Alle porte d'Italia. Edmondo De Amicis
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Название: Alle porte d'Italia

Автор: Edmondo De Amicis

Издательство: Bookwire

Жанр: Книги о Путешествиях

Серия:

isbn: 4064066069636

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СКАЧАТЬ biondi d'Inghilterra, le fanterie brune di Spagna, le larghe facce sbiancate degli olandesi, gli alti dragoni di Savoia, le colonne pesanti e serrate dei tedeschi, una marea montante di carne umana, variopinta di cappelli piumati e di larghe tracolle, lampeggiante di baionette e di scuri, irta di fascine, di scale, di bandiere lacere, di spade brandite di colonnelli, ubbriacata dalle proprie grida e da un clamore infernale di tamburi, di pifferi e di timballi.... E appunto in quel momento, giù per la vasta pianura florida e tranquilla, facevano un vivo contrasto con le nostre tumultuose immaginazioni i bei pennacchi di fumo dei treni di Torino e di Torre Pellice, e dei tranvai di Perosa e di Saluzzo, immagini di pace e di lavoro, che trascorrevano rapidamente fra gli alberi, come lunghissimi veli candidi di amazzoni gigantesche lanciate a corsa gioiosa per la campagna.

       * * *

      Stava per cadere il sole. Ci soffermammo ancora un momento a guardare la cima del Freydour e i Tre Denti, che ci sorgevano proprio di faccia, come bastioni verticali d'una fortezza prodigiosa, davanti alla quale i combattimenti di Santa Brigida non sarebbero stati che lotte di formiche; ed erano maravigliose, a quell'ora, quelle montagne di nuda roccia, di cui si vedono nettissimamente tutti i rilievi, tutte le incavature, tutte le crespe, che parevan fatte col cesello, e tinte di color di ferro, di grigio perla, d'amaranto, di viola, di sfumature di corallo e di rosa. E ammirammo anche la valle del Lemina, così verde e raccolta, che pare una valle chiusa ai profani, la quale appartenga tutta a un convento. Era una bella sera di domenica. Si vedeva tutt'intorno quella vasta pace sorridente dei dì di festa, che s'indovina, in campagna, anche quando non si mostra per alcun segno visibile. Sotto i pergolati delle ville passeggiavano coppie di signore a braccetto; dalle casette lungo la strada uscivano suoni di bicchieri urtati e di voci allegre; incontravamo dei bimbi paffuti, delle belle ragazze e dei vecchi arzilli che ridevano. Quando tutt'a un tratto, vicino alla villa Vagnone, udimmo un canto graziosissimo di due voci di tenore, non educate, ma d'un metallo insolito da queste parti; e poco dopo vedemmo spuntare di fra gli alberi due soldati di cavalleria della Scuola, con le loro belle mostre color d'arancio.

      — Non son mica piemontesi quei due soldati, — disse il De Beaulieu.

      — Son romani, — risposi.

      — Da che li riconoscete? — mi domandò curiosamente.

      — Dalla pronunzia, dall'intonazione del canto, dalle parole stesse della canzone. E son romani di Roma, se non m'inganno.

      — Soldati volontari, forse?

      — Ma no; soldati di leva. Son più di dieci anni che abbiamo nell'esercito i soldati di Roma.

      Si soffermò, e si voltò a guardar quei soldati. La mia risposta aveva riportato d'un colpo la sua immaginazione dal Piemonte di Vittorio Amedeo all'Italia con Roma capitale, e dietro a quei due giovani egli vedeva confusamente, con una specie di stupore, gli archi gloriosi e i colonnati carichi di secoli della città immortale. E me lo disse. Quanta poesia spandevan su per il monte di Santa Brigida le voci armoniose di quei due ragazzi! Che favolosa mutazione s'era compiuta! Eppure, il sangue sparso dai soldati di Vittorio Amedeo su quella vetta aveva giovato anch'esso al compimento del miracolo che la presenza di quei due figliuoli di Roma significava. Certo, quei soldati del diciassettesimo secolo non avevan creduto di battersi per l'Italia; s'eran battuti per devozione al loro principe, per l'onore delle armi, per amore della propria provincia. Ma eran quelli i sentimenti e quelle le tradizioni da cui nasceva due secoli dopo, fecondata dalle nuove idee, l'audacia patriottica del Piemonte e la popolarità italiana di casa Savoia. La forza nazionale di Torino del 48 e del 59 derivava in gran parte dalla coscienza di quel passato. Santa Brigida era anch'essa un'avanguardia lontana di San Martino. Il sangue sparso al Pilone della Morta si univa per una sterminata striscia vermiglia al sangue versato a Porta Pia. Non mi si destavano quelli stessi pensieri all'udir la voce di Roma sul campo di battaglia di Amedeo?

      Sì, gli stessi pensieri mi si destavano. Ma pensavo pure, arrivando sul colle di San Maurizio e osservando lo sguardo quasi di gratitudine che girava il maggiore sui dintorni, pensavo alla efficacia grande e benefica del valore, che ingentilisce e innalza ogni cosa. Era la memoria d'un valoroso che, dopo due secoli, rendeva simpatico a me uno straniero, e faceva amare a lui una città sconosciuta, e metteva sulla bocca all'uno delle parole nobili e onorevoli per la patria dell'altro, e suscitava da questi sentimenti, in poche ore, un'amicizia gentile.

      La quale, dopo molti altri discorsi sull'assedio, fu poi suggellata a tavola con una vecchia bottiglia di Campiglione.

      — Al governatore De Beaulieu! — dissi, alzando il bicchiere.

      E il maggiore, balzando in piedi subito, con voce vibrata e cordiale:

      — Agli espugnatori di Santa Brigida!

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