Название: Mare Di Amarezze
Автор: Charley Brindley
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современная зарубежная литература
isbn: 9788835410447
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I due confabularono per un minuto. Poi lui le porse dei soldi e lei lo prese per mano e lo guidò verso una delle tante porte di un palazzo decrepito, che si apriva su un minuscolo tugurio.
Voltai lo sguardo. Non volevo vedere. Tutto ciò mi dava un gran fastidio. Eppure, sapevo quello che avrei visto.
E quindi, che cosa ci sono venuto a fare?
Passeggiai per tre isolati, poi girai i tacchi e tornai indietro. Entrai nel bar dove il sabato precedente avevo preso il the con Siskit e accesi l’iPad.
Quando iniziai a scrivere, rimasi sorpreso dal flusso di emozioni che si riversava fuori di me.
A volte, quando mi metto a scrivere, l’unica cosa che faccio è digitare. La maggior parte di ciò che viene fuori viene cestinata il giorno stesso, quando magari decido di modificare una trama, ma altre volte vado in una specie di trance e ciò che digito si trasforma in una storia. Un processo che può durare minuti o anche ore. Quando mi succede è come se entrassi in un tunnel che si apre misteriosamente davanti a me, e che io percorro senza sapere dove mi condurrà. E’ un’esperienza che mi piace molto, perché è come un viaggio che si apre a panorami insoliti.
La cameriera mi chiese se volevo qualcos’altro. Io ordinai qualcosa da mangiare, giusto per essere lasciato in pace.
In genere, questi viaggi dell’immaginazione vengono scatenati da qualcosa che mi ha turbato, e sono molto rari. Quando mi trovo in quel tunnel devo percorrerlo fino in fondo, anche se il cammino dovesse durare a lungo, perché so che dovrò aspettare molto prima che un’esperienza del genere si ripresenti. Potrebbero passare giorni, o addirittura settimane. Il tempo che intercorre tra un’esperienza e l’altra, lo passo a modificare ciò che ho scritto.
Persi completamente cognizione della realtà mentre scrivevo, fin quando una voce non mi parlò in Inglese. Era Prija.
“Che stai facendo?” mi chiese.
“Scrivo.” risposi, senza alzare lo sguardo dall’iPad.
“E che stai scrivendo?” chiese ancora. E, senza che la invitassi, si sedette al mio tavolo e prese con le dita un pezzo di maiale al forno.
“Perché non ti siedi e assaggi la mia cena?” le dissi, caustico.
“La tua cena è fredda.” rispose, senza minimamente scomporsi.
“Mi piace così. – dissi, freddamente. In realtà me n’ero completamente dimenticato. – Che cavolo ci fai qui?” Alzai gli occhi e scorsi i venditori ambulanti che stavano approntando le loro bancarelle.
“Vengo qui tutti i giorni, all’alba.”
“Sì, all’alba.” Si appoggiò coi gomiti sul tavolo e mi guardò fisso negli occhi. “Sei anche rincoglionito, oltre che vecchio?”
“Forse sì.”
“Che stai scrivendo?” Alligò il collo per dare un’occhiata al mio iPad.
“Niente che tu sia in grado di capire.” Girai il cellulare verso di lei.
Lesse la prima pagina, poi la girò e lesse la seconda.
“Queste frasi non hanno senso.” Esclamò, girando di nuovo il cellulare verso di me.
“Beh, finché leggerai le frasi al contrario continueranno a non averne. Magari leggere è difficile, per il tuo cervellino di pisello.”
“Cervellino di pisello? Intendi il legume o quel coso da cui esce la pipì?” Fece un sorso dal mio bicchiere.
“Nel tuo caso, la pipì.”
“Anche il tuo the è caldo come la pipì.” Alzò il bicchiere verso la cameriera.
“Immagino che tu sappia molte cose sulla temperatura della pipì.”
“Io so molto di tutto.” disse.
“Nel frattempo ti siedi al mio tavolo senza invito, mangi la mia cena, bevi il mio the, denigri i miei scritti e ora ti aspetti pure che paghi io.”
“Perché no? Hai soldi da strafottere. Perché cavolo mi segui?”
La cameriera ci portò del the freddo.
“In realtà aspettavo Siskit per fare una bella conversazione piacevole, e invece mi sei capitata tu.”
“Sei fortunato. In genere gli uomini mi pagano per questo.”
“Ti pagano per farsi insultare?”
“La maggior parte degli uomini merita di farsi insultare.”
“La maggior parte degli uomini è idiota.” dissi io.
“Tutti gli uomini sono dei perfetti idioti.” Sorseggiò il suo the. “Solo alcuni lo sono solo per metà.”
“Lo prendo come un complimento”
“Non lo era.”
Mi alzai. “Devo andare prima di mettermi a vomitare.”
“Sì, anch’io, prima di annoiarmi a morte.”
Lasciai dei soldi sul tavolo e infilai in tasca il mio iPad. “Ci vediamo.” dissi.
“Speriamo di no.” rispose.
Nella mia camera d’albergo mi feci portare un caffè, poi me ne dimenticai completamente.
A mezzogiorno lavoravo ancora sul mio PC.
A metà pomeriggio mi fermai e diedi un’occhiata a ciò che avevo scritto.
Wow, 115 pagine!
Di colpo provai fame e sonno.Indeciso sul da farsi, mi preparai una tazza di caffè solubile.
Giovedì notte. Mi sedetti al solito tavolo, a guardare Prija che lavorava. Provai a scrivere qualcosa sull’iPad, ma non ne venne fuori niente. Lei invece sembrava molto indaffarata.
Il mio cellulare trillò al suono di Johnny B. Goode.
“Ehi, numero Tre!” risposi. Ascoltai la voce al telefono. “ Sì, ero già sveglio. Che ore sono lì a L.A.?”
Dopo un attimo la voce rispose: “Circa l’una e mezza di notte.”
Non avevo molta voglia di parlare con lui, ma avevamo dei problemi da risolvere.
“Beh, comunque non riuscivo a dormire.” dissi.
“Ho fatto di nuovo i conti.”
“A che scopo?”
“Ho pensato che potremmo acquistare noi il materiale per il progetto e poi rivenderlo quando avremo finito.. Ho calcolato che comprarlo ci costerebbe di meno che noleggiarlo.”
“Perché parli al plurale?”
“Intendevo noi, tu ed io.”
“Ma СКАЧАТЬ