Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7. Edward Gibbon
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СКАЧАТЬ Tom. I p. 270, 272).

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Audebant se quondam fratres Latio dicere, et sanguine ab Iliaco populos computare. Sidonio Apollinare l. VII epist. in Tom. I p. 799. Io non so i gradi e le circostanze di questa favolosa discendenza.

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O la prima, o la seconda divisione, seguìta fra' figli di Clodoveo, aveva portato il Berry a Childeberto (Greg. Turon. l. III c. 12. in Tom. II p. 192). Velim (dic'egli) Arvernam Lemanem, quae tanta jucunditatis gratia, refulgere dicitur, oculis cernere (l. III c. 9 p. 191). La campagna era coperta da una densa nebbia, quando il Re di Parigi fece il suo ingresso in Clermont.

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Per la descrizione dell'Alvergna, vedi Sidonio (L. IV Epist. 21 in Tom. I p. 793) con le note del Savaron e del Sirmondo (p. 279 e 51 delle respettive edizioni), Boulainvilliers (Etat de la Franc. Tom. II p. 242, 268) e l'Abbate De la Longuerue (Descript. de la France P. 1 p. 132, 139).

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Furorem gentium, quae de ulteriore Rheni amnis parte venerant, superare non poterat (Gregor. Turon. L. IV c. 50 in Tom. II p. 229). Tale fu la scusa d'un altro Re d'Austrasia (an. 475) per le devastazioni, che le sue truppe commisero nelle vicinanze di Parigi.

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Dal nome e dalla situazione, i Benedettini, editori di Gregorio di Tours (in Tom. II p. 192) hanno stabilito questa Fortezza in un luogo chiamato Castel Merliac, lontano da Mauriac due miglia, nell'Alvergna superiore. In tale descrizione io traduco infra come se dicesse intra. Si confondono perpetuamente queste due preposizioni da Gregorio, o da' suoi copisti; e sempre bisogna decidere a senso.

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Vedi queste rivoluzioni e guerre dell'Alvergna presso Gregorio di Tours (L. II c. 37 in Tom. II p. 183 e L. III c. 9, 12, 13 p. 192, 194 de miracul. Juliani c. 13 in T. II p. 446). Egli frequentemente dimostra lo straordinario suo riguardo per la propria Patria.

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La storia d'Attalo si racconta da Gregorio di Tours (L. III c. 16 in Tom. II p. 193, 195). Il P. Ruinart, editore del medesimo, confonde quest'Attalo, che nell'anno 532 era un fanciullo (puer), con un amico di Sidonio dell'istesso nome, ch'era Conte d'Autun, cinquanta o sessanta anni prima. Tal errore, che non si può attribuire ad ignoranza, viene in certo modo scusato dalla sua stessa grandezza.

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Questo Gregorio, Bisavolo di Gregorio di Tours (in Tom. II p. 197, 490), visse novanta due anni; avendone passati quaranta come Conte d'Autun, e trentadue come Vescovo di Langres. Secondo il Poeta Fortunato dimostrò un ugual merito in questi diversi posti.

Nobilis antiqua decurrens prole parentum,Nobilior gestis, nunc super astra manet.Arbiter ante ferox, dein pius ipse sacerdos,Quos domuit judex, fovet amore patris.

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Poichè il Valois, ed il Ruinart han voluto cangiare la Mosella del testo nella Mosa, a me tocca d'approvare tal cangiamento. Pure avendo fatto qualche osservazione sulla topografia, potrei difendere la comune lezione.

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I maggiori di Gregorio (Gregorio, Florenzio, Giorgio) erano di nobile estrazione (natalibus… illustres), e possedevano vasti patrimoni (latifundia) sì nell'Alvergna, che nella Borgogna. Egli era nato l'anno 539, fu consacrato Vescovo di Tours nel 573, e morì nel 593 o 595 poco dopo ch'ebbe terminato la sua Storia. Vedasi la sua vita scritta da Odone, Abbate di Clugny (in Tom. II p. 129, 135), ed una nuova di lui vita nelle Memorie dell'Accademia ec. (Tom. XXVI p. 598, 638).

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Decedente atque immo potius pereunte alt urbibus Gallicanis liberalium cultura literarum etc. (in praef. Tom. II p. 137): questo è il lamento di Gregorio medesimo, che pienamente ei verifica con le proprie sue opere. Il suo stile manca d'eleganza, ugualmente che di semplicità. Trovandosi in un posto cospicuo, rimase contuttocciò straniero rispetto al suo proprio tempo e paese; ed in una prolissa opera (gli ultimi cinque libri contengono dieci anni) ha tralasciato quasi tutto quello, che la posterità desidera di sapere. Io con molto tedio ho acquistato, mediante una penosa lettura, il diritto di pronunziare questa svantaggiosa sentenza.

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L'Abbate di Mably (Tom. I p. 247, 267) ha diligentemente confermato quest'opinione del Presidente di Montesquieu (Espr. des Loix L. XXX c. 13).

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Vedi Dubos (Hist. Crit. de la Monarch. Franc. T. II L. VI c. 9, 10). Gli Antiquari francesi stabiliscono come un principio, che i Romani, ed i Barbari posson distinguersi da' loro nomi. Questi nomi formano senza dubbio una ragionevole presunzione; eppure leggendo Gregorio di Tours, ho notato Gondulfo, di stirpe Senatoria, o Romana (L. VI c. 11 in Tom. II p. 273), e Claudio, Barbaro (L. VII c. 29 p. 303).

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Gregorio di Tours fa più volte menzione d'Ennio Mummolo dal quarto libro (c. 42 p. 224) fino al settimo (c. 40 p. 310). La computazione per talenti è molto singolare; ma se Gregorio annetteva qualche idea a quest'antiquata parola, i tesori di Mummolo dovettero ascendere a più di 100,000 lire sterline.

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Vedi Fleury Disc. 3. sur l'Hist. Eccles.

256

Il Vescovo di Tours medesimo ha rammentato il lamento di Chilperico, nipote di Clodoveo: Ecce pauper remansit Fiscus noster: ecce divitiae nostrae ad Ecclesias sunt translatae; nulli penitus, nisi soli Episcopi regnant. (l. VI c. 46 in Tom. II p. 291).

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Vedi il Codice Ripuario Tit. XXXVI in Tom. IV p. 241. La legge Salica non provvede alla sicurezza del Clero; e noi possiamo supporre per onore della tribù più incivilita, ch'essi non avevan preveduto un atto così empio come l'omicidio d'un prete. Pure Pretestato, Arcivescovo di Roano fu assassinato per ordine della Regina Fredegonda avanti all'altare (Greg. Turon. L. VIII, c. 31 in T. II p. 326).

258

Il Bonamy (Mem. de l'Academ. des Inscript. T. 24 p. 582, 670) ha provato l'esistenza della Lingua Romana Rustica, che per il mezzo del Romanzo si è appoco appoco ridotta nell'attual forma del linguaggio Francese. Sotto la stirpe Carolingica, i Re e Nobili della Francia tuttavia intendevano il dialetto de' Germani loro antenati.

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Ce beau systeme a été trouvé dans les bois, Montesquieu Espr. des Loix XI c. 6.

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Vedi l'Abbate di Mably Observat. Tom. I p. 34, 50. Parrebbe, che le assemblee nazionali le quali, quanto alla loro instituzione, sono contemporanee al principio della Nazion francese, non fossero mai state confacenti al suo genio.

261

Gregorio di Tours (l. VIII c. 50 in Tom. II p. 225, 226) riferisce con molta indifferenza i delitti, il rimprovero, e l'apologia. Nullus Regem metuit, nullus Ducem, nullus comitem reveretur: et si fortassis alicui ista displicent, et ea, pro longaevitate vitas vestras, emendare conatur, statim seditio in populo, statim tumultus exoritur, et in tantum unusquisque contra seniorem saeva intentione grassatur, ut vix se credat evadere, si tandem silere nequiverit.

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La Spagna, in quegli oscuri tempi, è stata specialmente sfortunata. I Franchi ebbero un Gregorio di Tours; i Sassoni, o Angli un Beda; i Longobardi un Paolo Warnefrido ec. Ma l'istoria de' Visigoti si contiene nelle brevi ed imperfette croniche d'Isidoro di Siviglia, e di Giovanni di Bielar.

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Tali sono le querele di S. Bonifacio, Apostolo della Germania, e riformator della Gallia (in Tom. IV p. 94). Gli ottant'anni ch'esso deplora, di licenza e di corruzione, sembra che indichino, che i Barbari fossero ammessi nel Clero verso l'anno 660.

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