Название: La Fine Del Cammino
Автор: Tricia Ross
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современные любовные романы
isbn: 9788835413059
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A malincuore prendo l'ascensore fino al piano dove si trovano i laboratori. Odio anche gli ascensori, ma almeno quelli dell'ospedale sono belli ampi.
Prima di entrare nella segreteria del laboratorio lancio un’occhiata in giro. Non vedo il responsabile da nessuna parte e tiro un sospiro di sollievo, però ho bisogno che qualcuno mi consegni le analisi e quindi aspetto qualche minuto finché, purtroppo, appare Roberto.
Un ampio sorriso illumina il suo brutto viso. Ha i denti giallastri e il suo naso è troppo grande per risultare equilibrato con tutto il resto. È alto, ma è anche grosso e sembra stia pure ingrassando.
"Buongiorno, cosa posso fare per te oggi, dolcezza?" mi chiede.
"Ho bisogno dei risultati delle analisi di Navas."
"Sì, subito."
Lentamente si mette il camice bianco che pende da un attaccapanni e inizia a cercare le analisi che gli ho chiesto. Speravo che lo facesse rapidamente e in silenzio, ma oggi sono sfortunata.
"Hai sentito del matrimonio tra il dottor Sierra e Sara? - mi chiede, mentre fruga tra le carte. – Ci divertiremo un sacco e possiamo anche portarci un partner. Non so quanta gente ci sarà, se oltre ai colleghi ognuno si presenterà accompagnato. Tu hai qualcuno con cui andare? "
"Non saprei…" rispondo, pregando che non mi faccia la domanda che so che mi sta per fare.
"Se non hai un accompagnatore, potremmo andare insieme."
"Beh…"
Non so cosa rispondere, come faccio a rifiutare senza offenderlo? Non voglio essere scortese, ma la verità è che preferirei andare da sola, o anche non andare affatto, ma di certo non presentarmi con lui. Vorrei non dover rispondere, ma è evidente che lui si aspetta che dica qualcosa, quindi tiro fuori la prima cosa che mi viene in mente."
"Mi dispiace, ma c’è qualcuno che mi accompagna."
"Oh, okay - risponde un po’ deluso, anche se non smette di sorridermi con i suoi denti gialli. – Comunque, se cambiassi idea…"
"Certo. "
Alla fine mi porge le analisi e io mi precipito fuori. Finalmente in ascensore, tiro un sospiro di sollievo. Pericolo scampato! L’ascensore si ferma al reparto di ginecologia e ostetricia e io sto per dirigermi verso l'ufficio del dottor Navas, quando qualcosa mi fa quasi inciampare.
Mi scontro con un ragazzo, alto e robusto, e le cartelle con i fogli mi cadono di mano e si sparpagliano sul pavimento. Prima ancora di vedere in chi mi sono imbattuta mi chino per raccoglierli, perché sarebbe un disastro se ne perdessi anche solo uno.
Poi delle mani grandi si uniscono alle mie nella ricerca e non posso fare a meno di alzare lo sguardo, proprio mentre dei meravigliosi occhi azzurri incrociano i miei. Di fronte a me c'è un ragazzo, indubbiamente bello, con un viso che sembra scolpito da un artista greco e un sorriso che mi lascia senza fiato.
"Mi dispiace molto, non ho guardato dove mettevo i piedi." dice.
"No ... io ... uh ..."
Quando devo scambiare qualche parola con degli estranei offro proprio uno spettacolo pietoso, e se si tratta di uomini piacenti…beh, è ancora peggio. Decido di rimanere zitta e in silenzio raccogliamo tutti i fogli. Faccio per andarmene con un sorriso, quando quello mi trattiene.
"Sono davvero spiacente." ripete.
"Non fa niente." mormoro, senza guardarlo in faccia.
"Mi chiamo Alejandro." si presenta, e mi tende una mano in segno di saluto.
Non posso fare altro che stringerla, anche se sono scossa da tremiti di nervosismo così forti che è impossibile che questo Alejandro non se ne sia accorto. Che figura!
"Come ti chiami? "
"Vera. "
"Vera l'infermiera. "
Involontariamente scoppia in una risatina bonaria. La sua battuta mi conquista e, prima che possa trattenermi, alzo lo sguardo e incrocio di nuovo i suoi occhi azzurri.
"È un piacere fare la tua conoscenza, ma tanto ormai ci vedremo spesso. Sono interno del primo anno, quindi passerò la maggior parte del mio tempo in questo ospedale. " mi dice.
"Sì, anch’ io... anch’io passo molto tempo, qui."
"Allora a presto, Vera l'infermiera."
Alejandro mi lascia, ma non prima di avermi rivolto un altro smagliante sorriso, ed io sconvolta mi avvio verso l’ufficio del dottore, cercando di ricordare come si fa a respirare normalmente.
Dopo aver lasciato le carte nell'ufficio di Navas, mi rifugio in bagno. È ancora troppo presto per fare il giro delle stanze dei pazienti, quindi forse potrei leggere qualche altra pagina del mio libro. Tuttavia, le mie colleghe sono ancora lì a ridacchiare come galline di abiti da sposa, fiori e banchetti. Resto fuori della porta delle infermiere, senza decidermi ad entrare, quando sento pronunciare il mio nome tra le chiacchiere.
"Oh, è un po’ strana, secondo me non è una buona idea invitarla alla festa di addio al nubilato. – stava dicendo Sara – Non vorrei che mi rovinasse la festa! "
"Dai, invitala, magari ci farà fare qualche risata!"
"Pensate che verrà accompagnata da qualcuno, al matrimonio? " chiede Laura, senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
"Non credo ... Sta sempre rintanata in ospedale, dubito che abbia degli amici e sicuramente non ha uno straccio di fidanzato! "
"È una tale bamboccia, poverina."
"Sai come si dice: se continui a tenere la testa sui romanzi, ti ritroverai a vestire i santi!" ridacchia Sara.
Mi sento rodere da un incredibile senso di umiliazione mescolato ad una rabbia gigantesca: come osavano parlare così di me?
Senza riflettere, piombo nella stanza e le fisso tutte a testa alta, anche se in realtà non mi sento così coraggiosa da affrontarle. Loro si girano all’unisono verso di me, si sentono scoperte e smettono subito di ridacchiare. Leggo sui loro volti la vergogna per essere state colte in fallo.
"Vera ... Noi ..." prova a giustificarsi Laura.
"No, non preoccuparti – la interrompo – Comunque vi sbagliate. Non solo verrò con qualcuno, al matrimonio, ma se mi volete sarò felice di partecipare anche alla festa di addio al nubilato! "
Loro restano sorprese dalle mie parole e fanno per rispondere quando si accende la luce rossa di chiamata da una delle stanze. Si alzano tutte insieme ed escono a vedere cosa vuole il paziente. Salvate dalla campanella.
Non so come ho potuto mentire con tanta sfacciataggine, СКАЧАТЬ