Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI. Francesco Domenico Guerrazzi
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Название: Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI

Автор: Francesco Domenico Guerrazzi

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

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isbn: 4064066073381

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СКАЧАТЬ o Virginia, o la Pantasilea, e allora sposatevela in santa pace, e buona notte, e buona guardia. Se potete schivare cotesto scoglio del matrimonio, fatelo per quanto le forze vi bastino; avvegnachè, sacramento a parte, il matrimonio sia proprio la fossa dello amore; l'acqua benedetta lo spenge: quel che egli pronunzia, ed è come il vagito dello imeneo, è anche a un punto l'ultimo sospiro dello amore in agonia: il matrimonio nasce dallo amore come l'aceto dal vino[5]; oltrechè fuggirete la indignazione dei parenti, e le dicerie del mondo, che non è poco guadagno. Voi mi direte che e' sono morsi di zanzare, ed io ve la do vinta; ma quando le zanzare si avventano a migliaia vi conciano il viso, che Dio ve lo dica per me; e non possiamo trarre guai delle ferite ridicole e non pertanto moleste: i quali tutti fastidii un uomo discreto cercherà sempre, potendo, evitare.

      —No, Conte, no; io vorrei darmi piuttosto di un coltello nel cuore…

      —Adagio ai ma' passi; a gittarci via siamo sempre in tempo. Prima di prendere il male per medicina, considerate prudentemente il negozio. Voi vedete come la mia proposta vi presenti due casi, e al tempo stesso due modi di risolverli. Voi, con quel sano giudizio che vi trovate, governatevi a seconda delle circostanze.

      —Ma e se la fanciulla mi prendesse in odio?..

      —Vi rammentate l'asta di Achille? Ella sanava le ferite che faceva: così amore sana la piaga di amore; e la bellezza ha la manica larga per assolvere i peccati, che per virtù sua si commettono. Perdonerà, non vi affannate, perdonerà; o che ha da cominciare adesso il mondo a procedere per ritroso? Non vogliate cascare sul vergone come uccello di passo. Le donne, più che non credete, sovente vi mostrano il viso dell'uomo d'arme per provare il valore dello amante. A Sparta se il marito volea trovarsi con la moglie l'aveva a rapire; nè ho rinvenuto storici che raccontino, che le mogli se lo avessero a male. Ersilia forse non amò Romolo? Dobbiamo spaventarci di un ratto noi altri romani, che nasciamo dalle rapite Sabine?

      Confuso il giovane, e aggirato da cotesti ragionamenti, si trovò come strascinato giù per un terreno sdrucciolevole. La cupidità cammina sempre con le tasche piene di cotone, per cacciarlo nelle orecchie alla coscienza onde non senta i suoi spasimi. Nel delirio della passione, il giovane, senza pure pensarvi, rispose:

      —E come avrei a fare io? Io non sono uomo da questo. Da qual parte incominciare? Dove trovare uomini i quali volessero mettersi per me a cotesto sbaraglio?

      Il Conte pensò, che il dabben giovane senz'altri conforti si sarebbe rimasto in mezzo alla via; e poi gli venne adesso alla mente cosa, che non aveva avvertito avanti; onde si affrettò di soggiungere:

      —E gli amici che stanno a fare nel mondo? In questo bisogno posso molto bene accomodarvi io. se non m'ingannava la vista. Così favellando si accosta alla porta della sala, e, apertala, chiamò:

      —Olimpio!

      Il villano, come bracco che all'appello del cacciatore leva il muso, drizzatosi in piedi, rispose con disonesta famigliarità:

      —Ah! vi siete accorto finalmente che ci sono in esto mondo, Eccellenza;—e brontolando soggiunse sommesso:—senza fallo vuol mandare qualcheduno in paradiso.

      —Vien qua.

      E Olimpio andò. Quando fu entrato nella stanza, per quella soggezione che anche i più impudenti plebei risentono dalla vista di arnesi e di stanze signorili, si trasse il cappello, e giù per le spalle gli cadde copia di chiome nere le quali, mescolandosi co' peli della barba, gli davano sembianza di un fiume coronato di canne, come sogliono effigiarlo gli scultori. Volto duro come intagliato in pietra serena: occhi sanguigni infossati sotto sopracciglia irsute, più che ad altro somiglianti a lupi dentro la lana; voce cupa e arrotata.

      —Siamo sempre vivi, nè gli domandò il Conte sorridendo.

      —Eh! proprio per miracolo di san Niccola. Dopo l'ultimo ammazzamento, che commisi per vostra Eccellenza…

      —Che vai tu farneticando, Olimpio? Che ammazzamenti, o non ammazzamenti ti sogni?

      —Trasecolo io? Per Cristo santissimo! di conto, ordine e commissione vostra;—e battendo con la larga mano il banco. aggiungeva: qui mi contaste i trecento ducati di oro, che non furono troppi;—ma tanto è; io me ne contentai, e non ci è a ridire sopra. Se presi poco, mio danno. Qui…

      E siccome il Conte con le mani e con gli occhi ammiccava, che si rimanesse da mettere più parole intorno a cotesto fastidioso argomento,

      —Oh! allora egli è un altro paro di maniche, proseguì imperturbabilmente costui; potevate avvertirmi a tempo. Io credeva che stessimo in famiglia, don Francesco; scusate. Per tornare ai miei montoni, il Bargello mi si era fasciato intorno alla vita più stretto della mia cintura; la corda ha rasentato più volte il mio collo, che la mia bocca la foglietta: vedete, tutti gli alberi mi parevano cresciuti in forma di forca. Adesso, in questo arnese, io quasi non ravviso più me stesso; epperò mi sono avventurato a ritornare, perchè l'ozio, vedete, egli è propriamente padre de' vizii: ed io, non avendo a fare più nulla, mi era perfino ridotto a lavorare. Se in questo mezzo tempo a qualche vostro nemico fosse cresciuta qualche gola di più, che non vi piaccia ch'egli abbia, siamo qua agli ordini di vostra Eccellenza.

      E con la destra fece un atto orizzontale al collo.

      —Tu arrivi, si può dire, come le nespole in ottobre; e vedrò così adoperarti a trarre un fuscello, dacchè travi per mano a quest'ora non ne abbiamo;—ma, te lo ripeto, egli è quasi un nonnulla, una eleganza del tuo mestiero,—tanto per rimetterti in filo.

      —Udiamo, via.—E il masnadiero usando della terribile domestichezza che il delitto suol porre fra i complici, si mise a sedere. La gamba destra accavallò alla sinistra, e il braccio sinistro puntò sul ginocchio alzato; sopra la mano aperta appoggia la faccia, e quivi, con gli occhi chiusi, il labbro inferiore sporgente in fuori, parve atteggiato a profondo raccoglimento.

      —Questo giovane gentiluomo, ch'è il clarissimo signor Duca di

       Altemps…, incominciò a favellare don Francesco,

      —Bè!—E senza schiudere gli occhi, appena fece il masnadiero un lievissimo cenno col capo.

      —Ha concepito un furioso amore per certa fanciulla…

      —Delle nostre, o delle vostre?

      —E che so io? Una camerista…

      —Nè nostra, nè vostra; notò Olimpio, alzando le spalle in atto di disprezzo.

      —Ricercata di amore, si avvisa a starsi sul sodo. La proteggono i Falconieri, che se stessero a patrimonio come a superbia, a noi converrebbe far la sementa in mare. Ella ripara in casa loro, e questo le cresce baldanza; forse, e senza forse, vi sarà di mezzo qualche lussuria di prelato, la quale non ho voglia, nè tempo verificare adesso: comunque sia, ciò fa impaccio al signor Duca…

      —Chi mi chiama?.. interrogò il Duca riscuotendosi a un tratto.

      —Povero giovane, ve' come lo ha concio la passione! Giuoco, che voi non avete inteso parola di quanto abbiamo favellato fin qui Olimpio ed io?

      Il Duca abbassava la faccia, e arrossiva.

      —Per concludere, Olimpio, bisogna che tu la levi, e la porti colà ove ti verrà indicato.

      —Comandate altro, Eccellenza?…

      —Per СКАЧАТЬ