Название: Istoria civile del Regno di Napoli, v. 9
Автор: Giannone Pietro
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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Intanto il Conte di Monterey accingevasi alla partenza, ma avvisato il Conte Duca essere già seguito il matrimonio, scrisse al Monterey, che non conveniva per le fastidiose congiunture delle guerre d'Italia partire, non essendo ancor terminato il suo secondo triennio; onde gli sposi rimasero delusi, e convenne al Medina trattenersi nel Regno da privato, con dispiacere non ordinario, non men suo che della moglie, e molto più della Duchessa di Sabioneta, la quale, avendo sempre dissuasa la nipote a far tal matrimonio, non mancava di mordere pubblicamente l'azioni del Conte Duca, e biasimare la soverchia semplicità della Duchessa di Mondragone, del Cardinale e degli altri congiunti della nipote, che s'erano fatti ingannare dalle promesse dell'Olivares. Ma passato un anno, parendogli non poter più trattenere, mandò il Conte Duca ordine della Corte, che si desse al Medina il possesso. Così depose il Monterey il Governo, dopo averlo esercitato sei anni; ed a' 12 novembre di quest'anno 1637 ritirossi a Pozzuoli, donde proseguì poi il suo cammino per la Corte. Ci lasciò il Monterey molte savie e prudenti leggi insino al numero di quarantaquattro, per le quali riordinò i nostri Tribunali e quelli della Bagliva, e delle Regie Audienze; riordinò gli affitti e le vendite delle rendite e beni fiscali, i cambj e gli apprezzi: proibì severamente i duelli e l'esportazione di qualsivoglia sorta d'armi: fece diverse ordinazioni per ovviar le fraudi che si commettevano nella Dogana, e maggior Fondaco di Napoli: vietò l'uso smoderato delle vesti, servidori e carrozze: impose su la testa del famoso bandito Pietro Mancini una taglia di tremila ducati, oltre la facoltà d'indultare quattro persone: tolse le Gabelle delle Carte e del Tabacco, ancorchè da poi fossero state di nuovo imposte; e diede molti ordini pel Governo e disciplina de' soldati del Battaglione, e pel grado di Dottorato da darsi, così in Legge, come in Medicina, ed altri provvedimenti che vengono additati nella Cronologia prefissa al primo tomo delle nostre Prammatiche.
CAPITOLO IV
Del Governo di D. Ramiro Gusman Duca di Medina las Torres; e de' sospetti che s'ebbero di nuove invasioni tentate da' Franzesi
Il Governo del Duca di Medina, durando le medesime cagioni, anzi vie più crescendo, non poteva riuscire men gravoso a' sudditi, che il precedente. Le guerre infelici, che consumavano gli Stati della Monarchia di Spagna, mantenevano tuttavia, anzi rendevan assai più esausto l'erario regale, ed in continue necessità di denaro. Il nostro Reame era il bersaglio infelice, dove per provvedersene si dirizzavano tutti i disegni, e nulla pietà avendosi delle miserie estreme, nelle quali era il Regno caduto per le somme immense cavate in tempo del Monterey, altre nuove se ne richiedevano. Furono perciò imposte nuove gabelle e dazj, ed accresciuti gli antichi: s'aggiunsero gravezze alle sete, all'olio, al grano, alla carne, a' salumi; e s'imposero nuovamente alla calce, alle carte da giocare, all'oro ed argento filato, e sopra tutti i contratti de' presti, che celebravansi nella città e nel Regno. S'introdusse, all'uso di Spagna, la gabella della carta bollata, della quale bisognava necessariamente servirsi in tutti li contratti e negli atti giudiziari, sotto pena di nullità; quantunque poscia, come cosa troppo odiosa, fosse stimato meglio sopprimerla. S'arrivò a tale estremità, che si pose sul tappeto il dazio d'un grano il giorno per testa agli abitanti di Napoli, per lo spazio di quattro anni; e facevasi il conto, che toltone gli Ecclesiastici ed i putti, se ne sarebbero cavati cinque milioni di scudi: ma poscia, essendosi considerato il pericolo che si correva di porre in pratica tal esazione, e quanto avrebbe sembrato intollerabile al Popolo questo peso cotidiano, si lasciò di più parlarsene.
Si tassarono bensì tutti i Mercatanti ai pagamento di duecentomila ducati per pagarne le soldatesche: si venderono li Casali di Napoli, quelli di Nola, e molti altri luoghi demaniali, che non ebbero modo di ricomprarsi, passarono dalla libertà che godevano sotto il Demanio Regale, alla servitù de' Baroni.
E perchè niente mancasse, il Vicerè fece convocar un Parlamento generale, dove per Sindico intervenne D. Ippolito di Costanzo, nobile di Portanova, e s'estorse dal Baronaggio e dal Regno un donativo d'un milione di ducati, in vece d'una nuova gabella di cinque grana per moggio di frumento, che pretendevasi d'imporre in tutto il Reame. Solo tra tanti aggravj e gabelle se ne tolse una, che riscuotevasi in Napoli da tutte le meretrici, riuscendo ciò di non picciolo giovamento alla pubblica tranquillità, per gli scandali continui che ne nascevano.
Fu perciò seriamente risoluto, per non ridurre i popoli cotanto oppressi all'ultime disperazioni, di mandar Ambasciadore alla Corte, per implorare dalla clemenza del Re qualche conforto a tanti e sì estremi mali; e concorrendovi anche il Vicerè, mosso ancor egli a pietà di tante miserie, fu eletta dalla Città la persona del Consigliere Ettore Capecelatro. Lo stato in che erasi ridotto il Regno, era pur troppo lagrimevole: oltre le tante gravezze, che impoverivano gli abitatori, si vedeva da giorno in giorno mancare d'abitatori, e struggersi tra le miserie e sciagure. Gl'incendj del Vesuvio avevan cagionate morti e miserie estreme; ma sopra tutto la guerra che consumava coi disagi e col ferro le soldatesche, avea desolato il Regno: n'erano uscite dal Regno in numero infinito per reclutare gli eserciti, non pur di Lombardia, ma d'Alemagna, de' Paesi Bassi e del Principato di Catalogna; ed avendo tutte quelle spedizioni avuti infelici successi, pochi ne ritornavano alle paterne case.
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1
Chioc. M. S. Giur. tom. 1 in fin.
2
Toppi Biblioth. pag. 295.
3
Thuan. tom. 3 lib. 127 p. 971.
4
V. Petr. Sarpi De Jure Asil. c. 1.
5
Chiocc. M. S. Giur. tom. 17 De Immnun. Eccl.
6
Tacit. l. 3. Annal. c. 31.
7
Chiocc. loc. cit.
8
Chiocc. loc. cit.
9
P. Lasena dell'Antico Ginnasio Napolet. cap. 1.
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