Non resta che nascondersi. Блейк Пирс
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СКАЧАТЬ anche Luka poteva vedere. Difficile non notarle. Delle forme scure sulla neve. Macchie scure.

      La pistola di Jerome si abbassò lentamente mentre si avvicinavano, passando in mezzo agli alberi. Poi il giovane imprecò e il suo braccio si rilassò al fianco. “Oh mein Gott,” disse, mormorando una rapida preghiera prima di farsi il segno della croce.

      Luka passò oltre Jerome e si portò accanto a Sasha, sotto a un enorme abete. Spinse di lato un ramo con una mano e scrutò tra la boscaglia innevata, gli occhi fissi sulla scena.

      “I turisti?” chiese Sasha con voce bassa e tremante.

      “Chiama la centrale,” disse Luka con tono secco. “Ora.”

      Sentì Sasha al suo fianco che trafficava con il suo telefono satellitare, poi il rapido bip dei pulsanti in risposta. Ascoltò l’elicottero che ancora ronzava sopra di loro, come un avvoltoio che vola in cerchio sopra a una carcassa. Jerome cercò di avvicinarsi di più, ma Luka tese un braccio, spingendo il giovane indietro. “No,” disse rapidamente. “Non si può toccare la scena.”

      “Cosa… cosa pensi sia stato?” mormorò Jerome con gli occhi fissi.

      Luka riportò l’attenzione verso il punto illuminato, per quanto fosse difficile. Aveva già visto in passato vittime di attacchi da parte di animali, ma mai niente del genere. Gli attacchi di orsi non erano comuni nella regione, o almeno non lo erano da molto tempo. Recentemente però, negli ultimi anni, si erano verificati più avvistamenti di orsi grigi nelle Alpi.

      Ora le prove giacevano davanti ai suoi occhi.

      Due corpi, o almeno ciò che ne restava. Insanguinati, congelati, sparpagliati come gocce e spruzzi di un’opera impressionistica. Alcuni schizzi erano addirittura arrivati agli alberi. Pezzi di carne umana ornavano il terreno. Un piede mozzato era incastrato in un arboscello che era cresciuto curvo e rachitico per la mancanza di luce.

      I corpi erano devastati da solchi e tagli insanguinati. Un sacco di sangue. Troppo, tanto da suggerire che le vittime fossero rimaste in vita per buona parte di quella carneficina.

      Luka rimase fermo a fissare la scena, il braccio teso, la mano posata contro il corpo di Jerome mentre ascoltava Sasha. “Sì… sì, l’agente è ancora lì? Quello del BKA? No, Franz, non c’è tempo… adesso. Pensiamo… pensiamo di averli trovati.” Una pausa. Una voce metallica dall’altra parte. Sasha deglutì. “Morti,” disse. “Decisamente morti.”

      CAPITOLO DUE

      Un’altra vibrazione sulla sua scrivania. Adele abbassò lo sguardo e resistette all’impulso di ruotare gli occhi al cielo. Angus. Di nuovo. Erano tre giorni ormai che le mandava messaggi.

      Adele spinse il telefono di lato, nascondendolo sotto a una pila di carte raccolte in precario equilibrio su un portadocumenti di metallo. Era in ritardo. Aveva posticipato il lavoro cartaceo ormai per troppo tempo. L’agente Grant, sua sovrintendente a San Francisco, era una persona paziente, ma anche lei stava iniziando a stancarsi delle procrastinazioni di Adele.

      In effetti, il suo ultimo commento era stato qualcosa come: “Restatene in quello stramaledetto ufficio. Chiudi la porta a chiave e non uscire se non per portare quei moduli sulla mia scrivania. Capito? Cristo, Adele, ho quelli della burocrazia che mi stanno con il fiato sul collo.”

      Certo non le parole più confortanti da sentirsi riecheggiare nella testa mentre tentava di compilare quelle scartoffie scadute da tempo. Adele arricciò il naso e lanciò un’occhiata alla mug vuota. Il debole aroma di caffè ancora aleggiava nell’aria del piccolo ufficio. Era davvero poco più di una cabina armadio con la porta in vetro opaco. Privo di finestre, con una scrivania e una sedia come unico arredamento e una luce giallognola appesa sopra alla sua testa. Ma le era più che sufficiente.

      Adele sollevò un’altra cartella, la lasciò cadere davanti a sé e iniziò a sfogliare tra le pagine. Le si appannarono gli occhi, la mano che teneva la penna divenne floscia, posata sulla scrivania. Solo altri cinquanta documenti da compilare.

      Le gioie di lavorare come corrispondente tra diverse agenzie erano difficili da enfatizzare.

      Finalmente trovò la porzione di documento che le interessava e si mise a compilarlo.

      Un’altra vibrazione.

      “Dannazione!” gridò Adele, lanciando la penna contro la pila di carte che ora coprivano il suo cellulare.

      Afferrò il telefono, lo sollevò e lesse ‘4 Nuovi Messaggi’. Tutti da Angus. Il bell’informatico dai capelli ricci l’aveva mollata pochi mesi prima. E al tempo lei aveva addirittura pensato che fossero prossimi al fidanzamento ufficiale.

      Adele adocchiò la pila di cartelle, poi il telefono. Poi, mormorando sommessamente tra sé e sé, sbloccò lo schermo e diede una scorsa ai messaggi di Angus.

      Ehi, Adele, hai un sec?

      Un sec? Caratteristico. Grazioso. Dritto al dunque.

      Non so se hai ricevuto il mio ultimo messaggio. Possiamo parlare?

      Diede un’occhiata a quando i messaggi erano stati inviati. A sole due ore di distanza l’uno dall’altro. Era solo la sua immaginazione, o Angus era sul disperato? E poi cosa poteva volere da lei?

      Adele, senti… Mi spiace di come sono finite le cose. Ci sto pensando un sacco. Credi che potremmo chiarire le cose questa settimana?

      Adele inarcò le sopracciglia mentre faceva ritmicamente picchiettare la penna contro i denti. Interessante. Era… era possibile che Angus volesse rimettersi con lei?

      Lesse l’ultimo messaggio che diceva semplicemente:

      Per favore.

      Adele sospirò e infilò di nuovo il telefono sotto alla pila di carte nel portadocumenti di metallo. Non aveva senso starci a pensare adesso. Era sommersa dal lavoro. Ferire un poco i sentimenti di Angus non era niente confronto a quello che l’agente Grant avrebbe potuto fare a lei se avesse posticipato di un’altra giornata la compilazione di quei moduli. E poi Angus aveva fatto la sua parte, in quanto a ferirla, l’ultima volta che avevano interagito.

      Adele allargò le spalle e cercò di riportare l’attenzione sulle carte.

      Niente da fare.

      Si appoggiò allo schienale ed emise un sommesso sbuffo, soffiando verso il soffitto, come se il suo fiato potesse incapsulare la lampadina gialla e fondersi con la luce che emanava. Anche se lui le aveva fatto del male, a lei non interessava rendergli il favore. Era stato un bravo compagno, un compagno solido. Prevedibile? Forse un po’. Affidabile? Di sicuro. Anche onesto, seppure a volte troppo carino, troppo esitante.

      Sicuro. Ecco forse la parola più corretta per descriverlo. Adesso anche ricco, se quello che aveva sentito della sua ultima società informatica era vero.

      La sua mano sinistra avanzò ancora lentamente verso il telefono, ma Adele esitò, lasciandola sospesa a sfiorare con le dita la superfice liscia della carta. Tutte quelle carte avrebbero potuto essere in qualche modo evitabili – in buona parte – se il suo lavoro non le imponesse costantemente di passare così tanto tempo tra un aereo e l’altro per spostarsi tra le varie agenzie. Quando aveva accettato di lavorare con l’Interpol come corrispondente tra BKA, DGSI ed FBI, aveva pensato di sapere a cosa andava incontro. Ma adesso…

      Arricciò СКАЧАТЬ