Non Resta Che Ricominciare. Emmanuel Bodin
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Название: Non Resta Che Ricominciare

Автор: Emmanuel Bodin

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Современные любовные романы

Серия:

isbn: 9788873047551

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СКАЧАТЬ percorsi erano proibiti. Altri erano stati delimitati. Alcune affissioni segnalavano un pericolo potenziale superando la demarcazione. Non potendo avventurarmi nei meandri del parco, decisi di tornare a casa. Questa uscita mi ha permesso di sensibilizzarmi alla fotografia. Forse ci saranno delle belle sorprese? In caso contrario, almeno, mi sono divertita, senza soffermarmi troppo sul passato.

      Una volta al caldo, ho trasferito le immagini sul mio tablet. Le ho guardate una ad una con attenzione e cancellato quelle che mi sembravano venute male, poco chiare o sfocate. Constatai che avevo molto da imparare. Ovviamente, non ero una professionista.

      Per Natale, ho inviato una email a Franck. Gli auguravo di passare delle piacevoli feste in famiglia. In questo periodo, andava generalmente dai suoi genitori, accompagnato da suo figlio. Ancora una volta non ricevetti alcuna risposta. Non ha nemmeno sentito il bisogno di ringraziarmi, mentre negli anni precedenti avevamo scambiato qualche parola. Da quando Franck mi sapeva in Francia, agiva come se stesse cercando di rendersi impenetrabile a qualsiasi mio tentativo di intromissione nella sua vita privata. Sylwia certamente aveva avuto un ruolo in questa presa di distanza. Dal momento che non voleva scrivermi, spettava a me comportarmi cosi finché non si sarebbe degnato di darmi sue notizie. Ben triste speranza è quella di cercare di riconquistare un ex che abbiamo volontariamente abbandonato lasciandolo affranto.

      Ho ricevuto notizie da Franck nel mese di gennaio. Mi augurava un felice anno nuovo e mi ha detto che la sua storia con Sylvia si era conclusa pochi giorni prima di Natale. La mia insistente presa di contatto aveva accelerato la loro rottura e riacceso in lui il desiderio di rivedermi. Tuttavia, s’interrogava, si faceva molte domande, temendo persino l’incontro. La magia di un tempo risplenderà ancora? L’ansia era per me altrettanto grande, ma il desiderio ha preso il sopravvento. Alla fine del messaggio, mi domandava dove e quando…? Cosa potevo rispondergli dopo che mi aveva messo davanti un muro di indifferenza? Avevo pensato di programmare la mia vita in modo diverso. Ed ecco che si ripresentava…

      Prima di fissare un appuntamento, ho preferito discuterne con i miei colleghi. Avevano opinioni piuttosto divergenti, mi raccomandavano di ignorarlo o di lasciarlo languire nello stesso modo in cui si era comportato con me. Un altro mi consigliò di provarci, sostenendo che questo appuntamento era forse la mia occasione. Erano confusi come me e alla fine non mi furono d’aiuto. Dal mio arrivo in Francia, non c’era stato nessun uomo nella mia vita. Avevo solo pensato a lui. Ho quindi accettato di vederci. Nel messaggio seguente, mi offriva una cena al ristorante. Ha confessato che voleva «chiarire la situazione tra di noi». Non ho affatto colto il significato di questa frase. Cosa dovremmo chiarire? Ci piacciamo ancora? L’incantesimo funzionerà ancora? Sentivo che il nostro incontro non aveva necessariamente una prospettiva felice.

      Avevamo fissato un appuntamento per il prossimo venerdì: Ore diciannove alla stazione della metro George V, proprio nel mezzo del viale degli Champs-Elysees... Visto il sorprendente lusso di questo quartiere, mi chiedevo in che genere di posto aveva deciso di portarmi.

      Sono arrivata con dieci minuti di ritardo. Vidi Franck che aspettava paziente, in piedi proprio davanti all’uscita. Stava osservando svogliatamente i passanti. Al mio apparire, un sorriso gli illuminò il viso. Alzò un braccio, per farsi notare. Pensava che non l’avessi riconosciuto? Il mio sguardo si era istintivamente aggrappato a lui, nel mezzo della marea umana. Non era cambiato molto. I suoi capelli erano ancora tagliati corti. Cominciavano a diventare grigi sulle tempie, cosa che gli donava un certo fascino. La sua faccia mi trasmetteva una sensazione di fiducia. Mi sembrava più sereno, più posato. Era vestito in modo semplice ed elegante. Indossava derbys marrone, jeans scoloriti e una giacca grigia antracite in cui le mani avevano trovato rifugio nelle tasche laterali. Io, ero vestita in modo un po’ più sofisticato per la stagione. Indossavo un cappotto nero che arrivava a metà coscia, sotto indossavo un vestito invernale a maniche lunghe estremamente aderente. Le mie gambe erano coperte da un collant polare brunito e i miei piedi con scarpe col tacco alto.

      Mi sono avvicinata con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Mi guardò dalla testa ai piedi. Dopo il saluto di cortesia, disse la sua prima frase: «Sei sempre così elegante.» Poi ci siamo scambiati un bacio su ciascuna guancia. Mi trovava cambiata, con un aspetto ancora più femminile. Lo ringraziai; sapevo che aveva ragione, pensavo la stessa cosa. Gli afferrai il braccio destro e lo abbracciai forte e teneramente. Osservavo Franck. Fisicamente, anche lui mi piaceva di più. Non portava più il pizzetto. Questo aspetto più essenziale gli conferiva un ulteriore fascino, innegabile.

      Le sue braccia finalmente mi abbracciarono. La serata si annunciava meravigliosa.

      Gli chiesi se il ristorante si trovasse nelle vicinanze.

      «Non lontano, ma siamo un po’ in anticipo», rispose.

      Aveva programmato d’incontrarci con grande anticipo tenendo conto di un mio eventuale ritardo. L’avevo abituato ad aspettare ben più di dieci minuti. La prenotazione era fissata per le venti. Avevamo circa tre quarti d’ora prima di andare a cena. Potevo così godere della sua compagnia. Ero rannicchiata contro il suo braccio e mi aggrappai ad esso con fervore, come se avessi paura di perderlo. Nonostante il freddo invernale, mi sentivo bene, privilegiata. L’impressione che stavo per vivere di nuovo mi travolse.

      Da anni non avevo più provato questo sentimento di allegra euforia. Il piacere di stare vicino a quest’uomo e non a un altro. È questo che fa la differenza. Negli ultimi anni ho avuto molti compagni. Eppure quel bagliore nei miei occhi mancava, quella scintilla magica che vi rende felici e che vi regala uno sguardo nuovo per riscoprire il mondo.

      Saltavamo sopra le pozzanghere ghiacciate, aggirando i resti di mucchi di neve sciolta. Ridevamo a crepapelle. Non c’era più ombra di dubbio, incarnava una sorta di ideale di cui avevo bisogno nella vita. L’avevo ritrovato da soli cinque minuti e mi sembrava di essere resuscitata. Al suo fianco, mi trasformavo in una bambina che sorrideva scioccamente e si divertiva con tutto e niente contemporaneamente. Questo mondo adulto che cominciavo a non apprezzare troppo, potevo permettermi di abbandonarlo temporaneamente. Sarei cresciuta come una bambina o un’adulta frustrata? Quella sera era diventata un momento propizio per decisioni importanti, quelle che possono ridisegnare i confini del futuro. Lui, cosa voleva chiarire?

      Dopo una trentina di minuti, siamo tornati sul viale degli Champs-Elysées e abbiamo preso un vicolo a senso unico che ci ha portato in un ristorante asiatico circondato da due edifici moderni. L’ingresso era pulito e ci invitava ad attraversare la soglia passando sotto un piccolo paifang, una specie di arco tradizionale cinese, sostenuto a destra e a sinistra da due teste di drago. Un’illuminazione fatta di luci gialle e blu calamitava gli occhi. L’invito era chiaramente esposto: dietro questa porta, un cambio di scenario attendeva i visitatori. E che sorpresa! Vi era un enorme acquario piatto e smaltato, illuminato da ogni lato.

      Un tavolo era riservato per noi. Un cameriere ci ha accompagnato lì. Il ristorante sembrava particolarmente popolare. Non riuscivo a distinguere nessun posto libero.

      Avanzai timidamente sulle prime piastrelle di vetro, la faccia gioiosa. Mi sentivo come se stessi camminando sull’acqua. I pesci brillavano; riflettevano le differenti sorgenti di luci azzurrognole.

      Dopo essersi tolto il cappotto, vidi che Franck indossava un maglione di cachemire. Adoro la morbidezza di questa lana e lui sembrava essersene ricordato. Un giorno si era messo un maglione simile. Ricordo molto bene quel giorno, dato che mi aveva regalato un enorme mazzo di rose bianche e rosse. Il tempo era bello quel giorno, anche se piuttosto instabile. Un vento leggero soffiava, e Franck non voleva rischiare di prendere freddo. Anche quella sera, eravamo andati a mangiare in un ristorante, un giapponese. Quando mi ero rannicchiata fra le sue braccia, avevo potuto apprezzare la finezza del maglione. Era così soffice e caldo che non riuscivo a smettere di accarezzarlo! Sagomava perfettamente il suo torace.

      Questo maglione era СКАЧАТЬ