Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 2. Ali Bey
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 2 - Ali Bey страница 6

Название: Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 2

Автор: Ali Bey

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

Серия:

isbn: http://www.gutenberg.org/ebooks/47665

isbn:

СКАЧАТЬ figlio Muley Ismaïl, che dopo molte guerre occupò il trono, e Muley Abdalla suo nipote resero colle crudeltà famoso il loro governo. Muley Mohamed più politico de' suoi predecessori fu meno crudele, ma non meno avaro. L'attuale Sultano Muley Solimano è il più moderato di quanti scheriffi occuparono prima di lui il suo trono.

      L'impero di Marocco non ha nè costituzione nè legge scritta. La successione al trono non è regolata, ed ogni Sovrano prima di rimanere padrone dell'impero deve sempre combattere contro i suoi fratelli, ed altri rivali, che tutti del canto loro armano i popoli per la propria causa; talchè la morte di un principe Marocchino è sempre cagione di quella di centomille uomini.

      L'attuale Sultano Muley Solimano ha tre fratelli, che sono Muley Abdsulem1 il maggiore della famiglia; Muley Selema, che dopo aver combattuto contro suo fratello, ritirossi vinto al Cairo ove vive miseramente; e finalmente Muley Moussa che dimora a Taffilet, ove mena una vita dissolutissima.

      Muley Solimano è un uomo abbastanza istruito nella scienza della religione: è fakih o dottore della legge: ma per ciò appunto più devoto degli altri, consuma parte del giorno in preghiere, e veste d'ordinario un grossolano hhaik, sdegnando ogni sorta di lusso, ed ispirando la stessa religiosa severità ai suoi sudditi: quindi ad eccezione di Muley Abdsulem, e di me, non avvi forse alcun altro che osi far pompa di qualche appariscenza di lusso.

      Dietro questo principio, allorchè Muley Solimano trionfatore de' suoi fratelli, si vide tranquillamente stabilito sul trono, fu sua prima cura quella di far estirpare tutte le piante di tabacco che trovavansi nel suo impero, e che davano il sostentamento ad alcune migliaja di famiglie. Quantunque l'uso del tabacco non sia dalla legge espressamente proibito, non avendone il profeta fatto uso, viene dai rigoristi riguardato come una lordura. Non pertanto Muley Abdsulem ne prende molto; e Muley Solimano, benchè di raro assai, non lascia di usarne alcune volte. Ad eccezione degli abitanti dei porti e dei marinai, pochi altri Marocchini prendono tabacco.

      E questo è pure il motivo che lo ritrae dall'aver commercio coi cristiani. Teme sempre che le relazioni cogl'infedeli non finiscano col corrompere e pervertire i fedeli credenti. Questo modo di vedere rende tanto difficile ogni relazione commerciale, che sonovi persone che potrebbero caricare intere flotte di grani, e che mancano di danaro per vivere, per l'impossibilità di venderlo all'estero. In una nazione ove l'uomo non ha veruna proprietà, poichè il Sultano è padrone d'ogni cosa; ove l'uomo non ha la libertà di vendere, o di disporre dei frutti del suo travaglio; ove finalmente non può nè goderne nè farne pompa in su gli occhi de' suoi compatriotti, è chiara la cagione della sua inerzia e della sua miseria.

      Ho copiato l'albero genealogico di Muley Solimano, ch'egli medesimo mi confidò originale. Rimontando da lui fino al profeta conserva il seguente ordine:

      Примечание 12

      In Taffilet contansi più di due mille scheriffi, che tutti vantano diritti al trono di Marocco, e che per tale cagione godono di alcune leggieri gratificazioni del Sultano. In tempo degl'interregni molti prendono le armi, siccome Marocco non ha verun'armata propriamente tale per comprimere all'istante questi parziali movimenti, la nazione intera soffre tutti i mali dell'anarchia.

      La tattica de' Marocchini è sempre la stessa in tutte le battaglie. Consiste nell'avvicinarsi alla distanza press'a poco di cinquecento passi dal nemico. Colà giunti dispiegansi con un subito movimento cercando di presentare la più estesa fronte possibile; indi corrono a tutto potere imbracciando il fucile. Giunti a mezzo tiro fanno il loro colpo: fermando allora il cavallo tutt'ad un tratto, ritiransi colla medesima celerità con cui avanzarono. Ricaricano il fucile correndo, e se il nemico si ritira, continuano il fuoco guadagnando terreno. Ma se l'azione si fa calda, e si viene a far uso della spada, in quale imbarrazzo non devono trovarsi questi combattenti, i quali senz'alcun ordine, sono costretti di tenere colla sinistra la briglia, ed un lungo fucile, e la spada colla mano destra! In questa circostanza collocano essi il fucile sopra l'arcione della sella, ed in allora ogni uomo occupa una fronte più estesa che quella di due, e rimane isolato, e senza appoggio ai fianchi. Quale sarebbe in allora l'effetto di una linea di battaglia europea sopra tali ranghi di truppe! Per tale motivo appunto il soldato moro non s'impegna che sforzato, a battersi colla spada; riponendo la sua superiorità nella velocità dell'attacco, della ritirata, e nella destrezza del maneggio del fucile.

      Le entrate del Sultano di Marocco si valutano venticinque milioni di franchi. Avendo pochi impiegati, i quali non hanno altro appuntamento che i prodotti eventuali, ed alcune gratificazioni che ben poche volte sono loro accordate; non avendo bisogno di mantenere un'armata, perchè nel caso di guerra ogni Mussulmano è soldato per religione; la maggior parte di questo danaro va a seppelirsi nel tesoro di Marocco, di Fez, e principalmente di Mequinez.

      La guardia del Sultano, che si vuole di circa dieci mille uomini è la sola truppa che venga mantenuta anche in tempo di pace: è questa in parte composta di schiavi negri comperati dal Sultano, o ricevuti in dono, o in pagamento; oppure figli di soldati negri. L'altra parte è formata di mori tolti dalle tribù Oudaïas. Queste truppe rimangono di fazione nelle provincie dell'impero, ed un grosso corpo segue sempre il Sultano. I soldati quasi tutti a cavallo hanno il nome di el bokhari, che presero, quasi mettendosi sotto la protezione dell'imam espositore di questo nome, la di cui dottrina è addottata a Marocco.

      Quantunque Muley Solimano viva senza splendore, la spesa della sua casa è per altro ragguardevole per cagione delle moltissime sue donne e figliuoli. Egli non può avere più di quattro mogli legittime, oltre le concubine; ma egli suole ripudiarle frequentemente per prenderne delle altre. Le ripudiate vengono relegate a Taffilet, accordando loro una pensione per il mantenimento. Ho veduto più volte gli abitanti presentargli le loro figliuole, che in conseguenza entravano nell'harem sotto nome di serventi, e che avendo la fortuna di piacere al Sovrano, vengono poi sollevate al rango di sue mogli, per essere poscia a vicenda ripudiate. Nè Muley Solimano si fa scrupulo d'avere nello stesso tempo due sorelle per mogli, quantunque i dottori non riguardino quest'azione di buon occhio, come ne pure quella di bever vino la notte nell'harem; cose proibite dalla legge.

      Il Sultano è del resto sobrio, e mangia colle dita come gli altri arabi; pure quando m'invitava a pranzo con lui, mi faceva portare un cucchiajo di legno, perchè la legge non permette l'uso de' preziosi metalli nel vassellame; e per questo motivo i suoi piatti e la tavola sono affatto simili a quelli dei suoi sudditi. Egli non mangia che le vivande cucinate nell'harem dalle sue negre. A casa mia per altro mangiò cibi preparati da' miei cuochi.

      Io tenni andando a Fez la medesima strada che avevo fatto venendo a Marocco. Benchè non fossi pienamente ristabilito in salute, non ommisi nel mio viaggio di fare alcune osservazioni astronomiche, che confermarono le precedenti; sgraziatamente però non ero ancora capace di sostenere un lavoro continuato.

      Ne' primi giorni dopo il mio arrivo a Fez ebbi una disputa col pascià; egli pretendeva che in conseguenza d'essermi congedato dal Sultano per andare in Algeri, avrei dovuto partire entro otto o dieci giorni; e mi preparò pure gli oggetti necessarj al mio trasporto, e la scorta che doveva accompagnarmi, ma io mi dichiarai in termini positivi, che non poteva ancora partire, e rimasi a Fez un mese e mezzo. Poco prima ch'io partissi Muley Abdsulem venne a Fez, mi portò una commendatizia del Sultano per il Dey di Tunisi, ed un'altra per il pascià di Tarabba o di Tripoli: Muley Abdsulem me ne diede una sua per il Dey d'Algeri, cui per alcune considerazioni politiche il Sultano non aveva voluto scrivere.

      Avendo finalmente fissato il giorno della mia partenza da Fez, mi congedai da Muley Abdsulem, e dai miei amici con maggior rincrescimento che la prima volta, perchè vedevanmi intraprendere un viaggio azzardoso, e temevano di non più vedermi.

      La mattina del giovedì 30 maggio 1805 sortj a nove ore e tre quarti di casa coi miei amici che mi accompagnarono СКАЧАТЬ



<p>1</p>

Si crede che Muley Abdsulem morisse poco dopo. (Nota dell'Editore)

<p>2</p>

Quantunque il nome di Mohamèd sia sempre scritto coi medesimi caratteri in Arabo, l'uso ha consacrate le diverse maniere di pronunciarlo, come vedesi in questa nota. (N. dell'Edit.)