La gran rivale. Luigi Gualdo
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Название: La gran rivale

Автор: Luigi Gualdo

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ felicità del lavoro compreso e ricompensato, dell’ingegno apprezzato al suo valore; aveva avuto il successo e l’applauso, le distrazioni e l’ebrezza; pure quanto invidiò con tutta l’anima ad Alberto il suo amore e come avrebbe rinunciato a tutto per un giorno solo della vita dell’amico! – Ma questi, cui ora l’amore più non bastava e ch’era pieno di desideri insoddisfatti di lavoro, lo invidiava a sua volta ben più profondamente.

      Quel giorno in cui Alberto ricevette l’amico in casa sua, in quelle lunghe ore in cui stettero insieme rinchiusi e che tanto inquietarono Emilia, non fu questione, come la poveretta credeva, di alcuna donne; solo si raccontarono tutta la loro vita, si dissero le mille e due cose che si hanno a narrare due amici che tengono comuni sentimenti, idee ed aspirazioni, e s’invidiarono un poco a vicenda. Udendo le parole d’incoraggiamento, piene di vita e di entusiasmo dell’amico, Alberto sentiva una sensazione di benessere indicibile, e una lieve speranza, tutta verde e rosea, cominciava a rendere meno bruni i pensieri che da tanto tempo l’opprimevano. Ascoltava rianimato le parole robuste della confidenza e della fede, gli riuscivano dolcissime le frasi brusche che lo rimproveravano fortemente di ostinarsi a rinnegare il proprio ingegno. Ma l’amico fece più che incoraggirlo e rimproverarlo: gli additò una nuova via. Gli disse che le pagine ch’egli aveva ricevuto spesso, in cui Alberto parlava con l’eloquenza vera dell’anima, erano migliori che tutti i suoi quadri e che se si era dovuto persuadere a gettare il pennello, come impotente a tradurre con essi i propri pensieri e le proprie fantasie, poteva prendere la penna e tentare ancora una volta. A questa idea la speranza si fece reale e gagliarda ed empì tutto il cuore d’Alberto, e di un tratto vide aprirsi l’avvenire dinanzi a sè. Si mise al lavoro. Fu allora che Emilia scrisse alla contessa: «non so perchè, ma sento che non è più mio». Aveva torto?

      Molto tempo passò ancora così. Alberto si accorgeva di giorno in giorno che i consigli dell’amico erano buoni e la sua scoperta vera, ed ora incominciava per lui la luna di miele dell’arte. La via che prima aveva scelto gli riusciva aspra e difficile, non essendo la sua; questa gli era facile ed incantevole. Il suo pensiero si allontanava da Emilia, sebbene continuasse ad amarla; ma egli stesso, senza volerselo confessare, si accorgeva che l’amava meno. A qualcuno parrà forse che il nostro giovane protagonista non fosse giovane, che le illusioni ch’è obligo di avere alla sua età egli si prendesse sfacciatamente la licenza di non averle, e che, malgrado la sua natura poetica ed ardente, fosse ben positivo e ben calcolatore persino nei suoi momenti di slancio. E qui come al solito è necessario fare la distinzione tra il rimanente dei mortali e coloro che tentano di creare: questi, per la maggior parte (e Alberto fra essi), sentendosi fin da fanciulli spinti più degli altri all’osservazione, allo studio della natura e dell’anima umana, meditano e si guardano attorno e leggono e pensano e riflettono molto più e molto prima degli altri, e perciò sino a un certo punto, se ci si permette l’espressione, hanno l’esperienza innata. Si parla sempre dei disinganni, delle disillusioni cui specialmente vanno soggetti i poeti e gli artisti; ma non è sempre vero: ben sovente in essi l’illusione muore mentre nasce, e il disinganno arriva prima dell’inganno. Essi, giovani, sono preparati a tutto; hanno già quasi sempre acquistato quella serena inalterabilità che difficilmente viene turbata; conoscono troppo presto la vita perchè qualcosa li possa ingannare e sono presto vecchi, conservando però, ci spieghi l’enigma chi vi riesce, tutta la forza e l’incanto della gioventù e persino qualcuna delle ingenuità e delle leggerezze dell’infanzia. Ecco perchè Alberto, fin da quando era partito con Emilia, aveva travisto la possibilità che un giorno si potrebbe dirigere verso un’altra meta; egli si era reso troppo certo della brevità e della varietà delle cose umane, perchè tali pensieri non avessero a tormentarlo.

      Dacchè erano insieme e specialmente dacchè Alberto aveva cominciato ad allontanarsi un poco da lei, volgendosi tutto a quella grande speranza che lo invadeva, Emilia era molto cambiata. La sua salute non era mai stata perfetta, la sua bellezza era fragile; le forti emozioni provate, il dolore d’essere divisa da’ suoi, da tutto che prima amava, l’amarezza segreta di essere discesa dinanzi agli sguardi altrui, la vita nomade e inquieta, tutto l’aveva impallidita, stancata, affievolita, e già sul suo giovane viso, qualche piccola ruga cominciava a raccontare la storia della sua vita. Egli, malgrado la sua distrazione, se ne accorgeva – e una pietà, figlia di un nuovo amore arcano e dolcissimo, l’assaliva tutto, e circondava per qualche tempo Emilia di cure tali da fare momentaneamente rinascere la confidenza in quel cuore titubante.

      Un giorno giunse ad Emilia una nuova inattesa. Sua madre era gravemente ammalata e chiedeva di vederla. Questa notizia la commosse fortemente e risvegliò nel suo cuore sentimenti da lungo forzati ad assopirsi. Ella non aveva veduto più nessuno de’ suoi dopo la fuga, eppure aveva conservato una profonda affezione a sua madre, che, sebbene severa e dura, era stata però buona a suo modo per lei. – La notizia improvvisa fu una fortissima scossa. Risentiva un immenso dolore, non affatto scevro di rimorso per la malattia di sua madre, e le pareva che se avesse a perderla si troverebbe come sola in un abisso; tanto è vero che l’affetto di una madre è così forte e possente che oltre a non poter essere sostituito da alcun altro, si esercita anche a distanza ed ha una influenza misteriosa anche quando circostanze speciali hanno sciolto il nodo della natura; – ed al tempo stesso provava una gran gioia ed una indicibile commozione all’idea di rivederla, prevedendo che all’istante di riabbracciarla sentirebbe una voluttà santa. Ma pensava con terrore che forse dovrebbe lasciare Alberto per molto tempo, ed allora i presentimenti che da tanto tempo l’agitavano diventavano fantasmi reali e di una forma orribile e le si avvicinavano spaventevolmente.

      Si era allora alla fine dell’autunno, ed era una triste e piovosa giornata quella in cui Emilia partì. Disse ben mestamente addio ad Alberto, come se non avesse a rivederlo più. Si sentiva il cuore gonfio, vedeva tutto nero, le pareva che un velo funebre calasse su tutto. Per la prima volta dopo molto tempo palpitava per qualche cosa che non era Alberto, ed il dolore, all’idea della probabilità di perdere sua madre ch’era già in età avanzata, era in lei terribile; pure questo sentimento di dolore acerbo rinforzava, esaltava il suo amore, e capiva più che mai ch’egli era tutto per lei, ch’era la sua vita, l’unica sua meta. Quando fu in vagone, mentre la locomotiva fischiò, mandò con la mano un ultimo saluto ad Alberto, e in quel momento si sentì una fitta tremenda al cuore. Si appiattò nel suo angolo, alzò il vetro, si strinse nel mantello e guardando distratta le campagne mestamente lavate dalla pioggia e gli alberi che si correvano dietro veloci, lasciava che i suoi pensieri egualmente s’inseguissero; ma non erano verdi, e spesso uno nero veniva a cacciarne uno bruno. Era in uno di quei momenti serii in cui molte cose ne si presentano sotto un aspetto nuovo ed improvviso. I suoi pensieri si dividevano tra quello che aveva lasciato dietro di sè e quella cui andava incontro, tra l’affetto della sua infanzia e l’amore della sua gioventù; tra il tavolo di studio dove vedeva colui al quale si era data tutta e per sempre, e il letto ove stava una morente che le perdonava, perchè i rancori di questa terra non si possono portare altrove. Si sentiva la testa debole. Era seduta davanti ad un vecchio elegante il quale portava una grossissima catena d’oro da cui non le riusciva di togliere lo sguardo. D’un tratto, senza accorgersene, interruppe i suoi pensieri per osservare le piante che si vedeva sfilare davanti. Qualche volta le pareva che tutto fosse un sogno, oppure si scordava perchè era in viaggio, e poi il doloroso motivo le ritornava dolorosamente d’improvviso alla memoria con una fitta nel cuore. L’era stata una consolazione la parte che Alberto aveva preso al suo dolore – ma al tempo stesso l’idea di una separazione che poteva prolungarsi la spaventava; tanto più che Alberto aveva deciso di andare, durante la sua assenza, a Parigi con l’amico. Senza ch’ella sapesse troppo il perchè, quel nome «Parigi» le diventava odioso – ella temeva la maggiore lontananza. In quelle poche ore di ferrovia, tutta la sua vita le passò davanti alla memoria, sfilando anno per anno, come il paese variato che le si stendeva dinanzi allo sguardo. Fu uno di quei viaggi che non si scordano. Tutti abbiamo così delle ore in cui si discende nel passato e si ricapitola, in cui l’anima nostra somiglia ad un viandante che si arresti a mezzo la collina per volgersi indietro a riguardare ad uno ad uno i sassi, i fiori, i torrenti e i ruscelli della via già scorsa. Finalmente giunse; fu ricevuta affettuosamente dai suoi e si accorse ch’erano impressionati dal cambiamento che scorgevano in lei, benchè nulla ne dicessero. Rivedendo la casa ove aveva passati gli anni СКАЧАТЬ