contro se stessa. Aveva già partecipato ad altri combattimenti, ma nessuno contro cinque uomini, e di certo nessuno contro qualcuno di forte quanto Desoto.

      Ramirez era seduto sul marciapiede. Uscito dallo scantinato era stato sul punto di collassare. In confronto ad Avery era messo molto male: il suo volto era tumefatto e coperto di tagli, e aveva costantemente le vertigini.

      “Sei stata una bestia laggiù,” borbottò, “un vero animale…”

      “Grazie?” rispose lei.

      Il locale di Desoto era nel cuore dell’A7, quindi Avery si era sentita obbligata a chiamare Simms per i rinforzi. Un’ambulanza era sulla scena, insieme a diversi agenti dell’A7 arrivati per portare dentro Desoto e i suoi uomini con le accuse di aggressione, possesso d’armi e altre piccole infrazioni. Il corpo di Tito, avvolto in un sacco nero, venne riportato su e caricato nel retro del veicolo per le emergenze.

      Simms apparve e scosse la testa.

      “Laggiù è un casino,” disse. “Grazie per tutte le scartoffie extra.”

      “Preferivi che chiamassi i miei?”

      “No,” ammise lui, “immagino di no. Abbiamo tre diversi dipartimenti che stanno cercando di incastrare Desoto, così almeno possiamo metterlo sotto torchio. Non so cosa avessi in mente, a venire qui senza rinforzi, ma bel lavoro. Come hai fatto ad affrontarli tutti e sei da sola?”

      “Sono stata aiutata,” rispose Avery con un cenno verso Ramirez.

      Ramirez alzò una mano in segno di riconoscimento.

      “E che mi dici dell’assassino dello yacht?” chiese Simms. “Qualche collegamento?”

      “Non credo,” rispose lei. “Due dei suoi uomini hanno rapinato il negozio un paio di volte. Desoto era sorpreso e incazzato. Se i commessi confermano la storia, credo che non ci siano dubbi. Volevano i soldi, non una proprietaria del negozio morta.”

      Un altro agente apparve e fece cenno a Simms.

      Simms diede un colpetto sulla spalla di Avery.

      “Forse è meglio se te ne vai,” disse. “Ora li portano su.”

      “No,” disse Avery. “Vorrei vederlo.”

      Desoto era così grosso che dovette chinarsi per uscire dalla porta d’ingresso. Era affiancato da due agenti e ce n’era un altro alle sue spalle. In confronto a tutti gli altri, sembrava un gigante. I suoi uomini vennero accompagnati di sopra dopo di lui. Tutti furono sospinti verso un furgone della polizia. Mente si avvicinava ad Avery, Desoto si fermò e si voltò; nessuno dei poliziotti riuscì a farlo smuovere.

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