Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 6. Edward Gibbon
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СКАЧАТЬ i suoi ordini alle più lontane truppe dell'Occidente d'avanzare con rapide marce alla difesa d'Onorio e dell'Italia. Si abbandonarono le fortezze del Reno, e la salute della Gallia non era difesa, che dalla fede de' Germani, e dall'antico terrore del nome Romano. Fu chiamata frettolosamente98 anche la legione, che era posta alla guardia della muraglia Britannica contro i Caledonj, ed un numeroso corpo di cavalleria degli Alani fu indotto ad arruolarsi al servizio dell'Imperatore, che ansiosamente aspettava il ritorno del suo Generale. Si resero celebri la prudenza ed il vigore di Stilicone in tal congiuntura, che nel tempo stesso mostrò la debolezza del cadente Impero. Le legioni di Roma, che da gran tempo languivano, decadendo a grado a grado la disciplina e il coraggio, furono esterminate dalle guerre Gotiche e civili; e fu impossibile, senza esaurire ed espor le Province, adunare un esercito in difesa dell'Italia.

      Quando parve, che Stilicone abbandonasse il suo Sovrano nello indifeso palazzo di Milano, aveva probabilmente calcolato il termine della sua assenza, la distanza del nemico, e gli ostacoli, che potean ritardarne la marcia. Contò principalmente su' fiumi d'Italia, come l'Adige, il Mincio, l'Oglio, e l'Adda, che nell'inverno o nella primavera, al cader delle piogge o allo struggersi delle nevi, comunemente si gonfiano in larghi ed impetuosi torrenti99. Ma accadde, che la stagione fu notabilmente secca; ed i Goti poterono senza impedimento veruno attraversare i larghi e pietrosi letti, il centro de' quali era debolmente segnato dal corso d'una piccola dose d'acqua. Il ponte ed il passaggio dell'Adda furono assicurati da un forte distaccamento dell'armata Gotica; e quando Alarico si avvicinò alle mura o piuttosto a' sobborghi di Milano, godè la superba soddisfazione di veder fuggire avanti di sè l'Imperator dei Romani. Onorio, accompagnato da un piccol treno di Ministri e di Eunuchi, precipitosamente si ritirò verso le Alpi col disegno di assicurare la sua persona nella città d'Arles, che spesso era stata la residenza reale de' suoi Predecessori. Aveva egli100 appena passato il Po, che fu sopraggiunto dalla velocità della cavalleria Gotica101; onde l'urgente pericolo lo costrinse a cercare un temporaneo rifugio nella fortezza di Asti, città della Liguria o del Piemonte, situata sulle rive del Tanaro102. Il Re dei Goti subito formò ed instancabilmente strinse l'assedio di un'oscura piazza, che conteneva una preda sì ricca, e sembrava incapace di lungamente resistere; nè l'ardita dichiarazione, che in appresso potè fare l'Imperatore, che il suo petto non era mai stato suscettibile di timore, ebbe probabilmente gran credito neppure nella sua propria Corte103. Nell'ultima e quasi disperata estremità, dopo che i Barbari aveano già proposta un'indegna capitolazione, l'Imperial prigioniero ad un tratto fu liberato per la fama, per l'avvicinamento, e finalmente per la presenza dell'Eroe, che aveva sì lungamente aspettato. Stilicone, alla testa d'una scelta ed intrepida vanguardia, passò a nuoto l'Adda per guadagnare il tempo che avrebbe dovuto perdere nell'attacco del ponte; il passaggio del Po fu un'impresa di molto minore rischio e difficoltà; e la felice azione, con cui si fece strada pel campo Gotico alle mura di Asti, ravvivò le speranze, e vendicò l'onore di Roma. Il Barbaro, invece di cogliere il frutto di sua vittoria, fu appoco appoco investito per ogni parte dalle truppe dell'Occidente, che l'una dopo l'altra venivano da tutti i passi delle Alpi; i suoi quartieri furono ristretti; ne furono intercettati i convogli; e la vigilanza de' Romani preparavasi a formare una catena di fortificazioni, e ad assediare le linee degli assedianti. Adunossi un consiglio militare dei chiomati Capitani della nazione Gotica; di quei vecchi guerrieri, che avevano i corpi coperti di pelli, ed i fieri aspetti dei quali eran segnati d'onorevoli ferite. Essi ponderaron la gloria di persistere nell'impresa, confrontata col vantaggio d'assicurar la loro preda, ed approvarono il prudente partito d'un'opportuna ritirata. In quest'importante dibattimento, Alarico dimostrò il coraggio d'un conquistatore di Roma; e dopo d'aver rammentato ai suoi nazionali le illustri azioni già fatte, ed i loro disegni, concluse il suo animoso discorso con la solenne e positiva protesta, ch'egli avea risoluto di trovare in Italia un regno o un sepolcro104.

      A. 403

      La sconnessa disciplina de' Barbari gli esponeva sempre al pericolo d'una sorpresa; ma invece di scegliere le ore dissolute di libertinaggio e d'intemperanza, Stilicone risolvè di attaccare i Cristiani Goti mentre erano devotamente occupati nel celebrar la festa di Pasqua105. L'esecuzione dello stratagemma, o come fu chiamato dal Clero, del sacrilegio, fu affidata a Saul, Barbaro e Pagano, che però avea militato con distinta reputazione fra' veterani Generali di Teodosio. Il campo de' Goti, che Alarico avea piantato vicino a Pollenzia106, fu posto in confusione dal subitaneo ed improvviso attacco della cavalleria Imperiale; ma in pochi momenti l'indomito genio del lor condottiero diede loro un ordine ed un campo di battaglia; ed appena si riebbero dalla sorpresa, la pia fiducia, che il Dio de' Cristiani avrebbe sostenuto la loro causa, battaglia, che fu lungamente sostenuta con ugual coraggio e buon successo, il Capo degli Alani, che in una piccola e selvaggia figura nascondeva un'anima generosa, provò la sospetta sua fedeltà collo zelo, con cui pugnò, e cadde in servigio della Repubblica; e si è conservata imperfettamente la fama di questo valoroso Barbaro nei versi di Claudiano, mentre il Poeta, che ne celebrò il raro valore, ha tralasciato di rammentarne il nome. Alla sua morte successe la fuga e la confusione degli squadroni, che comandava; e la disfatta d'un'ala della cavalleria avrebbe potuto decidere della vittoria in favor d'Alarico, se Stilicone subito non avesse condotto in campo la Romana e Barbara infanteria. La perizia del Generale, e la bravura dei soldati sormontò ogni ostacolo. Nella sera di quella sanguinosa giornata, i Goti si ritirarono dal campo di battaglia, le trincere del loro accampamento furono forzate, e la scena di rapina e di strage in qualche modo espiò le calamità, ch'essi aveano portato a' sudditi dell'Impero107. Le splendide spoglie d'Argo e di Corinto arricchirono i veterani dell'Occidente; la moglie d'Alarico, la quale aveva impazientemente richiesta la promessa delle gioie Romane e delle schiave Patrizie108, fatta prigioniera, fu ridotta ad implorare la compassione dell'insultante nemico; e più migliaia di schiavi, liberati dalle catene de' Goti, sparsero per le Province dell'Italia le lodi dell'eroico loro liberatore. Il trionfo di Stilicone109 fu paragonato dal Poeta, e forse dal Pubblico, a quello di Mario, che nell'istessa parte d'Italia aveva attaccato e distrutto un altro esercito di Barbari Settentrionali. Le grandi ossa, ed i vuoti elmi de' Cimbri e de' Goti potrebbero facilmente confondersi dalle successive generazioni; e la posterità potrebbe innalzare un trofeo comune alla memoria de' due più illustri Generali, che abbiano vinto sul medesimo memorabile suolo i due più formidabili nemici di Roma110.

      L'eloquenza di Claudiano111 ha celebrato con prodigo applauso la vittoria di Pollenzia, una delle più gloriose giornata della vita del suo Signore; ma la ripugnante e parziale sua musa concede anche una più genuina lode al carattere del Re Goto. Il suo nome in vero è infamato dai vergognosi epiteti di pirata e di ladro, a' quali i conquistatori d'ogni secolo hanno sì giusto diritto: ma il Poeta di Stilicone è costretto a confessare, che Alarico godeva quell'invincibile qualità d'animo, che rende superiore ad ogni disgrazia, e trae dall'avversità sempre nuovi mezzi di risorgere. Dopo la total disfatta della sua infanteria, egli fuggì o piuttosto ritirossi dal campo di battaglia con la maggior parte della cavalleria salva ed intatta. Senza perdere un momento a compiangere l'irreparabil perdita di tanti suoi bravi compagni, lasciò che il vittorioso nemico stringesse in catene le schiave immagini d'un Re Goto112; ed arditamente risolvè d'aprirsi i mal guardati passi dell'Apennino, di sparger la desolazione sul fertile suolo della Toscana, o di vincere o di morire avanti le porte di Roma. Fu salvata la Capitale dall'attiva ed instancabile diligenza di Stilicone; ma egli rispettò la disperazione del nemico; ed invece di commettere il destino della Repubblica all'evento d'un'altra battaglia, propose di comprare l'assenza de' Barbari. Lo spirito d'Alarico avrebbe rigettato tali termini d'accordo, quali erano la permissione di ritirarsi e l'offerta d'una pensione, con СКАЧАТЬ



<p>98</p>

Venit et extremis legio praetenta Britannis,

Quae Scoto dat fraena truci… (De Bell. Get. 416).

Pure la più rapida marcia da Edimburgo, o da Newcastle a Milano esigeva necessariamente uno spazio di tempo più lungo di quello che Claudiano pare che assegni alla durata della guerra Gotica.

<p>99</p>

Ogni viaggiatore dee rammentarsi la situazione della Lombardia (Vedi Fontanelle Tom. V. p. 279) che è spesso tormentata da una capricciosa ed irregolare abbondanza di acque. Gli Austriaci avanti a Genova erano accampati nel secco letto della Polcevera, nè sarebbe (dice il Muratori) «mai passato per la mente a que' buoni Alemanni, che quel picciolo torrente potesse, per così dire, in un istante cangiarsi in un terribil gigante» Annal. d'Ital. Tom. XVI. p. 443. Milano 1753-8.

<p>100</p>

Claudiano, in vero, non risponde chiaramente alla nostra domanda, dove trovavasi Onorio medesimo? Pure la fuga viene indicata dalla caccia, e si conferma la mia idea della guerra Gotica dai Critici Italiani, Sigonio (T. I. P. II. 369 de Imp. Occid. l. X.), e Muratori (Annal. d'Ital. T. IV. p. 45).

<p>101</p>

Può indicarsi a quest'effetto una delle strade, che si trovano negl'Itinerarj (p. 98, 288, 294) con le note del Wesseling. Asti è qualche miglio sulla destra.

<p>102</p>

Asti o Asta, colonia Romana, è presentemente la capitale d'una piacevol Contea, che nel decimosesto secolo passò ne' Duchi di Savoia (Leandro Alberti, Descriz. d'Ital. p. 382).

<p>103</p>

Nec me timor impulit ullus. Egli poteva tenere questo superbo linguaggio l'anno seguente a Roma, cinquecento miglia lontano dal luogo del pericolo (VI. Cons. Hon. 449).

<p>104</p>

Hanc ego vel victor regno, vel morte tenebo

Victus, humum etc.

I discorsi (de Bell. Get. 479-549) del Nestore, e dell'Achille de' Goti son forti, caratteristici, adattati alle circostanze e forse non meno genuini di quelli di Livio.

<p>105</p>

Ad Orosio (l. VII. c. 37) fa colpo l'empietà de' Romani, che attaccarono la Domenica di Pasqua Cristiani così devoti. Pure nel tempo stesso facevansi pubbliche preghiere alle reliquie di S. Tommaso d'Edessa per la distruzione dell'Arriano devastatore. Vedi Tillemont (Hist. des Emp. Tom. V. p. 529) che cita un'Omelia, che fu erroneamente attribuita a S. Grisostomo.

<p>106</p>

I vestigi di Pollenzia giaciono venticinque miglia al sud-est di Torino. Urbs, nelle medesime vicinanze, era una caccia reale de' Re di Lombardia, ed un piccolo fiume, che scusò la predizione, penetrabis ad Urbem. (Cluver., Ital. antiq. Tom. I. p. 83-85).

<p>107</p>

Orosio desidera d'indicare in dubbiosa parole la disfatta de' Romani; Pugnantes vicinus, victores victi sumus, Prospero (in Chronic.) la chiama un'uguale e sanguinosa battaglia; ma gli scrittori Gotici, come Cassiodoro (in Chronic.) e Giornandes (de reb. Get. 2, 29) pretendono una decisiva vittoria.

<p>108</p>

Demens Ausonidum gemmata monilia matrum,

Romanasque alta famulas cervice petebat.

(De bell. Get. 627).
<p>109</p>

Claudiano (de bell. Get. 580. 647) e Prudenzio (in Symmach. l. II. 694-719) celebrano senz'ambiguità la Romana vittoria di Pollenzia. Sono essi scrittori poetici e parziali; ma si dee prestar qualche fede a' testimoni anche più sospetti, che son frenati dalla recente notorietà de' fatti.

<p>110</p>

La perorazione di Claudiano è forte ed elegante; ma l'identità del campo Cimbrico e del Gotico si deve intendere (come il Filippi di Virgilio Georg. I. 490) secondo la libera Geografia d'un Poeta. Vercelli e Pollenzia son distanti sessanta miglia fra loro; e la differenza è anche maggiore, se i Cimbri fossero stati disfatti nella vasta e nuda pianura di Verona (Maffei, Veron. Illustr. P. I. 54-62).

<p>111</p>

Bisogna esaminare rigorosamente Claudiano e Prudenzio, per ridurre le figure, ed estorcere il senso istorico di que' Poeti.

<p>112</p>

Et gravant en airain ses frêles avantages

De mes états conquis enchaîner les images.

Era famigliare a' Romani la pratica d'esporre in trionfo le immagini de' Re e delle Province. Il busto di Mitridate medesimo, d'oro massiccio, era alto dodici piedi. Freinshem, Suppl. Livian. 103. 47.