Название: Forse che sì forse che no
Автор: Gabriele D'Annunzio
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 4064066070687
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Ora nell'occhio del compagno era una domanda assidua che non scendeva alle labbra: «In quali mani sei per rimettere la tua vita? Da quali unghie lucenti lascerai disfare la tua durezza?»
Egli l'aveva seguito, s'era indugiato per dare a quella domanda la sua risposta: «Ti ricordi, tu di quel bùttero che per bravata, il giorno della merca, nella tenuta dei Cesarini, da solo legava insieme le quattro zampe al giovenco e lo sollevava da terra? Così io faccio della bestia oscura che cresceva dentro di me e minacciava di soverchiarmi. La lego e la sollevo, e poi la marchio per la sua servitù. E mi scrollo, e li do la mano, e ce ne andiamo per la nostra conquista liberi». Ma il compagno, oppresso da una improvvisa tristezza, non aveva voltato il capo.
Giulio Cambiaso a traverso la cortina udiva la voce d'Isabella Inghirami, ricca di toni di dissonanze di passaggi di sbalzi di spezzature come un canto incantevole, ora bassa ora soprana, ora infantile, quasi leziosa, ora maschia, quasi violenta, a volta a volta squillante e roca, ineguale e ambigua come certe voci rotte dalla conturbazione della pubertà: qualcosa di straordinariamente vivo ed insolito, qualcosa d'inverosimile, che lo attirava e lo irritava a un tempo. Egli stesso allora prese l'elica per le due pale e impresse il moto. Il rombo fece tremare le tavole, agitò la cortina, sollevò la polvere. Tra i lembi palpitanti apparve un volto bruno come l'oliva, e si sporse. Il vento sconvolse le rose di seta sul cappello tessalico, offese le lunghe ciglia che si chiusero su gli occhi chiari e sbigottiti.
— Si guardi, La prego, signorina! — egli gridò, con un gesto brusco. — Non rimanga là!
Vana non indietreggiò ma avanzò guizzando fra i lembi che garrivano.
— C'è pericolo?
— Se il legno dell'elica si rompe o si scheggia, la forza del più piccolo frammento scagliato è incalcolabile.
Ella spalancò i grandi occhi pallidi come gli opali d'acqua. I meccanici la guardavano, tenendo con le braccia nerastre e untuose le traverse della fusoliera. Una striscia obliqua di sole, come già nelle aule ducali di Mantova, penetrava per una fenditura della parete rivelando il nervo d'un'ala, brillando nelle sàrtie d'acciaio, nei quattro metalli del motore bianco giallo rosso bruno.
— Può accadere? E se l'elica si rompe mentre si vola?
Ella aveva la voce un poco tremula; e le pareva che la paglia del suo cappello inghirlandato risonasse come il bronzo d'una campana.
— Preghi il Cielo che questo non m'accada mai — rispose il timoniere celeste.
Egli era come in un intervallo della realtà, dinanzi a quella creatura quasi sconosciuta, in una condizione dello spirito simile all'indeterminato ricordarsi.
— La morte dunque è sempre là?
— Là e dovunque.
— Là più che dovunque.
— È la compagna d'ogni gioco che valga la pena d'esser giocato.
— È orribile.
A un tratto il motore s'arrestò; le pieghe della cortina ebbero pace; la polvere decadde; i muscoli nelle braccia fosche s'allentarono; l'elica divina non fu se non un'asse verticale dipinta di colore d'aria. Il silenzio parve uccidere un grande essere fantastico che riempisse di sé tutto lo spazio chiuso, una specie di grande angelo abbagliante che si fosse dibattuto sotto le travi e abbattuto e spento in terra come un cencio terreo. E la striscia di sole fu triste, come nella stanza ducale; e apparvero le cose tristi ed eloquenti: le brande di ferro chiuse, onde pendevano i lenzuoli gualciti, le coperte di lana bigia; le rozze scarpe arrossate e polverose; i vecchi abiti appesi ai chiodi, quasi afflosciati da una squallida stanchezza; e qua e là le scatole di latta, i pezzi di carta, gli stracci, una catinella, una spugna, un fiasco vuoto.
— Sia prudente — disse Vana abbassando la voce che tuttavia era tremula, quasi supplichevole, d'una supplicazione inopportuna.
— La prudenza non vale. Soli valgono l'istinto il coraggio e la sorte.
— Il Suo amico....
Ella s'interruppe; poi riprese, rapida.
— Il Suo amico Tarsis parte prima di Lei?
— I meccanici trasportano già l'apparecchio sul campo di slancio.
— È troppo ardito.
— Non bisogna mai tremare per lui.
— Perché?
— Non si sa perché certi uomini nascano al pericolo, che li fa immuni.
— Crede questo?
— Certo.
— Anche per sé?
— Anche per me. A Madura, nell'ombra della pagoda di Vichnou, un indovino dalla testa rasa, masticando le foglie chiare del betel, ci presagì che, avendo vissuto della stessa vita, moriremo della stessa morte.
— Crede al presagio?
— Certo.
— E perché sorride?
— Perché ora mi ricordo....
— Di che si ricorda?
S'udiva giungere dagli steccati il clamore della moltitudine, ora prossimo ora lontano. Il cavallo d'un cavalleggere nitrì. Il galoppo d'una pattuglia risonò sordamente su la brughiera.
— Giovanni, è pieno? — domandò Giulio Cambiaso all'uomo che versava l'essenza nel serbatoio.
Aveva quasi forzata la sua attenzione verso quella realtà, come per vincere l'indefinibile sentimento di assenza e di distanza ond'era occupata la profondità della sua vita. Egli rivedeva le chiostre della pagoda, le piscine gremite di torsi ignudi e di teste rase, il popolo d'iddii di dèmoni di nimostri scolpito nelle lunghe logge cupe, nei tabernacoli nelle nicchie nei pilastri, lordato dagli escrementi dei pipistrelli innumerevoli. Riudiva il mugghio dei buoi, il barrito degli elefanti che s'inginocchiavano nel loro fimo.
— Manca poco — rispose l'uomo, estraendo la piccola canna introdotta nel fóro del serbatoio per misurare la quantità.
— Sia pieno, fino al tappo.
L'uomo, ritto sopra una capra, col volto lucido di sudore, riprese a versare pianamente l'essenza dal vaso cubico nell'imbuto avvolto in un filtro di tela giallastra. Come la striscia di sole passava a quell'altezza, si vedeva il liquido colare tra le dita ferme luccicando.
— Di che si ricorda? Dica! — soggiunse Vana con timida insistenza, arrossendo lievemente sotto il cappello tessalico.
— Mi ricordo che, mentre l'indovino proferiva il presagio profumato dal gengivario, una giovane Indiana dalle pastoie d'argento era presso il banco di un mercante; e si volse verso di noi.
Egli affisava in lei uno sguardo di sogno, un sorriso smarrito.
— Olivigna, se bene lisciata con la radice della curcuma, aveva quella purità di lineamenti che è propria delle più delicate miniature indo-persiane dove la Bella s'inchina a bevere l'anima della rosa mentre passa il Cavaliere in drappi d'oro sul palafreno СКАЧАТЬ