Top. Albertazzi Adolfo
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Читать онлайн книгу Top - Albertazzi Adolfo страница 10

Название: Top

Автор: Albertazzi Adolfo

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066071257

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СКАЧАТЬ guardando dalla finestra della sua camera la mirabile prospettiva dei monti e del fiume e della valle verde, che l'autunno circonfondeva di una soavità luminosa e di una luminosa pace. E non comprendeva che il maggior male le veniva appunto di là, dal contrasto fra la vita esterna e la sua intima vita, dal discordo fra la tentazione di quel cielo e di quella terra piena d'anima arcana e la sua piccola anima riflessa nel suo povero pensiero ribelle.

      La sosteneva in faccia agli altri l'alterigia. E non comprendeva l'inconsapevole consiglio che a viver bene le dava, nella persona della vecchia, l'umiltà. Al contrario, della consuetudine con la vecchia risentiva un'irritazione, un fastidio sempre più grave e ormai pari all'odio.

      Già esente da ogni soggezione, la Filomena, anche quando la maestra era in casa, cantava a squarciagola i canti della sua fanciullezza; e cantava con impetuosa gioia, interrompendosi talora sol per ripetere l'usato grido — Oh... là! —, che i ragazzi le mandavano dalla pendice opposta. A sessant'anni! Ebbra di vita, così!

      — Pazza! — mormorava Elena, tormentata.

      [pg!58] Pazza? O piuttosto in quella donna sopravviveva qualche cosa dell'anima primitiva, quando l'umanità non si era fatta estranea e insensibile alla natura? Naturalmente — senza riflessione, senza contemplazione, senza ammirazione — la vecchia cedeva alle stesse energie di vita, che, indistinte, traevano liete voci dagli animali, e colori e profumi dalle piante, e risplendevano nel fiume, contro i monti, nel cielo. E cantava, così, priva di pensiero, per un ignaro irresistibile consenso del suo spirito alla vita universa.

      Se non che, al cader del giorno anche lei si raccoglieva; pensava anche lei. E allora soffriva.

      Era un presentimento, conoscendo lei pure il carattere aspro, violento, pericoloso, del figliuolo? o era un'oscura temenza che aveva nel sangue, ereditaria? o un panico per qualche recente ricordo di sanguinoso assalto?

      Ogni giorno, all'imbrunire, la madre usciva in mezzo alla strada e vi restava immobile, attendendo, in ascolto. Se percepiva da lungi il noto trotto, tanto diverso a' suoi orecchi da quello d'ogni altro cavallo, gridava forte: — È qui! è qui! —; come annunciasse al mondo intero una miracolosa salvezza; e rincasava trafelata a scaldar le vivande, mentre Elena si ritraeva, saliva alla sua camera. Ma se l'arrivo di Agostino tardava o mancava, allora la madre cominciava a dolersi: — Oh poveretta me! oh Madonna santa! —; e dalle parole [pg!59] mormorate appena acuiva la voce a esclamazioni angosciose:

      — Gli assassini! Oh Madonna santa, se me l'hanno ammazzato, il mio figliolo? Dio! Dio! me l'hanno ammazzato!

      Elena, le prime volte che l'aveva vista e udita in tale ambascia, aveva cercato di quetarla, aveva richiesto il perchè di così atroce spavento.

      Con sdegno la vecchia le aveva risposto:

      — Non sapete nulla, voi!

      Ed Elena ripetendo — è pazza! — se ne andava a letto, tormentata perchè la vecchia sino a notte tarda pregava ad alta voce o gemeva in sogno. E il mercante di buoi, quando tornava a notte tarda, sbatteva la porta, parlava forte tra sè; bestemmiava salendo la scala. Forse ubbriaco?

      Elena si alzava ad accertarsi che il suo uscio era ben chiuso.

      ***

      Passò novembre. Venne l'inverno.

      Quand'ecco, nel pesante silenzio di una sera che nevicava, la folgore, lo schianto tragico.

      Elena era già in letto, desta; e udì battere più colpi alla porta.

      Chi, a quell'ora? Perchè? Non poteva essere che lui! Non chiamava; mandava, lui — sì, era lui —, un lamento fioco, faticoso, quasi a prova d'ultima vitalità.

      [pg!60] Orrenda l'attesa; orrende, a un tratto, le strida che proruppero, della madre: — Il mio Agostino! il mio figliolo! Madonna santa! il mio figliolo!

      Elena balzò; e intanto che si gettava indosso la veste, distingueva fra quelle strida atroci, incessanti, lo scalpiccio dei passi per le scale, il sussurro delle voci — di coloro che lo portavano su...

      E dall'uscio aperto vide, nell'altra camera, al lume rossigno della candela...; vide; comprese.

      Ferito, l'avevano adagiato nel letto... Seguitavan le strida; strazio, spasimo delle viscere materne; odio, esecrazione dell'anima materna davanti l'assassinio del figlio.

      Nella memoria di Elena, ogni volta che raccapricciando riguardava la tragica notte, questa sola visione della madre era rimasta evidente; ma del resto il ricordo era torbido, confuso come le immagini d'allora, tra l'ombre agitate dal lume rosso della candela.

      E la vecchia che non voleva staccarsi di là, e i due uomini che parevano forzarla senza potere...; due uomini!

      Poi, il medico... Giungeva, usciva; tornava dicendo: — laparotomia...; tentare.

      E lei, Elena? Nel ricordo si vedeva quale fosse stata sempre là spettatrice, smarrita, tremante, convulsa, nell'ombra. Invece, no: lei sola aveva fatto cessar quelle strida intollerabili; lei aveva tratta a sè la vecchia, l'aveva spinta nella sua camera, [pg!61] l'aveva minacciata — con che parole non rammentava — perchè tacesse.

      E la madre, che aveva urlato così il suo dolore, con uno strazio di maternità selvaggia, era caduta a sedere affranta, in un pianto dirotto e cheto; povera vecchia sublime.

      ***

      Morì. E la maestra udì dire che le due coltellate se le era meritate in un litigio all'osteria. Quasi potesse esser giusto tanto dolore; il dolore della madre, cui nessuno all'infuori di lei, che v'assisteva ogni giorno, pensava commiserando!

      La vecchia riprese le abitudini domestiche; ma sembrava impietrita dentro. Taceva sempre, ora; e quel silenzio, in essa di natura così clamorosa, commoveva più che lagrime e lagni. Non solo. O perdeva la coscienza della sventura cadendo per la stessa fissità del pensiero in uno smarrimento mentale, o con volontà ferma, con energia chiusa e voluttuosa la povera donna cercava d'esasperare il suo soffrire nulla omettendo delle antiche abitudini.

      E ogni sera apparecchiava la tavola, come un tempo, anche per lui! Sparecchiava, dopo, e sospirava; come soleva le sere che il suo Agostino non tornava a casa.

      Nè Elena, per quanto si provasse, riusciva a confortarla. Alle parole che venivan dal cuore e [pg!62] che spontanee e sincere avrebbero fatto tanto bene a una donna educata, la Filomena scuoteva le spalle, sfogava lo sdegno brontolando: — Siete una signorina, voi! — Nella fiera vecchia il dolore pareva a volte condensarsi in astio; i suoi occhi mandavano lampi d'ira: per un orgoglio barbaro. Nessuno doveva tentar di scemare il suo disumano dolore. Nessuno!

      Trascorso più d'un mese, mutò; s'intenerì alquanto; schiarì gli occhi e il viso attendendo alle pratiche religiose. Prima d'andare a letto recitava il rosario e il Deprofundis; ma Elena, che a seguirla nelle preci si era sentita costretta come da necessità, doveva non dar segno di compianto. Guai se la vecchia le scorgeva gli occhi rossi! La guatava bieca: non la riteneva degna di soffrire per lei!

      E con l'andar del tempo Elena, dianzi piegata dalla compassione, tornò a ribellarsi. Si sottrasse a quei modi d'intolleranza. Che obbligo, alla fine, aveva lei di patir tanto per una persona alla quale non era stata congiunta che dalla sua propria sfortuna? Che compenso aveva avuto del suo soffrire? Che speranza poteva riporre nella convivenza con una donna tale; tanto diversa da lei; a lei contraria del tutto, in tutto? E si confermò nel СКАЧАТЬ