Название: Non Sono Come Tu Mi Vuoi
Автор: Victory Storm
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современные любовные романы
isbn: 9788835412571
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«Stefan, lasciati andare una volta tanto, no?», sbottai snervata dalla sua mania di riportare sempre la situazione sotto controllo.
«Se dovessero beccarci, io…», cercò di convincermi, ma io lo zittii con un bacio lunghissimo.
Stefan continuò a rimanere teso, così gli infilai la lingua in bocca e lasciai le dita scorrere tra i suoi bellissimi capelli biondo cenere scuro, che si abbinavano armoniosamente ai suoi occhi color nocciola con riflessi dorati e verdi.
Anche se Stefan non era l’uomo perfetto, per me era fantastico così com’era, con la sua statura da giocatore di basket, il suo corpo scolpito ma sempre asciutto e magro, il suo viso meraviglioso, sempre sbarbato e curato, i suoi modi un po’ nervosi e insicuri ma anche protettivi e affettuosi, il suo senso del dovere, i suoi complessi per via dell’altezza e della magrezza. Infine, trovavo divertente ed eccitante il fatto che io avessi avuto più esperienze sessuali di lui, anche se avevo solo diciannove anni e lui ventidue.
Ero innamorata di lui.
Quello era il mio primo San Valentino con un ragazzo e avevo voluto fare qualcosa sopra le righe, ma soprattutto avevo deciso che quella sera gli avrei confessato di amarlo.
«Non mi hai detto se ti piaccio», gli chiesi quando finalmente lo sentii più sciolto.
«Certo che mi piaci, Eliza», soffiò disperato Stefan, baciandomi con ardore e stringendomi a sé.
Lo adoravo quando usava quel tono quasi lamentoso e sofferente che mi faceva sempre capire di averla avuta vinta.
«È a me che non piace questo spettacolo a luci rosse!», tuonò una voce alle nostre spalle, facendoci urlare dalla paura.
Mi voltai. A un paio di metri da noi c’era un uomo con i capelli brizzolati e la bocca incurvata in una smorfia di disgusto che ci fissava.
«Signor Chapman, io…», balbettò Stefan impallidendo visibilmente, mentre io correvo a coprirmi con il cappotto.
«Signor Stefan Clarke, le consiglio vivamente di tacere, prendere quella ragazzina priva di pudore e uscire subito di qua. Ah, non dimentichi di portarsi via anche tutti i suoi effetti personali, perché da domani non le sarà più permesso mettere piede qui dentro», gli ordinò il suo capo prima di uscire dalla stanza sbattendo la porta.
«Io non volevo farti licenziare», cercai di dire spezzando quel silenzio tombale che riempiva la stanza.
«Invece lo sapevi. Ti avevo avvertita, ma tu sei sempre la solita testa calda pronta a fare qualche follia, vero? Solo adesso mi rendo conto che dopotutto sei solo una liceale, un’adolescente, una ragazzina incapace di rapportarsi con il mondo degli adulti», mi rispose con voce grave Stefan, iniziando a radunare le sue cose dentro un sacchetto.
«Io ti chiedo scusa… davvero.» Mi sentivo terribilmente in colpa.
«Vattene, Eliza. Ho bisogno di restare solo.»
«Ok, ma poi mi chiami, vero?»
«Non lo so», sospirò amareggiato, senza neanche degnarmi di uno sguardo.
«Io… io ti amo», provai a confessare, ma Stefan non fece nemmeno il gesto di avermi sentita.
Con il cuore a pezzi e l’umiliazione scottante di essere stata colta in flagrante dal signor Chapman, me ne andai.
Ero solo una ragazza, ma sapevo riconoscere quando una storia finiva e io ero appena arrivata al capolinea con l’unico uomo a cui avevo detto il fatidico Ti amo .
Dentro di me, giurai che se avessi perso per sempre Stefan, sarei cambiata e sarei diventata un’adulta seria e con la testa sulle spalle.
1
Sette anni dopo
«Che depressione», sospirò affranta Breanna guardando lo showroom semideserto.
«Luigi mi ha detto che, se continua così, dovrà chiudere e se ne ritornerà in Italia. Le vendite sono in calo, i clienti sempre meno e ci sono troppe spese», aggiunse Lexie preoccupata. «Non posso perdere questo lavoro. Ho un figlio da mantenere ed un ex marito che mi paga gli alimenti con il contagocce.»
«Anch’io. Vivo da sola e non posso pensare di tornare a casa dei miei», mormorai angosciata all’idea di rimanere senza stipendio e finire sotto le mire asfissianti di mia madre, che non accettava ancora che fossi vegana o di mio padre che non mi aveva ancora perdonato di aver lasciato gli studi universitari e aver preferito l’indipendenza grazie a quel lavoro come venditrice in un negozio di arredamento.
Avevo ventisei anni e non era quella la vita che avevo sognato. Da ragazza vedevo le venticinquenni come donne realizzate professionalmente, felicemente sposate, magari alle prese con la prima gravidanza.
Avevo immaginato una vita piena e meravigliosa, non di ritrovarmi a un passo dalla disoccupazione, ad abitare da sola in un monolocale con due randagi che mi usavano solo come albergatore gratuito che dava vitto e alloggio in base alle loro esigenze o al clima.
Nemmeno la mia vita sentimentale riusciva a darmi sollievo, dato che non ero in grado di portare avanti una relazione senza commettere errori o fare danni.
E le mie amiche… Hope lavorava tutto il giorno e viveva ancora con sua zia, mentre Arianna si era sposata e aveva sempre meno tempo per me.
Sbuffai amareggiata.
«Non vi preoccupate! Ci penso io a tenere in piedi la baracca!», esclamò alle nostre spalle Laetitia. «Ho appena concluso una trattativa per arredare un intero cottage vittoriano con vista mare a West Hill», ci informò riabbottonandosi con cura la camicetta che lasciava in bella vista svariati centimetri quadrati di pancia piatta, super abbronzata e un décolleté mozzafiato.
«Fammi indovinare: il tuo cliente era un uomo single!», ipotizzò Breanna, che ormai conosceva, come tutte noi, i metodi di abbordaggio della collega che usava sempre il proprio corpo per concludere contratti.
In quel momento ero sicura che Breanna si stesse chiedendo se avesse avuto più successo sull’uomo la pancia piatta di Laetitia o la sua quarta di reggiseno, dato che lei si lamentava spesso del suo fisico a pera con spalle strette, seno microscopico, ma fianchi e cosce in abbondanza.
Ancora si chiedeva cosa ci trovasse di bello in lei il marito, con cui era sposata da undici anni.
«Separato, con due figli. Ha una villa a Rye e un attico a Londra, ma ha da poco comprato casa qui per i weekend. È un direttore di banca e stasera andiamo a prendere un aperitivo. Non vi dispiace, vero, se esco mezz’ora prima? Mi coprite voi con Luigi.»
«Non ce ne sarà bisogno. Lo sai che a te perdona tutto», sibilò Lexie irritata dai favoritismi del capo verso la sua prediletta, che riusciva sempre a concludere le vendite migliori del mese.
La odiavamo tutti e lei non faceva nulla per nascondere la sua superbia.
«Lo so», ridacchiò soddisfatta Laetitia.
«Anch’io esco un po’ prima», СКАЧАТЬ