Название: Una sfida al Polo
Автор: Emilio Salgari
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066068851
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— A menadito.
— Andate subito, mentre io rimango di guardia. Sono appena le nove ed in qualche luogo potrete pescare qualche medico.
— Vado e torno subito. —
Il maestro americano era appena uscito, quando il boxer canadese udì un profondo sospiro uscire dalle labbra del signor di Montcalm.
— Finalmente!... — esclamò il brav'uomo. — Cominciavo a diventare inquieto.
Speriamo che anche mister Torpon torni presto in sè. —
CAPITOLO V. Una sfida grandiosa.
Il canadese, forse più robusto dell'americano, o forse ferito meno profondamente, dopo quel sospiro, aveva alzate le braccia, quindi, a poco a poco, aveva aperti gli occhi fissandoli sul suo maestro di boxe, con un misto di stupore e di ansietà.
Il pallore, che poco prima copriva il suo viso, svaniva rapidamente e le sue gote si imporporavano lievemente.
— Non muovetevi, signor di Montcalm, — gli disse Hill. — Finchè non giunge il medico voi dovete rimanere assolutamente immobile, poichè quantunque io me ne intenda un po' di ferite, non ho studiato come quei signori che escono dall'università.
— Ma che cosa è successo, mister Hill? — chiese il ferito, con voce abbastanza robusta.
— Per centomila caimani!... — esclamò il boxer, un po' spaventato. — Non vi ricordate più dunque del duello all'americana che avete sostenuto con mister Torpon? Avete perduta la memoria, mio caro allievo? —
Il canadese sgranò gli occhi, poi si battè la fronte, mossa che gli fece fare una smorfia, strappatagli dal dolore, poi chiese con voce alterata:
— L'ho ucciso? —
Il maestro di boxe indugiò un momento prima di rispondere.
— Signor di Montcalm, — disse poi, — bisogna proprio credere che esista un destino.
— Perchè dite questo, mister Hill?
— Perchè non può essere stato che il destino, quel destino che vi perseguita con un accanimento incomprensibile in tutte le vostre lotte, a guidare le vostre mani ed i vostri coltelli in modo da ferirvi reciprocamente nello stesso punto e probabilmente nelle medesime condizioni di gravità.
— Che cosa dite?
— Che vi siete accoltellati reciprocamente, senza uccidervi.
— Infame destino!...
— Non infuriatevi, signor di Montcalm, — disse il boxer. — Non dimenticate che siete ferito e che non so dove la punta del coltello del vostro rivale sia giunta.
— Sono ancora vivo.
— Lo vedo, corpo di centomila bombe!... Diavolo!... Ci vorrebbe altro che i miei allievi morissero così presto!
— Dov'è Torpon? — chiese il canadese, coi denti stretti.
— Nella stanza vicina e non è ancora tornato in sè. —
Il signor di Montcalm si passò per la seconda volta una mano sulla fronte, senza fare smorfie questa volta, poi disse con voce un po' rauca:
— Avesse almeno ucciso me!...
— Ah no, signor mio!... C'è sempre tempo a morire.
— Eppure bisogna finirla e romperla con questo perverso destino che ci perseguita con tanto accanimento.
— Udiamo, signor di Montcalm.... ma ditemi prima se soffrite a parlare.
— Niente affatto. Mi pare di non essere nemmeno ferito, se non mi agito.
— Possedete una fibra meravigliosa.
— Dite dunque mister Hall.
— L'amate proprio alla follìa quella indiavolata americana? —
Il canadese lo guardò per qualche istante, poi disse:
— Non so.
— Non ci sarebbe, invece d'una vera passione, un po' di puntiglio?
— Può darsi.
— Io, se fossi nei vostri panni, me ne andrei a fare un viaggio nel nostro vecchio paese, nella nostra mai dimenticata Francia e abbandonerei gli occhi azzurri ed i capelli biondi a quell'ippopotamo di yankee.
A Parigi troverei facilmente altre donne che mi consolerebbero e che me la farebbero dimenticare ben presto.
— È troppo tardi, — rispose il signor di Montcalm. — Tutti gli sportmen degli Stati dell'Unione e del Canadà tengono gli occhi fissi su di noi, e se io abbandonassi la partita, proprio ora, non ci farei una bella figura, mio caro maestro. Si potrebbe dire che io mi sono ritirato per tema di prendermi un'altra coltellata o di ritentare qualche altra prova.
No, mai!...
— Eppure quell'americana, come moglie, mi farebbe paura. Quella non è una donna, è una diavolessa. —
Il signor di Montcalm stava per dare qualche risposta, quando si udirono delle porte ad aprirsi e poi si vide entrare mister Patterson seguìto da un omiciattolo rotondo come una palla, con due gigantesche basette che gli scendevano fino alle spalle e gli occhi nascosti da un paio d'occhiali montati in oro.
— Ecco il dottore, — disse il maestro americano. — Come va mister Torpon?
— Non è ancora tornato in sè, — rispose Hill.
— Occupatevi prima del vostro allievo, — disse il signor di Montcalm. — Come vedete, non sto troppo male e posso attendere il turno.
— E me ne congratulo con voi, signore, — disse Patterson. — Che fibre!... Dottore, passiamo nell'altra stanza. —
L'omiciattolo gettò su una sedia il lucente cilindro ed il soprabito, lanciò sul canadese un rapido sguardo facendo un gesto incomprensibile, e seguì il maestro americano.
— Forse credeva di trovare dei moribondi, — disse mister Hill, ridendo, — mentre ne trova uno che sta chiacchierando tranquillamente.
Non abusate però delle vostre forze e della vostra straordinaria energia, signor di Montcalm. La febbre sopraggiungerà e quella brutta bestia talvolta giuoca dei pessimi tiri.
Cacciatevi sotto e aspettiamo quella boccia di carne vivente. —
La visita a mister Torpon durò una mezz'ora.
— Tutto bene, — disse Patterson, entrando nella СКАЧАТЬ