Terre spettrali. Софи Лав
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Читать онлайн книгу Terre spettrali - Софи Лав страница 4

СКАЧАТЬ attesa che Chris arrivasse, Marie restò sul divano con il suo bicchiere di vino, e provò a non pensare ossessivamente all'unica cosa che le mancava del suo lavoro.

      I soldi, chiaro e semplice.

      In tutta onestà, non si poteva certo dire che Deandra la pagasse molto: poco più del minimo sindacale. Ma le mance spesso erano da capogiro. Certo, gli spilorci erano parecchi, ma in tanti amavano invece dilapidare il proprio denaro, come se volessero ricordare al resto del mondo quanto fossero superiori. Persino dopo la trattenuta del venti per cento su ogni mancia da parte di Deandra, a Marie restava un discreto gruzzolo di contanti da portare a casa ogni settimana.

      Ma ora tutto questo era sparito. Provò a non sentirsi spaventata a morte, ma minuto dopo minuto l'inquietudine pareva crescere.

      Andò in cucina e provò a imbastire una cena con ciò che aveva in dispensa, qualcosa che potesse preparare rapidamente. Chris aveva uno strano orario di lavoro e, di conseguenza, anche strani orari per i pasti, quindi Marie non sapeva mai se avesse fame. Decise di andare sul sicuro: mise a bollire dell'acqua per la pasta e versò del sugo in una padella. Tenne tutto sotto controllo mentre aspettava che arrivasse Chris, rimanendo accanto ai fornelli mentre scorreva il feed di Facebook. Una mescolata alla pasta, un sorso di vino, uno scroll su Facebook. Mescolata, sorso, scroll, ripeti.

      Stava prestando solo superficialmente attenzione agli aggiornamenti degli stati e ai meme che scorrevano sul suo telefono. La sua mente era ancora occupata da quanto era successo poco prima. Era contenta di essersi sbarazzata del lavoro: sapere che non avrebbe mai più rivisto Deandra era una vera soddisfazione. Un'altra cosa che non le sarebbe mancata era dover ascoltare i clienti che le spiegavano quanto lungo, al centimetro, doveva essere il pelo del loro cane. Inoltre, il futuro incerto e un po' preoccupante a cui stava andando incontro le permetteva di ripensare a quei sogni che aveva deciso di accantonare.

      Aveva desiderato possedere e gestire un bed-and-breakfast sin da quando aveva sette anni, quando aveva aperto nella sua cameretta il Big Bright Bed-and-Breakfast di Marie Fortune. Invitava i genitori e la sorella a soggiornare da lei, offrendo loro cibo giocattolo e finte tazze di tè, prima di proporre un'esaustiva visita guidata dei quattro angoli della stanza e dell'armadio. E quando i suoi "clienti" partivano, lasciava loro dei piccoli biglietti scritti a mano invitandoli a condividere i loro consigli e una recensione.

      Crescendo, però, si era resa conto di quanto tempo e denaro fossero necessari per esaudire un sogno del genere, e i suoi genitori l'avevano spinta a cercare qualcosa di più promettente. Avevano osservato che ci aveva sempre saputo fare con gli animali e le avevano suggerito di fare una scuola di veterinaria. Non che l'idea la facesse impazzire, ma comunque aveva pensato che potesse essere una strada che l'avrebbe resa felice.

      Aveva quindi iniziato l'università, ma persino allora il sogno iniziale del bed-and-breakfast le era rimasto nel cuore.

      Era passato del tempo, e la cosa che più si avvicinava alla realizzazione di quel sogno era stata seguire programmi TV in cui degli esperti ristrutturano case.

      Cosa mi è successo?

      Prima che si perdesse nei meandri di quei pensieri deprimenti, qualcuno bussò alla porta.

      Marie rispose subito e appena Chris varcò la porta lo abbracciò. Si baciarono languidamente per un bel po'. Quando lei staccò le labbra, Chris la guardò con un'espressione alquanto sorpresa.

      “E buonasera anche a te,” disse.

      “Scusa. È solo che… oh cavoli, ho avuto una giornataccia.”

      “Non scusarti mai per essermi saltata addosso appena entrato,” commentò lui. “Anzi, se vuoi continuare…”

      Fece un cenno oltre il soggiorno e la cucina, verso la camera da letto. Era difficile dirgli di no. Quel giorno era incredibilmente attraente. Marie pensò che dovesse aver avuto un appuntamento con un investitore, perché i capelli non erano il solito disastro e indossava anche una camicia e dei pantaloni eleganti color cachi, anziché i suoi soliti jeans laceri e la maglietta a maniche lunghe.

      “Non c'è tempo,” rispose lei. “Ho preparato una cena davvero sofisticata.”

      Chris sbirciò in cucina e vide che erano pronti gli spaghetti. “Nessuno dovrebbe mai rifiutare gli spaghetti,” commentò. La baciò sulla fronte e aggiunse: “Proprio una brutta giornata, vero?”

      All'improvviso, non sapeva più se dovesse raccontargli cosa aveva fatto. Cosa avrebbe pensato? Era stata avventata? Forse un po' immatura?

      “Piuttosto pesante, già.”

      “Uhm. Già, che rottura.”

      Non era una reazione profonda o particolarmente significativa per un uomo di trentasei anni, ma Chris sembrava eternamente stanco. Non dormiva quasi mai e le sporadiche volte in cui aveva passato la notte da Marie, le uniche cose che aveva scoperto di lui erano che russava incredibilmente forte e che al mattino, quando finiva di mangiare i cereali, abbandonava la ciotola con ancora il latte dentro sul lavandino, come una specie di barbaro.

      “Davvero una rottura, sì,” concordò lei.

      “Mangiamo e mi racconti tutto?”

      “Certo.”

      Riempirono i piatti e mangiarono al tavolino nell'angolo pranzo tra il soggiorno e la cucina.

      “Prima che ti racconti le mie personali pene dell'inferno, dimmi un po', com'è stata la tua giornata?” chiese Marie.

      “Tutto a posto,” rispose Chris. “Sono tre settimane che lavoro da casa, davvero niente male.”

      Ancora una volta, non era esattamente il tipo di linguaggio che ci si sarebbe aspettati da un uomo della sua età. Concepire e programmare giochi per cellulare in cui la gente doveva far saltare in aria auto o dare la caccia a monete d'oro fino allo sfinimento lo aveva probabilmente fatto regredire in ogni aspetto della sua vita.

      “Su che gioco stai lavorando in questo periodo?” gli domandò Marie.

      Come al solito, spiegò cosa stava facendo scendendo nei minimi dettagli. Adorava il suo lavoro; la passione con cui ne parlava era una delle cose che Marie amava di lui. Quando finì, le chiese della sua giornata. Ma sembrava quasi aver messo il pilota automatico.

      “Oggi per me è stata una giornata strana,” cominciò a raccontare. “Dal nulla, mi sono messa a pensare a quando ero bambina, e a tutte le cose che volevo, sai? Ti ho mai parlato del Big Bright Bed-and-Breakfast di Marie? Era il mio sogno.”

      “Pensavo volessi fare la veterinaria.”

      “Quello era il sogno da adulta. Il sogno verso cui mi hanno spinta i miei genitori, in qualche modo. Il mio grande desiderio da bambina era questa cosa del bed-and-breakfast… Oh, Dio, Chris… Mi sono licenziata, oggi.”

      Era fatta. Gettata lì, senza giri di parole, quasi dal nulla.

      “Sul serio?”

      “Già.” Si aspettava una ramanzina di qualche tipo, sul fatto che aveva quarant'anni ed era senza lavoro.

      “Bene così,” commentò lui. “Quel posto fa schifo.”

      Certo, a volte avrebbe voluto che non parlasse sempre come un ragazzino. Intuendo che non avrebbe aggiunto altro, continuò. “Lo so che dovrei essere spaventata. E lo sono… solo, non così tanto.”

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